Ha superato l’anno di vita da quasi due mesi, e nonostante la crisi e la congiuntura sembra proprio che tiri e se la cavi bene. Nasce per un disastro (chi lo doveva dire!), il crollo di un fabbricato in Via Ferrante Aporti, ci scappò pure il morto, poverino, l’operaio che all’interno eseguiva opere di ristrutturazione.
LE CASE. Una di quelle tante case del dimenticato Quartiere Ottocentesco, fondamenta superficiali e poi su, tufo su tufo, fino alla copertura. Un quartiere fatto di “case” una addossata all’altra, come per un sostegno di mutua assistenza, quella fatta dopo addossata a quella già esistente anche per risparmiare un muro, solai e coperture intrecciate. La parete che viene giù a Via Ferrante Aporti trascina con se anche il solaio del fabbricato accanto. Subito dopo il crollo l’accorrere di vigili del fuoco, polizia, carabinieri, vigili urbani, guardie ecozoofile e protezione civile ognuno per le proprie competenze. Poi alti paletti ed un telo verde antisole a circoscrivere il sito.
LE PERIZIE. La recinzione di protezione sbarra Via F. Aporti ed invade buona parte di una piazzetta formata dalla confluenza, oltre che della predetta via, di Via Giardino e Via U. Ingino. Continuo l’andirivieni, fino a qualche giorno fa, di tecnici, avvocati, assicurazioni, CTU e periti di una parte, dell’altra e dell’altra ancora. Rilievi, misure, disegni, fotografie e mai la parola fine.
Forse perché il sito non è statico, cambia aspetto nel tempo, con le intemperie viene giù ancora qualche altro coccio, le montagnelle dei detriti si sono compattate e sopra è spuntata un prato di verzura. Se non fosse che qualcuno lo usa pure per discarica si potrebbe pensare ad un parco giochi per i bambini del quartiere che ne è sprovvisto. La gente del posto non si lamenta più, ha capito che deve attendere i lunghi tempi della Giustizia.
<i>(la foto è di Romeo Brescia)