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  • Pubblicata il: 03/03/2015 10:36:55

Tutto esaurito per ‘La trattativa’ della Guzzanti: “Serve un limite alla corruzione, non alla satira”

Il film in proiezione al Cicolella

Ha una storia travagliata, “La Trattativa” di Sabina Guzzanti, e non solo per la trama tessuta filo dopo filo con grande difficoltà, ma soprattutto per gli ostacoli nella realizzazione e nella diffusione. Il film esce nelle sale il 2 ottobre del 2014 e arriva a Foggia, presso il cinema Cicolella (fino a domani 4 marzo, unica proiezione alle 20), grazie al lavoro di tre ragazzi foggiani: Mario Furore, Cristina Delli Carri e Mario Troisi. E ‘La trattativa’ è stata accolta con grande entusiasmo dalla città di Foggia: tutto esaurito per la prima proiezione, alla fine della quale si è tenuto un dibattito con la Guzzanti.

LA STORIA. Il film racconta le vicende sulla presunta trattativa stato mafia, negli anni a cavallo tra la fine della Democrazia Cristiana e l’avvento della Seconda Repubblica. Vicende irrisolte, versioni contraddittorie e processi annosi, raccontati attraverso ricostruzioni e testimonianze di collaboratori di giustizia e istituzioni. Un quadro che definisce come la trattativa si sia resa necessaria quale via più breve per porre fine al periodo delle stragi, nel momento in cui la DC non ha saputo più proteggere gli interessi della mafia, con l’avvento di Falcone e Borsellino. Un lavoro che analizza le controverse vicende della lotta alla criminalità evidenziando mancanze volontarie e non, delle forze dell’ordine e mostra la cattura di Salvatore Riina quale accordo tra mafia e Stato per salvaguardare il potere della prima e non compromettere i rapporti tra le due.

LA POLITICA. Numerose testimonianze, inserite all’interno del film, raccontano come questa fase sia stata particolarmente delicata per le cosche mafiose che, con la minaccia di far saltare all’aria un intero Paese, hanno dovuto cercare nuovi esponenti politici cui far riferimento. Ne consegue la creazione di alcuni partiti politici ispirati alla scissione dell’Italia in tre macroregioni (che puntavano all’indipendenza del Sud in modo da poterla governare), accantonati subito dopo la nascita di Forza Italia. Un rapporto, quello con Forza Italia e il suo Presidente Silvio Berlusconi, stabilito (secondo le vicende raccontate nel film) grazie alla collaborazione di Marcello Dell’Utri, ponte di contatto tra cosche e politica italiana. “Ma la trattativa non riguarda solo il centrodestra – ha sottolineato la Guzzanti -: il Pd attualmente è un partito corrotto quanto tutti gli altri. E nemmeno si può dire che chi ha votato Forza Italia, sia necessariamente un mafioso. Però dovrebbe chiedere scusa all’intera collettività! (ride)”

UN FILM PER IMPARARE. “È stato difficile far passare questo film, lo è tuttora. Ma con Foggia festeggio la 473esima proiezione”, ha commentato Sabina Guzzanti che si è resa disponibile al colloquio con gli spettatori, ma con una precisazione: “Molti mi hanno chiesto, soprattutto dopo le prime proiezioni, dove fosse la speranza in questo film. Vi prego, non chiedetemelo!” Un film basato sulla tecnica di recitazione brechtiana, come la stessa regista lo definisce, che cerca di stabilire un rapporto col pubblico in modo da tenere alta la concentrazione per tutta la durata del film. “Ho cercato di fare in modo che il pubblico non si immedesimi con nessuno dei personaggi, perché ho bisogno che da questo film si impari qualcosa – ha affermato la Guzzanti –. È stato un duro lavoro, ma ho cercato il più possibile di tenere solo le cose che erano riconducibili a fatti, fonti certe e testimonianze.”

LA SATIRA NON HA LIMITE. E a chi chiede, decontestualizzando il tema del film e ponendo l’accento sulla strage avvenuta nella redazione del giornale ‘Charlie Hebdo’, se secondo lei ci sia un limite alla satira, risponde che in democrazia non c’è il diritto di non venire offesi: “La presa per culo di tutte le religioni è un bene, perché significa ‘stattene al posto tuo che siamo tutti uguali’. Io sono spirituale, credo nelle cose alte ma pensare che ci siano persone più importanti delle altre perché chiamate da Dio, mi pare un’assurdità. Ci deve essere un limite alla corruzione, alla sfrontatezza di questa classe politica, non alla satira”.

Bianca Bruno

di Redazione