Foggia, i cavalli, le brasciole e l'opera degli strazzulli

"Azioni e tradizioni" di Pino Donatacci

La notizia mi dà lo spunto per approfondire il legame tra la città di Foggia , Diomede ed il cavallo. Fonti storiche ci informano che la nostra città si sia sviluppata per mano di Diomede, grande domatore di cavalli, che, terminata la Guerra di Troia, si spostò sul Gargano, arrivando nei pressi di Foggia, dove fondò la città di Argo Hippium, l’Argo dei cavalli, in onore ad Argo del Peloponneso, originaria residenza.  Altre fonti sostengono che la nostra città sopravvisse ad Equotudico,fiorente città fondata ugualmente da Diomede ma andata distrutta per mano dei romani.

 

É facile notare come entrambe le teorie sull' origine della città portano nell' etimo il cavallo. In vero il cavallo è stato protagonista della vita sociale ed economica della nostra città per molte epoche. Proprio la zona dell’ex ippodromo era deputata a campo fiera “pila e croce” e la fiera di Foggia era famosa soprattutto per la vendita di asini e cavalli. Se si considera che la città di Foggia ha come totem la testa di cavallo, riconoscibile dalla morfologia del territorio fino alla fine del XVI secolo, quando seguì un periodo di sviluppo dei borghi settecenteschi, si può ben immaginare l’importanza di questo animale nel tessuto sociale della città. La toponomastica della città, considera nomi  legati al cavallo come vico Zoccolo, il mercato Ginnetto, nome riferito ad una razza di cavalli spagnoli molto veloci e di piccola taglia, la chiesa di Sant’Eligio, protettore dei cavallari, etc. Il cavallo, quindi, oltre che assurgere a totem della città, era l’elemento socializzante ed anche economico della comunità. Intorno a questo elemento si riunivano intenditori di razze equine, che in occasione della fiera di maggio, si ritrovavano per valutare ed incrociare le varie razze. Intorno al ruolo primario del cavallo nacque a Foggia l’Istituto di incremento ippico, chiamato comunemente “Cavalli Stalloni”, oggi di molto ridimensionato.

 

Anche a livello commerciale il cavallo aveva un ruolo primario. Molte erano le macellerie di carne di cavallo e tipiche erano alcune ricette foggiane che vedevano la carne del cavallo come ingrediente principe. Tra tutte va ricordata a brasciole de cavalle (involtino di cavallo), piatto forte delle osterie che ospitavano gli avventori nei giorni di fiera.

 

Intorno al cavallo nacquero svariati mestieri, alcuni del tutto scomparsi come i “mastri carrai” o I maestri d’ascia che nel secolo scorso erano considerati alla stregua dei notabili della città per il fatto che proprio la classe dirigente faceva richiesta di manutenzione per ogni tipo di carro per il trasporto di cose e persone e quindi erano tenuti in gran considerazione. La presenza costante del cavallo nella vita della città fa riflettere sulla vocazione del nostro territorio. Inoltre mi da ragione di una mia ipotesi non  provata secondo la quale alcuni luoghi posseggono una forza tale, un’attrazione verso determinate attività  che è difficile sradicare. Penso alle chiese pagane trasformate in cattedrali cristiane, oppure, per rimanere a Foggia, al teatro Giordano nato pochi metri dal popolare “opera degli strazzulli”.

 

Il fatto che il progetto “Campi Diomedei” preveda oltre che la valorizzazione  del patrimonio sotterraneo attraverso gli scavi archeologici, anche il coinvolgimento dei cavalli all’interno del parco, salvaguarda in un certo senso il nostro passato legando ancora una volta la nostra città al più nobile equino.


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