“Cosa aspetti a fare un figlio?”: quando le parole invadono la sacralità della maternità
Il blog dell'ostetrica Selenia Accettulli
"Sei mamma?"
No. Non sono mamma.
"E cosa aspetti?"
... Aspetto che la gente si alleni alla sensibilità
... Aspetto che le persone cambino
... Aspetto che l'invadenza lasci il posto alla discrezione
... e la cattiveria all'ascolto silenzioso.
... Aspetto tante cose sai?!?
Forse alcune, impossibili.
Sai ... ti svelo una cosa,
una cosa molto preziosa.
Si può essere madre in tanti modi.
La maternità ha mille volti, non solo il parto. Non solo il grembo.
Una donna mi ha detto: "Porto nel cuore quel figlio che forse un giorno la vita vorrà donarmi. Gli parlo senza parole.
Gli dico che sono pronta ad accoglierlo.
Lui sa che sono qui ... e il mio cuore lo aspetta, in silenzio, senza troppo rumore".
Come quello che invece fai tu quando continui a chiedermi "cosa aspetti?". (Di certo non a te)!
E quando continui a chiederlo a quelle donne meno forti di me. Io le vedo. Le osservo.
Quanta fatica fa il cuore.
Tu forse non te ne accorgi ma come un coltello ... scavi in quella ferita.
E no, non ne hai alcun diritto.
Perché le cose non sono sempre così scontate e quando credi di sapere sempre tutto
... fermati. Respira. Conta.
Non sai niente!
Non sei nessuno per ferire. E dovresti allenarti alla sensibilità.
Sai ........ è una cosa bella."
Cosa aspetto?
Aspetto che Dio mi dica ...
"Ecco, questo è il tuo momento".
Il momento per dare alla luce quel figlio che adesso è solo nel cuore.
... Là, dove quel rumore ... non può arrivare e tu non puoi più far male.
Con affetto e con un abbraccio immenso alle donne che mi hanno aperto il cuore,
ostetrica Selenia Accettulli