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Alloggi popolari in via Einaudi, gli assegnatari protestano: "Vivreste in queste condizioni?"

Grate, rifiuti, ratti, montacarichi. E se piove, sono guai

Alloggi popolari temporanei, ricavati da una struttura inizialmente adibita ad uso uffici, di appena un piano, riconvertita in tutta fretta ad uso abitativo. Almeno fino alla promessa assegnazione, per le numerose famiglie che vi alloggiano, di una fantomatica palazzina a quattro piani della quale non si sa ancora nulla e che, con ogni probabilità, non è mai esistita. A lamentarlo sono gli inquilini di via Einaudi, costretti da ormai due anni, come evidente dalle foto, a vivere in condizioni difficili, sia igienicamente che a livello umano: “Se ce le avessero fatte vedere prima – ha dichiarato uno dei condomini – non le avremmo mai accettate queste abitazioni”.
 
“GRATE ABUSIVE CHE SEMBRANO PRIGIONI”. Ci vivono persone anziane, molti bambini, intere famiglie, alcune molto numerose (è presente, ad esempio, un nucleo familiare con quattro figli raggomitolato in circa 60metri quadri). L'unico accesso al piano degli alloggi – posto nello stesso stabile di un noto supermercato – è dato da una scala antincendio le cui grate in ferro, attorno ai due pianerottoli e lungo la stessa scalinata, sono state poste abusivamente da alcuni occupanti i quali, prima dell'assegnazione popolare effettuata dal Comune (che non le ha rimosse), avevano eretto arbitrariamente queste sorte di “prigioni”, allo scopo di “proteggersi” o forse di scoraggiare eventuali sfratti. L'alternativa alle scale poi, esterne come detto, attualmente è rappresentata da un montacarichi non funzionante e, anche quando in azione, a detta dei condomini piuttosto pericoloso, in quanto privo di apertura d'emergenza in caso di blocco (per attivarlo occorre mantenere premuto il pulsante di avvio, essendo appunto un montacarichi aziendale e non un normale ascensore).
 
RIFIUTI, RATTI E PRIVACY INESISTENTE. Non è tutto. Perché a complicare la situazione ci sono i rifiuti i quali, a detta di molti, attirerebbero anche ratti e insetti della zona, posta nell'alta periferia di Foggia e a pochi passi dalla fine dell'area abitata cittadina. Non è dato sapere a chi spetti la pulizia e l'igienizzazione dello stabile popolare comunale e ad oggi, pertanto, dopo due anni, non è mai stato pulito o disinfestato né dal Comune né da nessun altro. “La privacy, qui, non esiste”, fa notare un'altra inquilina dello stabile, evidenziando i due ampi pianerottoli che fungono da disimpegni per i vari alloggi, praticamente addossati tra loro e raccolti in una manciata di metri quadri.
 
“E SE PIOVE, CI ALLAGHIAMO”. Bagni e cucine, compresi i rispettivi cattivi effluvi, affacciano all'interno della palazzina, per giunta priva di illuminazione tanto che, come ha sottolineato un anziano signore, “Per vedere qualcosa, la sera, e per la nostra sicurezza, siamo costretti a tenere le luci delle cucine accese”. Inoltre, le aperture superiori, poste come sbocchi d'areazione, fanno sì che in caso di pioggia vi sia il rischio di allagamento, essendo insufficienti e mal funzionanti i pochi canali di scolo presenti. La stessa areazione interna agli appartamenti, a quanto si apprende contestualmente ai bagni degli alloggi, risulta al limite dell'idoneità.
 
