VINCONO TUTTI, PERDE LO STATO. Una vittoria collettiva, di organizzazioni sindacali e di una rete di studi legali sparsi per l’Italia, tra cui anche uno studio foggiano, cha ha patrocinato la causa in Lussemburgo. Una vittoria che vuol dire un cambiamento di rotta radicale, perché dall’Europa arrivano finalmente non solo imposizioni rigoriste nei conti pubblici, ma anche tutele per i soggetti deboli del mercato del lavoro. Una sconfitta clamorosa dello Stato, che si era difeso in Lussemburgo sostenendo la legittimità delle norme nazionali che impediscono ogni tutela per i precari e che, addirittura, in passato (nella causa “Affatato”), aveva finto, in sede comunitaria, di essere già adeguato alla Direttiva sui contratti a termine, per sottrarsi ad una analoga censura della Corte.
I TIMORI SUI CONTI. Una figura magra, che nasconde una difficoltà di fondo a superare il principio del concorso pubblico a tutti i costi, nel timore, evidente, che una stabilizzazione dei precari sia un colpo che le finanze dello Stato non possono accettare. Perché, nel caso dei supplenti e del personale ATA, è vero che non c’è stato un vero e proprio “concorsone”, ma è anche vero - come afferma la Corte di Giustizia - che non è legittimo prorogare all’infinito i contratti precari in attesa di un concorso che, però, non arriva mai. Ed è anche vero che l’articolo 97 della Costituzione impone l’obbligo del concorso per l’accesso ai pubblici uffici, ma fa pur sempre salve le eccezioni previste dalla legge. A ben vedere, i timori dei contabili dello Stato, potrebbero essere fondati, se i giudici italiani si orienteranno nel senso di concedere risarcimenti del danno ai lavoratori che faranno causa, anziché la conversione dei rapporti a termine in rapporti a tempo indeterminato. Ma di questi timori, tutti italiani, i Giudici del Lussemburgo non hanno tenuto conto.
L'ANNO CHE VERRA'. E allora la fine del 2014 ha regalato un bel regalo per il Natale dei precari del settore pubblico, un dolce che va a smorzare l’amaro, di tanti altri lavoratori, per l’approvazione del Jobs Act. Uno dei provvedimenti legislativi più spietati degli ultimi anni, nel colpire i tentativi, degli autori e della giurisprudenza, volti ad ampliare in via interpretativa la possibilità di essere reintegrati in caso di licenziamento illegittimo. Il 2015 si apre all’insegna della tensione in atto, tra le Corti superiori e il legislatore che, dunque, si muovono in senso diametralmente opposto. Nel mezzo, come sempre, i lavoratori e le imprese.