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  • Pubblicata il: 18/11/2016 18:38:31

Unifg, Saviano si racconta: "'La paranza dei bambini', il mio sguardo sul mondo attraverso Napoli"

Auditorium stracolmo: con l'autore anche i magistrati De Falco e Woodcock

Roberto Saviano, lo scrittore di "Gomorra" cui la camorra ha promesso eterna vendetta, rinnova il suo impegno civile sul tema attraverso il suo ultimo libro “La paranza dei bambini” edito per Feltrinelli: e lo fa passando anche dall’Università di Foggia, tappa speciale perché unica a carattere accademico all’interno di questo nuovo tour letterario.

AUDITORUM STRACOLMO. Ieri pomeriggio, nell’aula magna “Valeria Spada” di Economia, occupata in ogni ordine di posto, blindata dal pubblico (studenti, stampa, liberi cittadini o ammiratori quando non semplici curiosi) più che dalle forze dell’ordine, l’emozione di Roberto Saviano, cui durante l’incontro è stato consegnato il sigillo dell’Unifg e un attestato accademico di Credito Formativo Antimafia, è stata visibile “nel raccontare prima di tutto se stesso e il suo sguardo interiore sul mondo attraverso il suo ultimo romanzo”, come ha sottolineato il professor Cristoforo Pomara, coordinatore del Festival della Ricerca e dell’Innovazione che ha ospitato lo scrittore napoletano.
“E’ emozionante poter parlare dei problemi che attanagliano il meridione d’Italia in un luogo di riscatto culturale e sociale quale è l’Università di Foggia, una delle università del Sud in cui rilanciare uno sviluppo etico attraverso le nuove generazioni”, ha aperto così il suo intervento Roberto Saviano.

L'IMPEGNO DELL'UNIFG. Introdotto dal rettore dell’Unifg, Maurizio Ricci, che ha sottolineato l’impegno dell’Ateneo di Capitanata attraverso le importanti iniziative sul tema della legalità promosse nel corso del tempo (come i corsi e i laboratori di Giurisprudenza aperti alla cittadinanza; la laurea honoris causa conferita a don Luigi Ciotti di Libera; lo stesso Festival della Ricerca e dell’innovazione che ha ospitato i magistrati in prima linea nella lotta alle mafie), Saviano tra citazioni letterarie e cinematografiche di spessore, ha parlato del ruolo della letteratura sul cambiamento del reale, di come un romanzo, pur finzione letteraria, possa produrre, a partire dagli spunti di riflessione di chi scrive e di chi legge, profonde trasformazioni sull’esistente.

SAVIANO E IL SUO SGUARDO SUL MONDO, TRA CRONACA E FINZIONE LETTERARIA. “Atti, la scrittura e la lettura, sospesi in uno spazio-tempo dilatato di riflessione, d’analisi, di creatività, profondamente sovversivi in quest’epoca caratterizzata dal cannibalismo intellettuale della tv, della pubblicità, dei social network, di whatsapp”.
“'La paranza dei bambini’ – ha sottolineato Saviano - a differenza di 'Gomorra' è un romanzo vero e proprio, racconta dell’ascesa del sogno criminale di dieci ragazzini che gravitano attorno al mondo della camorra, ma non per questo il racconto è meno vero dei fatti di cronaca. Così come nel grandissimo film ‘Le mani sulla città' di Francesco Rosi anche ne 'La paranza dei bambini' la didascalia da attribuire all’opera è la medesima: ‘I personaggi e i fatti narrati sono immaginari, autentica invece è la realtà sociale e ambientale che li ha prodotti’”.
“La paranza dei bambini” per Roberto Saviano “è un racconto del mondo attraverso Napoli, della società in cui viviamo, del modo in cui questa ci ha trasformati”.

IL VALORE DELLA SCRITTURA. “La scrittura per me – ha continuato l’autore - è un mezzo per invadere il lettore e costringerlo ad un esame di coscienza: questo processo lo porto avanti raccontando di personaggi cattivi affinché penetrino il lettore e lo costringano ad analizzare quanto di quel marcio può ritrovare in se stesso. Attraverso questi personaggi possiamo vedere la nostra vita: questi ragazzini, i paranzini napoletani, ambiscono al potere attraverso i soldi ‘facili’, ambiscono ad essere fighi, ad essere rispettati, costi quel che costi, disprezzando il rispetto delle regole: non è forse il messaggio che quotidianamente ci arriva da certo tipo di media, dai modelli borghesi del consumo di massa?” – ha interrogato il pubblico foggiano, suggerendo in seguito che “non si può semplicemente rispondere ‘io non sono così’ perché viviamo in una società dove subiamo, quando non ne siamo parte in causa, queste dinamiche quotidianamente”.

