Comunque, prima che scada in un buio qualunquismo e mi metta a urlare fuori dal balcone: “andate tutti a casa”, mentre il condòmino di sopra mi scrolla addosso la tovaglia piena di briciole, e i bambini della primaria Manzoni annuiscano con facce della serie “è quello che stiamo facendo”, dico solo a chi ancora non si arrende alle meravigliose e randomiche composizioni d’amore, che la loro famiglia tradizionale, col marito bello come un modello del postalmarket, lei appena uscita dalla parrucchiera, con due figli rigorosamente maschietto e femminuccia, il primo più grande della seconda, sorridenti e profumati a prima mattina e pronti per una nuova e identica giornata da dirigenti, non è mai esistita. Se non negli spottoni democristiani di decennali venditori di pasta. Oltre che in molte nazioni limitrofe, e non, dove una persona può amare chi vuole e costruirci una famiglia, anche gli stessi italiani e le stesse italiane, a digiuno persino di una legge contro l’omotransfobia, sono avanti anni luce a questi naftalizzati d’animo e cerchiobottisti: le famiglie omogenitoriali (parola che anche il correttore automatico di word mi sottolineata in rosso, capace che ora mi innervosisco pure col software) sono una realtà da anni e anni, i bambini e le bambine che hanno genitori omosessuali sono più di centomila in Italia, e anche il nostro territorio se ne è accorto: l’Università degli Studi di Foggia, esattamente un anno fa, ha realizzato un convegno con le famiglie arcobaleno, ospiti anche di un dibattito, che si è tenuto questa estate in piazza a Peschici, voluto e organizzato dall’amministrazione comunale del piccolo comune del Gargano e da Arcigay Foggia “Le Bigotte” (io sono il vicepresidente e vi beccherete sempre il riferimento alla nostra associazione, cercateci su Facebook se vi va. “Piccolo spazio, pubblicità”, diceva Vasco).
E poi, dai, ovunque ci voltiamo è lampante che ogni famiglia sia unica e differente (e, spesso, grazie a Dio, al caso, al Niente, a Sailor Moon, o a chiunque voi crediate), provate a vedere sotto l’albero, magari c’è anche a casa vostra una famiglia che oggi in Italia non sarebbe tutelata, una giovane donna con un uomo adulto, che hanno un figlio fuori dal matrimonio, e uniti di certo non per procreare. E pure sono riusciti a diventare una dimostrazione d’amore altissima. Se potessi domandare qualcosa a Babbo Natale gli chiederei di farsi aiutare quest’anno a consegnare i doni dal suo fidanzato e di presentarlo a tutti noi e, soprattutto, ai bambini e alle bambine d’Italia, che possiamo starne certi non si meraviglierebbero affatto e rimarrebbero con lo sguardo interrogativo solo perché Peppa Pig ancora non viene fuori da sacco.
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