UN TETTO E QUATTRO MURA, NON FANNO UNA VERA CASA. Al momento, pertanto, ad una prima disamina della situazione, risulta apparentemente pacifica la dicitura di alloggi popolari agibili, addirittura abitabili. La conversione da uso uffici, ancora piuttosto evidente dalla distribuzione dei locali, oltre che dal tipo di servizi presenti, ad uso abitativo, realizzata dalla precedente amministrazione e, al momento, mantenuta da quella attuale, sembrerebbe a norma di legge. Ciò che non torna però, è il tipo di soluzione trovata, poco rispettosa della dignità umana delle famiglie presenti, oltre che delle esigenze di ciascuna di esse. Insomma, mettendo da parte incongrui luoghi comuni, non basta unicamente un tetto sopra una testa per fare di quattro mura una vera e propria casa. E “popolare” non significa “di serie B o C”.
Alloggi popolari temporanei, ricavati da una struttura inizialmente adibita ad uso uffici, di appena un piano, riconvertita in tutta fretta ad uso abitativo. Almeno fino alla promessa assegnazione, per le numerose famiglie che vi alloggiano, di una fantomatica palazzina a quattro piani della quale non si sa ancora nulla e che, con ogni probabilità, non è mai esistita. A lamentarlo sono gli inquilini di via Einaudi, costretti da ormai due anni, come evidente dalle foto, a vivere in condizioni difficili, sia igienicamente che a livello umano: “Se ce le avessero fatte vedere prima – ha dichiarato uno dei condomini – non le avremmo mai accettate queste abitazioni”.
“GRATE ABUSIVE CHE SEMBRANO PRIGIONI”. Ci vivono persone anziane, molti bambini, intere famiglie, alcune molto numerose (è presente, ad esempio, un nucleo familiare con quattro figli raggomitolato in circa 60metri quadri). L'unico accesso al piano degli alloggi – posto nello stesso stabile di un noto supermercato – è dato da una scala antincendio le cui grate in ferro, attorno ai due pianerottoli e lungo la stessa scalinata, sono state poste abusivamente da alcuni occupanti i quali, prima dell'assegnazione popolare effettuata dal Comune (che non le ha rimosse), avevano eretto arbitrariamente queste sorte di “prigioni”, allo scopo di “proteggersi” o forse di scoraggiare eventuali sfratti. L'alternativa alle scale poi, esterne come detto, attualmente è rappresentata da un montacarichi non funzionante e, anche quando in azione, a detta dei condomini piuttosto pericoloso, in quanto privo di apertura d'emergenza in caso di blocco (per attivarlo occorre mantenere premuto il pulsante di avvio, essendo appunto un montacarichi aziendale e non un normale ascensore).
RIFIUTI, RATTI E PRIVACY INESISTENTE. Non è tutto. Perché a complicare la situazione ci sono i rifiuti i quali, a detta di molti, attirerebbero anche ratti e insetti della zona, posta nell'alta periferia di Foggia e a pochi passi dalla fine dell'area abitata cittadina. Non è dato sapere a chi spetti la pulizia e l'igienizzazione dello stabile popolare comunale e ad oggi, pertanto, dopo due anni, non è mai stato pulito o disinfestato né dal Comune né da nessun altro. “La privacy, qui, non esiste”, fa notare un'altra inquilina dello stabile, evidenziando i due ampi pianerottoli che fungono da disimpegni per i vari alloggi, praticamente addossati tra loro e raccolti in una manciata di metri quadri.
“E SE PIOVE, CI ALLAGHIAMO”. Bagni e cucine, compresi i rispettivi cattivi effluvi, affacciano all'interno della palazzina, per giunta priva di illuminazione tanto che, come ha sottolineato un anziano signore, “Per vedere qualcosa, la sera, e per la nostra sicurezza, siamo costretti a tenere le luci delle cucine accese”. Inoltre, le aperture superiori, poste come sbocchi d'areazione, fanno sì che in caso di pioggia vi sia il rischio di allagamento, essendo insufficienti e mal funzionanti i pochi canali di scolo presenti. La stessa areazione interna agli appartamenti, a quanto si apprende contestualmente ai bagni degli alloggi, risulta al limite dell'idoneità.
UN TETTO E QUATTRO MURA, NON FANNO UNA VERA CASA. Al momento, pertanto, ad una prima disamina della situazione, risulta apparentemente pacifica la dicitura di alloggi popolari agibili, addirittura abitabili. La conversione da uso uffici, ancora piuttosto evidente dalla distribuzione dei locali, oltre che dal tipo di servizi presenti, ad uso abitativo, realizzata dalla precedente amministrazione e, al momento, mantenuta da quella attuale, sembrerebbe a norma di legge. Ciò che non torna però, è il tipo di soluzione trovata, poco rispettosa della dignità umana delle famiglie presenti, oltre che delle esigenze di ciascuna di esse. Insomma, mettendo da parte incongrui luoghi comuni, non basta unicamente un tetto sopra una testa per fare di quattro mura una vera e propria casa. E “popolare” non significa “di serie B o C”.

di Redazione 


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