LA MAFIA, MODELLO SOCIALE DIFFUSO. “La mafia – ha ricordato Saviano - è uno sfondo sociale che si può riprodurre in qualsiasi contesto, dal nucleo familiare, ai social network dove sembra che tutti stiano meglio di te, un contesto che porta a dividere il mondo 'in fottuti e fottitori', come direbbero i protagonisti de ‘La paranza dei bambini’: ne deriva la voglia di riscatto attraverso le strade più 'facili' e diseducative. Si tratta di storie che riguardano il nostro modo di esistere: un modo di essere superficiale, che sputa odio gratuito, frutto di un’assenza di impegno, di cultura, di fatica, di riflessione”.
Per Roberto Saviano tra un giovane kamikaze reclutato dal terrorismo islamico e un paranzino napoletano il passo è più breve di quanto sembri: entrambi consumano la vita, una vita usa e getta, dove la perdita del senso viene colmata da assurdi fini salvifici a sfondo religioso o dal riscatto sociale attraverso i soldi "facili".

L'INTERVENTO DI DE FALCO. Insieme a Saviano, per l’occasione creata dal festival dell’Unifg, anche due noti magistrati della Procura della Repubblica di Napoli, Francesco De Falco e Henry John Woodcock, invitati dallo stesso Saviano, i quali, nei loro interventi, si sono riagganciati alle parole dell’autore in questo modo: “Bisognerebbe trovare il modo di eliminare i cattivi modelli educativi di questi ragazzi – ha spiegato De Falco -, modelli educativi che hanno in casa o sotto casa. Ammazzano gli immigrati solo per provare l’arma, a 14 anni sanno usare le armi peggiori come noi sappiamo usare le posate a tavola. Racconto sempre la storia di un ragazzo giovanissimo, bello, molto intelligente, padre di famiglia e affiliato ai clan: dalle intercettazioni si capiva che era una mente raffinata e saggia, capace sempre di frenare gli istinti più bestiali dei suoi sodali, forse per una questione morale, sicuramente per motivazioni strategiche. Ebbene, qualche tempo prima dell’udienza finale lo guardai negli occhi, ero arrabbiato, gli dissi che avrei chiesto una condanna pesante per lui, 20 anni di reclusione, nonostante la sua giovane età, nonostante non avesse compiuto omicidi. Al pronunciamento della sentenza il ragazzo scoppiò in lacrime, da quelle lacrime vorrei che ripartissimo tutti”.

L'INTERVENTO DI WOODCOCK. Per Woodcock “questi sono gli stessi giovani che dopo un omicidio mandano il messaggio alla ragazza: ‘amo’ ti ho comprato il cornetto, amò ti ho comprato quell’orologio che ti piace tanto’” – ha sottolineato il magistrato. “Sono innamorato della mia città - ha continuato Woodcock – ma non credo sia giusto stigmatizzare certe realtà cinematografiche (il riferimento è al film e alla serie tv "Gomorra", ndr) che mettono in risalto i suoi drammi. Se dovessimo stigmatizzare questi lavori dovremmo rifiutare tanti quadri di Van Gogh, Gauguin, Caravaggio, tante opere di denuncia di grandi artisti o pensatori”.
E poi un monito sulla droga: “Non esiste alcun tipo di investimento che renda come il traffico di sostanze stupefacenti, ecco perché penso che la legalizzazione delle droghe leggere ridurrebbe il bacino di profitto e di potere alle mafie così come al terrorismo internazionale di matrice islamica”.

IL VOTO DI SCAMBIO. Infine Saviano comunica in tempo reale alla platea foggiana la notizia appena arrivatagli della condanna di Nicola Cosentino a 9 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa: “Cosentino non è mai stato un paranzino, ma un imprenditore, un Sottosegretario del Governo italiano che gestiva i flussi economici dell’Unione europea. Uno che ha fatto del voto di scambio la sua professione, perché in territori come la Campania, dove la legalità e la democrazia sono accompagnate dalla sfiducia di troppe persone, la politica è vista spesso esclusivamente come accesso ad un favore, per accedere ad un diritto devi attribuire il voto a qualcuno che ti promette un tornaconto”.

LA DENUNCIA COME ATTO DI BELLEZZA. E riprendendo le parole di Woodcock sulla denuncia pubblica dei “panni sporchi di casa nostra”, Saviano spiega perché questo atteggiamento deve essere visto come un atto d’amore verso la propria terra e non come un gesto da “infame” o da detrattore del campanile: chi racconta, anche all’estero, le brutture della nostra nazione lo fa perché porta con sé il senso di immensa bellezza che la cultura, la storia, la natura dell’Italia ci hanno regalato, perché vuole che tutta questa bellezza continui a vivere sconfiggendo i colpi della mafia”.

di Fabrizio Sereno