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  • Pubblicata il: 17/05/2020 16:48:05

Le vacanze "al tempo del coronavirus", viste da Salvatore Aiezza

Finalmente il caldo, l’estate. Si va in vacanza, si diceva una volta. Oggi, in tempi di coronavirus, pensare alla vacanza, vuol dire prima di tutto fare un corso accelerato di geometra per imparare a misurare e rispettare le distanze tra gli ombrelloni, i lettini, gli altri bagnanti e così via; poi studiare e imparare a memoria il testo che i tecnici stanno avendo cura di predisporre per la nostra “vacanza tranquilla.. sic!” dove sono riportate le regole, i divieti, i permessi, le certificazioni, le analisi, il galateo, che dovremo tenere e rispettare una volta giunti nel luogo di villeggiatura. Per arrivarci però, al luogo prescelto, dovremo prima di tutto prenotare, esclusivamente on line, il nostro posto al lido (o stabilimento, come si dice oggi).

GLI OMBRELLONI. Già qui i primi problemi. “Ma come, il nostro ombrellone in prima fila? Niente. Questa estate, avendo dovuto dimezzare gli ombrelloni, la lotta per averne uno in prima fila è stata dura e salvo una solida raccomandazione di qualche importante uomo politico ci dobbiamo accontentare della terza o quarta fila. Fatto ciò e dopo aver lasciato tutti i dati anagrafici dei componenti della nostra famiglia, inviato una foto recente e il certificato anamnestico, non ci resta che procurarci i certificati medici da portare al seguito, dove risulti che, grazie al buon Dio, siamo sani come un pesce.

I CONTROLLI. Ci avviamo, quindi, dopo aver superato controlli, posti di blocco e consegnato decine di autocertificazioni, riusciremo ad arrivare alla nostra meta estiva. E lì inizieranno i nostri problemi. Proviamo, allora a immaginare come saranno questa estate le nostre vacanze e, alla fine, se ci saremo salvati dal Coronavirus, avremo gravemente compromesso le nostre Coronarie. Tanto per iniziare, il nostro stabilimento balneare dove per anni siamo andati con tutta la famiglia, avrà, come detto, la metà degli ombrelloni e, per ciascuno, saranno concessi due sdraio o lettini che non si potranno assolutamente spostare, pena una multa salata (in tema con il mare...). Ovviamente, scordatevi di potervi sedere sotto l’ombrellone di amici o parenti, né, tantomeno, ricevere la visita dei vostri storici amici di ombrelloni o anche di nuore, cognati e fidanzate/i dei figli. Niente di tutto ciò: ciascuno sotto il suo, con la mascherina e vita sociale praticamente zero. Lo stesso per i bagni: niente spruzzate di acqua né “lotte” acquatiche o chiacchierate a “bagnomaria” tra amici.

LA CONVIVIALITÀ. E l’animazione? L’acquadance? La ginnastica rilassante? Roba oramai da archivio, assolutamente bandita, così pure la musica diffusa nel lido che potrebbe far venire voglia di improvvisare balli o karaoke. E guai, ma guai seri, se a un amico o conoscente, passando sul bagnasciuga e riconoscendovi venisse in testa di venire a salutarci sotto l’ombrellone: un drone invisibile lo segnalerebbe all’istante e sii materializzerebbero intorno a noi soggetti in tuta bianca e poliziotti pronti a multarci tutti e a sanificare ombrellone e lettini… Men che meno si potrà pensare di allontanarsi da riva e rischiare di affogare perché non ci sarà nessuna possibilità di salvarci, essendo vietatissimo praticare la respirazione bocca a bocca! E le passeggiate con gli amici sul bagnasciuga?? Roba da mille euro di multa cadauno. E almeno una partitella a burraco o scopa o sul bagnasciuga a giocare a bocce o con le biglie, beach volley? Scordiamocelo, a meno che non vogliamo trascorrere in quarantena l’intera stagione, oltre che sborsare una bella quantità di soldini per l’immancabile multa.

IL TELO. Decidiamo allora di prendere un po’ di sana abbronzatura stendendo un telo sulla spiaggia dorata: Fulmini e saette scenderanno immediate dal cielo. Vietatissimo, si rischia di trasmettere il potenziale virus, del quale potremmo essere potenzialmente infetti, via sabbia a tutto il litorale. Niente di niente: vietatissimo!

