Con Landini a Matera per parlare del diritto "vivente" dei lavoratori

Storti&Diritti di Claudio de Martino

L'INVITO. Eppure quando con un gruppo di amici, con cui ho condiviso il dottorato di ricerca in diritto del lavoro all’Università di Bari, abbiamo costituito l’associazione “Statutodeilavoratori.it”, per sperimentare metodi di divulgazione innovativi delle tematiche lavoristiche anche ai non studiosi e ai non addetti ai lavori, il primo nome che ci è venuto in mente è stato proprio quello di Maurizio Landini. Pensammo a lui per la dura lotta, sindacale prima che giuridica, contro la Fiat di Marchionne e il primo contatto ci fu ad agosto, molto prima del lancio della “coalizione sociale”, e molto prima che – nel vuoto a sinistra creato dal PD renziano – il segretario della Fiom concentrasse su di sé le attenzioni dei mass-media.

IL TEMA DEL LAVORO. Così, finalmente giovedì scorso, lo abbiamo incontrato a Matera, capitale della cultura per il 2019, portando quasi quattrocento persone in un auditorium, non per un comizio o per un concerto, ma per parlare di diritti e di lavoro, di Jobs Act e di politiche di austerity, di articolo 18 e di rappresentatività sindacale. Un successo, certo, ma soprattutto una scommessa vinta che vorremmo replicare altrove. Anche a Foggia, se ce ne sarà l’opportunità. Perché di lavoro di lavoro bisogna parlarne. Bisogna cioè che si torni a discutere nelle periferie, nelle case, sui social network o negli auditorium, delle condizioni di lavoro, della vita delle aziende, delle aspirazioni dei lavoratori, ed anche delle regole da applicarsi, che non possono essere la trasposizione normativa di certe teorie economiche liberiste. Perché, se il diritto del lavoro è ormai una materia in via d’estinzione, il tema dei diritti di chi lavora è quasi un tabù, nell’era della precarietà, in cui il reddito è diventato un bene a prescindere, sul cui altare si può sacrificare anche la dignità.

LE STORIE DI GIACOMO E FODE. Nella breve introduzione all’incontro, ho voluto portare uno spaccato di vita reale e una traccia della Capitanata nello splendido auditorium del Conservatorio di Matera, dedicando l’incontro a Giacomo e a Fode. Giacomo, operaio di una multinazionale del vetro, sorta nell’ambito del contratto d’area di Manfredonia, una grande impresa veneta che ha costruito i suoi impianti al Sud, beneficiando di milioni d’euro pubblici e che ha deciso di chiudere i battenti per delocalizzare, nuovamente al nord. Giacomo con i suoi quattrocento colleghi, da due mesi, è in sciopero. Qualche giorno fa mi manda un sms che così recita: “sono stanco di lottare, se senti qualcuno che cerca un operaio fammi sapere”. Fode, cittadino senegalese. Vive nella baraccopoli del Ghetto di Rignano, senza acqua né luce. Fode si è ribellato ai caporali, ha denunciato ai carabinieri i suoi sfruttatori ma non è stato pagato. Poi Fode si è rivolto all’Ispettorato del Lavoro, credendo ancora nelle istituzioni, ma la conciliazione monocratica non è andata a buon fine. Il padroncino nega di averlo mai conosciuto, testimoni non ce ne sono, ma Fode non è stanco di lottare ed è pronto a fare causa. A chi è stanco di combattere e a chi reagisce alle ingiustizie, a loro abbiamo dedicato quest’evento. A loro, seppure idealmente, è dedicato il nostro impegno.


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