Si scrive bonding, si legge amore: la magia del contatto quando il bambino viene al mondo

Il blog di Selenia Accettulli

Quando il bambino viene al mondo, non è privo di sensazioni.
 
Al contrario, ne vive tantissime. . .
la luce, i rumori, i suoni, le voci, le mani, la temperatura.
 
Un uragano di nuove sensazioni che proiettano il bambino in un mondo nuovo, completamente estraneo nel quale, l'unico “ambiente” a lui famigliare è sua madre.
 
Lei è il suo posto. Lei è il suo tutto.
Con il suo corpo può riscaldare suo figlio e raffreddarlo quando avrà raggiunto la temperatura ottimale; con il battito del suo cuore e il ritmo del suo respiro può calmarlo; con il suo profumo e il suo sapore può ‘guidarlo’ verso il seno – che avrà lo stesso odore e sapore del liquido amniotico.
 
Non è meraviglioso?
 
È evidente allora che la nascita non si conclude con il parto. Subito dopo, inizia una fase sensibile: il bonding.
Mamma e bambino vivono un tempo speciale. 
 
Lasciamoli fare. Si stanno innamorando.
 
Donald Winnicott, psicoanalista inglese, diceva “There is not such a thing as an infant” … affermando (nel 1940) che non esiste il concetto di neonato come entità a sé stante. ... fin dall'inizio, gli scambi con la madre sono indispensabili.
 
Il bonding infatti, non è solo in momento in cui si instaura un legame speciale ma rappresenta la base primale di un bisogno che durerà tutta la vita: il bisogno di instaurare relazioni. E la prima relazione, la più bella, la più dolce, la più forte che il bambino sperimenta… è quella con sua madre. “Un appuntamento che resterà impresso nella memoria delle sue cellule, per sempre. Come un tatuaggio sul cuore”.
 
È così, in simbiosi con sua madre, che il neonato apprende che il mondo è bello, un posto dove vale la pena esserci, ed esserci con qualcuno. E quanto più la madre (ma aggiungerei entrambi i genitori) risponde ai bisogni del bambino – ricordando che primo tra tutti c'è il contatto – più il bambino imparerà a fidarsi del mondo e di se stesso.
 
Rispondere ai bisogni del bambino non vuol dire viziarlo. Al contrario, lo aiuta a costruire le basi della sua autonomia. Un passo alla volta, con fiducia e amore. Dunque … innamorarsi dei propri figli, scambiarsi carezze, coccole, dolci sguardi … favorire il contatto pelle a pelle … è naturale, oltre che istintivo, e fa bene a tutti, papà compresi. Gli studi di neurobiologia e neuropsicologia lo confermano: “il contatto favorisce uno sviluppo emotivo e cognitivo equilibrato nel bambino”.
 
Ormai, la teoria del “non tenerlo troppo in braccio altrimenti prende il vizio” è ben lontana dalla realtà, sebbene (ahimè) ancora molto diffusa.
 
E se spiegassimo ai genitori la loro potenza?
 
Pensate… Attraverso il contatto con la madre, con il suo corpo, i suoi batteri, con il latte materno ... il sistema immunitario del neonato diventa forte – gli ormoni del benessere e dell'amore vengono prodotti (ad esempio l’ossitocina ;) ) stabilizzando il sistema neuroendocrino .
 
E quando il parto non è andato come avevamo sognato?
 
Vi riporto una bellissima frase di una collega, l’ostetrica Carol Gray: “le mamme che hanno vissuto imprevisti o complicazioni durante il parto tendono a preoccuparsi che la vita del loro bambino sia rovinata se il contatto precoce non è stato possibile e l’avvio della relazione è stato ritardato. Questa preoccupazione per il legame è prova del legame stesso”.
 
Allora cari genitori, qualora il processo di attaccamento prenatale sia stato disturbato la risposta è sempre nel CON-TATTO.
Non abbiate timore. L'amore non è mai stato un vizio.
 
Con affetto, ostetrica Selenia Accettulli 🌸


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