La lettera aperta di Unifg a Federica Ventura, uccisa a Troia dal marito
Stanotte Federica Ventura è stata uccisa a Troia da suo marito. Era stata una studentessa dell'Università di Foggia e così l'ateneo ha affidato alla professoressa Antonella Cagnolati, delegata del Rettore alle Pari opportunità, una lettera aperta. Proprio a cura della prof.ssa Cagnolati, l'Università di Foggia nei mesi scorsi ha allestito un corso di perfezionamento totalmente incentrato sulla violenza di genere, sul fenomeno del femminicidio e sugli abusi perpetrati in famiglia.
LA LETTERA. Stop al Femminicidio. Ricordo molto bene Federica. La rivedo entrare nella mia stanza, in via Arpi, e discutere con me le correzioni da apportare alla sua tesi di laurea; le immagini da inserire; la scelta del colore della copertina. E tutto ciò avveniva solo poco più di un anno fa, 10 novembre 2016. La notizia della sua morte piomba nella nostra vita (in quella dell'intero Dipartimento) come un fulmine. Mai il femminicidio aveva sfiorato così da vicino la mia vita e la nostra vita, i miei e i nostri affetti. Sì perché le studentesse diventano parte della nostra vita: le accogliamo, le curiamo, le seguiamo, spesso ascoltiamo i loro problemi e le confortiamo. Di Federica mi avevano sempre colpito – e spesso me ne chiedevo la ragione recondita – i suoi occhi tristi, velati, al punto che avevo intuito abissi di infelicità. Mi raccontava le sue aspirazioni: lo studio che aveva ripreso da adulta, il desiderio di lavorare come educatrice, l’amore per i suoi bambini. Negli ultimi tempi l’avevo vista spenta, assente, distratta e capisco solo ora la portata del suo disagio, del suo "non dire", non aprirsi, non svelare. Una giovane donna che non riusciva a trovare la forza di chiedere aiuto, che stava annegando nel suo dolore.
FEMMINICIDIO. Quante volte sentiamo pronunciare questa parola, abbinata a nomi e cognomi di donne sconosciute che diventano immediatamente un gelido fatto di cronaca? Quando le persone sono vere, le hai viste, hai il loro viso impresso nei ricordi non puoi più tacere, non puoi non gridare: dobbiamo agire, dobbiamo far salire alta e forte la nostra voce per non far morire due volte, di odio e poi di oblio, queste nostre sorelle. Mi preme ribadire che da anni la nostra Università è attiva su questo fronte. Innumerevoli le iniziative, i progetti, il sostegno a tutto ciò che può favorire la consapevolezza e squarciare il velo di indifferenza su tali crimini efferati. Noi ci siamo. E non dimenticheremo (mai) Federica.
Qualche giorno fa esternavo ad un amico che ha vissuto a Troia una riflessione profonda, avevo fatto notare come gli abitanti di quel paese apparentemente gentili , nascondano una violenza che si scatena nel minimo contrasto. L'episodio mi conferma lo stato di malessere .
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