RITI DI CASA NOSTRA. Sì, perché a fronte di una dilagante importazione delle tradizioni americane culminate nella notte delle streghe e nella questua al motto di “dolcetto o scherzetto”, si stanno inesorabilmente perdendo quelle che erano le usanze che, non prima della nostra generazione, si continuavano dalle nostre parti: apparecchiare la tavola per i morti, lasciare un letto fatto, vedere la processione dell’anima dei morti attraverso una bacinella colma d’acqua con una candela accesa sopra, etc. In effetti queste credenze risultano essere troppo ingenue per una mente razionale come la nostra, e quindi risulta più comodo adeguarsi al rito economico del “dolcetto o scherzetto”.
L'UOMO ANTICO. Invero può essere molto riduttivo liquidare come ingenua la mentalità dei nostri avi che ingiustamente appelliamo come “i fesse andiche”, anche perché il nostro immanentismo ci fa perdere le coordinate cosmiche, allontanandoci sempre di più da quei fenomeni che vedono l’uomo coinvolto in tutto il sistema e non come avviene oggi, dominatore assoluto delle leggi che governano il cosmo. L’uomo antico era parte dell’Universo e il suo posto era funzionale alla natura, anzi da essa prendeva spunto per spiegare le leggi che regolavano il suo stare al mondo. L’uomo moderno, invece, ha la presunzione di sentirsi al centro dell’Universo per il semplice fatto che sa spiegarsi scientificamente le regole che governano la natura e le usa a suo esclusivo servizio e bisogno, salvo poi accorgersi che se si allontana troppo dalla natura, si autodistrugge.
IL RIFIUTO DELLA MORTE. Nell’economia del pensiero antico, la festa dei morti, con tutto il suo corredo di credenze popolari, serviva a superare l’esperienza della morte, lì dove questa non era vista come la fine di tutto, ma come inizio di una nuova vita in una diversa dimensione. La nostra società non ha più possibilità di elaborare il lutto per via del fatto che sempre più persone muoiono in ospedale, alcune anche per accanimento terapeutico. Questo atteggiamento di rifiuto della morte, come se fosse la fine inesorabile di tutto, allontana le nuove generazioni dalla cura dei vecchi perché non sono più in grado di essere utili alla società. Le “ingenue” credenze popolari invece, servivano a spiegare quello che l’uomo osservava dalla natura e molti riti si devono leggere come meta linguaggio non razionale ma emozionale.
TEATRO IN VERNACOLO. Quest’esperienza teatrale è stata positiva anche per un altro motivo, perché abbiamo dimostrato come si può essere comici senza scadere nel doppio senso, nell’allusione e nella parolaccia, ma offrendo nozioni storiche ed etnografiche. Con questo lavoro speriamo di ingrossare le fila di quelle compagnie teatrali come quella di Tonio Sereno che fanno del teatro in vernacolo un veicolo per studiare seriamente il territorio, avendo alla base una ricerca.
Concedetemi di ringraziare pubblicamente le due attrici: Rita Daluiso e Cinzia Citarelli, che si sono dedicate a questo spettacolo con professionalità ed entusiasmo e a titolo completamente gratuito, dimostrando che dietro i loro personaggi ci sono due Persone Fantastiche.