Un libro, una ricerca storica su accadimenti della nostra città, si scrive perché deve far riflettere, relazionare passato e presente per vivere meglio il futuro. Ieri sera, nel salone della CGIL in Via della Repubblica, la presentazione del libro “
Foggia 28 aprile 1898 – Anatomia di una rivolta” è stata preceduta dalla proiezione di un corto (4 minuti c.) realizzato da Romeo Brescia: “1898 – 2018 Foggia ieri e oggi – Il tempo passato e quello sospeso”. L’argomento del libro è la rivolta della fame, o rivolta del pane a Foggia.
IL PANE. Il corto si chiude con la didascalia: “Di pane se ne fa spreco, ma non ce n’è ancora per tutti” e già questo ha un significato preciso rispetto alla condizione, ancora presente, e che interessa i più poveri ed emarginati sia nostri che migranti per motivi economici. Il pane che era essenziale all’ora (1898) è solo un simbolo oggi, ma può capitare anche che non lo sia, e sia la realtà.
FOGGIA DI IERI E OGGI. Ma il filmato, che scorre sulla voce di Eugenio Bennato che canta “Foggia”, mostra una serie di sovrapposizioni di immagini della Foggia attuale a quelle di una volta. Pare non sia cambiato niente tranne la tecnica fotografica e il colore che ha sostituito il bianco e nero. Non c'era bisogno che ce lo dicessero e lo ricordassero le statistiche della nostra posizione così bassa circa la vivibilità nella nostra città, lo sappiamo, tutto è provato e confermato. Peccato!
NON E’ CAMBIATO NULLA. In certi quartieri, settecentesco, ottocentesco, nulla è cambiato da allora: lo stato delle strade, le case della gente, la condizione della gente che abita quelle case e pratica quelle strade. Certo, al posto di un traino (carretto) oggi ci trovi un’auto, al posto di una forcina e una corda con panni stesi ci trovi uno stendino in plastica, ma è perché di traini non se ne fanno più e neanche le forcine si trovano.
DA LI’ NACQUE TUTTO. Da quelle zone, Quartiere Santo Stefano, Piazza Nuova (ex Largo Rignano) partì la rivolta del 1898: anche il pane di terza qualità era diventato così costoso da non potersi comprare, il pane alimento base dell’epoca se ne consumava mediamente più di un chilo al giorno a testa …. molto spesso solo quello. E oggi, e oggi cosa potremmo aspettarci dai nipoti e pronipoti di Zi’ Monaca, la capopopolo-portabandiera dei ribelli di allora?
FOGGIANI E NUOVI FOGGIANI. In quei quartieri vivono foggiani e nuovi foggiani, neo ed extracomunitari, accomunati dagli stessi problemi, perciò in pace fra loro e con diffuse forme di mutuo soccorso, comunque gli ultimi che tanto fanno contrasto, specialmente ora con le luminarie natalizie, le vetrine illuminate, lo struscio sulla nuova zona pedonale. Non è cambiato niente nella condizione, ma neanche nell’intuizione di chi dovrebbe prevedere e provvedere. Così fu allora: mancato ascolto, mancata visione, mancata intuizione. Non vorrei che una prossima sommossa fosse guidata da una Zi’ Monaca di colore, e al suo seguito, come allora, altre donne e ragazzi di diverse etnie, compresi i nostri.