Stampa questa pagina

Bomba contro l'auto del presidente Ataf, Landella sbotta: "Clima di terrore, alimentato dai social network"

Definisce la situazione attuale ‘clima di terrore’, accusa gli autori di aver operato un gesto ‘vigliacco’ e denuncia un uso ‘sconsiderato’ dei social network. È amaro il commento del sindaco di Foggia, Franco Landella, sull’attentato dinamitardo che ha colpito l’automobile del presidente di Ataf SpA, Raffaele Ferrantino, destinatario di una bomba carta verso la propria vettura.

CLIMA DI TERRORE. “Un episodio inquietante e di una gravità inaudita. Dalle intimidazioni verbali – evidenzia Landella - il china si è spostata adesso sul piano degli attentati veri e propri, peraltro compiuti in pieno giorno, alla luce del sole. Un clima che non esito a definire di terrore – prosegue il primo cittadino -, soprattutto perché questo episodio segue le intimidazioni già compiute nel recente passato ai danni del management dell’azienda di trasporto pubblico. Al presidente Ferrantino, a titolo personale ed istituzionale, formulo la mia più completa e totale solidarietà. Sono certo che la Magistratura saprà fare luce sull’accaduto ed assicurare alla giustizia i criminali autori di questo gesto vigliacco”.

IL COORDINAMENTO. Le istituzioni si sono subito mosse, con il prefetto di Foggia, Maria Tirone, che ha celermente convocato una riunione del Coordinamento Provinciale delle Forze di Polizia proprio sull’attentato intimidatorio ai danni del presidente Ferrantino.

LA DIALETTICA POLITICA. “Quanto accaduto questa mattina, purtroppo, riporta drammaticamente d’attualità il contesto in cui sempre più spesso si trovano ad operare gli amministratori del territorio. Una situazione – sottolinea il sindaco - profondamente preoccupante, che impone a tutti – politica, sindacati, associazioni, semplici cittadini – il massimo del senso di responsabilità, anche nelle modalità con cui si sviluppa la legittima polemica politica. I toni alti, le invettive al limite della calunnia e della diffamazione, un uso sconsiderato dei social network rischiano infatti di essere l’humus nel quale possono maturare gesti sconsiderati e pericolosissimi per la vita stessa delle donne e degli uomini impegnati ogni giorno al servizio della comunità. Prosciugare la palude della violenza – conclude Landella - significa avvertire il peso di questa responsabilità e agire di conseguenza, senza concedere alcuna attenuante o giustificazione a chi predica l’odio mascherandolo dietro il paravento della dialettica politica”.

di Redazione 


 COMMENTI
  •  reload