AL BAR. Ok, va bene, vado al bar del lido, mi siedo al tavolino, al fresco a prendere un caffe o a sorseggiare un aperitivo con gli amici. Che cosa? Siete fuori di testa. Ma vuoi mettere a rischio e pericolo un’intera spiaggia? Al bar si va, ma rispettando rigorosamente la linea a terra che indica il percorso, prendi il tuo caffè o aperitivo e torni all’ombrellone e lo bevi, perché sotto il lido la distanza tra i tavoli non è a norma e non ci si può trattenere. Non ci resta alla fine che leggere un buon libro e tenere d’occhio, di tanto in tanto, il cielo perché, il buon Dio non voglia, dovesse piovere un cordone di steward circonderebbe il lido immobilizzandoci e costringendoci a restare sotto gli ombrelloni poiché sarebbe inconcepibile (come da direttive tecniche) che ci riparassimo sotto il chioschetto del lido in cosi tante persone. Meglio una certa polmonite che un improbabilissimo contagio.

I TURNI. Finalmente, liberatorio e atteso, giunge l’annuncio dall’altoparlante di spiaggia che ti salva. Sono le 12 in punto e una voce metallica ti ricorda che è finito il nostro tempo per stare in spiaggia e che ci era stato concesso quando abbiamo prenotato on line la stagione estiva. E sì, cari amici, perché questa estate dovremo fare i turni: il gruppo A dalle 8 alle 12; quello B dalle 12 alle 18 e così via. Scaduto quindi il tempo di mare a disposizione potremo “liberare” i bambini che avremo avuto l’accortezza di tenere immobili vicino a noi, poiché è vietato farli giocare insieme ad altri bambini sulla spiaggia e, seguendo il percorso obbligato, arriveremo alla cassa, dove, protetta da lastre di plexigas, una specie di cassiera vestita da marziana ci consegnerà lo scontrino. Al che trasecoleremo perché un giorno (o una settimana per chi resite) al mare, sarà costato più di un’estate in Versilia, e alle legittime rimostranze ecco che la povera cassiera sciorinerà, come un disco registrato, che gli ombrelloni si sono dimezzati, le spese per la sanificazione sono triplicate, e poi, bagnini, addetti ai controlli, steward, droni ecc ecc: risultato, il prezzo è cresciuto! Paghiamo, rigorosamente col bancomat e carte di credito, o chiediamo un piccolo finanziamento, e ci accingiamo all’uscita, non prima che ci abbiano disinfettato, preso la temperatura e registrati i nomi perché un domani, hai visto mai, potrebbero aver bisogno di rintracciarci perché qualcuno (anche se non si sa bene come viste le regole di spiaggia) potrebbe averci infettato.

LA SPESA. Appena messo i piedi fuori dallo stabilimento e riguadagnata la pubblica via non si potrà trattenere un urlo di gioia per la riconquistata libertà riabbracciando i propri cari che, più lungimiranti di noi, ben si erano guardati dal recarsi in spiaggia. Ma la giornata non è ancora finita, al nostro vacanziere del 2020, resta ancora da fare la spesa. E qui il tormento diventa davvero insopportabile. Ore di fila sotto il sole cocente di luglio o agosto, davanti al supermercato, con la mascherina che trasuda sudore e raggiunge temperature di quaranta gradi.

LA PIZZA. Direte voi: va bene il giorno ma la sera? Una bella pizza con gli amici non me la toglie nessuno. Non ci pensate nemmeno, sarebbe un suicidio. In pizzeria o ristorante, vista mare, potete andarci, se mai troverete uno dei pochi tavoli sopravvissuti al distanziometro, solamente con i vostri congiunti, conviventi, massimo quattro, opportunamente autocertificati. Scordiamoci bevute collettive pizze a giro ecc. Ovviamente musica zero e di ballare o improvvisare karaoke, nemmeno per idea, salvo essere internati subito in quarantena preventiva. Torniamo nella nostra casa di vacanza, finalmente, pensando ai giorni belli trascorsi in città, al lavoro in ufficio o in fabbrica sul balcone guardando la tv. Allora decidiamo che si, forse quest’anno è meglio rifare le valigie prima di finire in un reparto di psichiatria o in trattamento sanitario obbligatorio, e tornare alle nostre amate case. Buona estate, amici!
(Salvatore Aiezza)

di Redazione