Un anno dopo, Marasco si arrende: Landella è anche il suo sindaco, ma "Foggia è tornata indietro di almeno 15 anni"
«Il Consiglio di Stato ha confermato la sentenza del Tribunale Amministrativo Regionale della Puglia che aveva respinto il ricorso per l’annullamento delle elezioni comunali di Foggia, celebratesi l’anno scorso. Leggeremo meglio dispositivo e motivazioni, ma questa sentenza chiude un percorso doveroso in presenza di un risultato che, come si ricorderà, è stato determinato da soli 366 voti». L’ex candidato sindaco del centrosinistra, Augusto Marasco, commenta così l’esito del processo amministrativo pendente davanti al Consiglio di Stato, la cui sentenza è stata pubblicata stamattina (LEGGI: Elezioni, Landella può brindare: respinto il ricorso di Marasco) .
RESTA IN CONSIGLIO. «La legittimazione giuridica di quel risultato delle urne spero consenta, oggi, un confronto meno umorale e agganciato al merito delle questioni politiche e amministrative che stanno contrassegnando da un anno la vita della città», prosegue Marasco aggiungendo di «avere il fermo proposito di continuare ad esercitare il mio ruolo di minoranza nel Consiglio comunale, così come ho diligentemente fatto per un anno, tenendo distinta la questione del ricorso elettorale dalle responsabilità politiche attribuite dal voto di circa trentamila foggiani».
PROCESSO PIÙ LARGO. «Naturalmente questa sentenza muta la prospettiva con cui articolare l’impegno politico in città – osserva il capogruppo de “Il Pane e le Rose” – accelerando un processo più largo e aperto alla cittadinanza, già intrapreso dopo aver constatato la debole coesione tra le forze politiche di minoranza nel Consiglio comunale».
“INDIETRO DI 15 ANNI”. «Quello che sta accadendo in queste ore – conclude Marasco – conferma il giudizio che espressi un anno fa, subito dopo il ballottaggio, circa una maggioranza che, per Foggia, rappresenta una soluzione arretrata e conservatrice, un salto all'indietro di almeno 15 anni. Contro questa deriva continuerò a dare il mio contributo attivo».
Se siamo indietro la colpa è mia e di quelli come me .
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