La festa della mamma e la ninna nanna

Azioni e tradizioni di Pino Donatacci

LA NINNA NANNA. Il ruolo della mamma nella tradizione spicca soprattutto nelle prime fasi della vita del bambino ed in particolare nella ninna nanna. L’etimologia della parola ninna nanna, sebbene possa ritenersi d’origine onomatopeica, fa riferimento al nome della Madre Terra, in quanto richiama l’universo femminile capace di generare la vita. I Sumeri veneravano la Madre Terra con il nome di Nana, la dea della vita e della natura, della fecondità e della nascita. La dea Nana è la Madre nell’atto di allattare, che coincide con il momento in cui la mamma fa addormentare il bambino. La posizione che assume il bambino durante l’allattamento al seno è una posizione fetale, che riporta il piccolo a una regressione nel grembo materno. Questa regressione è aiutata dal ritmo ondulatorio (aioresis) che segue il canto della ninna nanna e che serve a conciliare il sonno.

 

PREROGATIVA FEMMINILE. La fase dell’addormentamento diviene un vero e proprio rito affidato prevalentemente alla mamma e, per via del tutto eccezionale, alla nonna. Il fatto che la ninna nanna fosse prerogativa prettamente femminile lo ricaviamo dall’analisi del mito di Erigone che va alla ricerca del padre Icario. Questi aveva ricevuto da Dioniso, la rivelazione dei segreti sulla distillazione del vino e, dopo aver condiviso il nettare degli dei con alcuni vignaioli, fu ucciso e gettato in un pozzo da questi, perché si credettero avvelenati essendosi addormentati ubriachi. Quando la figlia Erigone trovò il cadavere del padre, si impiccò ad un ramo dell’albero e scatenò una follia suicida tra le vergini attiche, che rimanevano appese agli alberi dondolanti. Apollo, per mettere fine a questo scempio, fece istituire la festa dell’ aiora, cioè l’altalena delle vergini. Questo mito, che in età puberale giustifica la rottura del legame che si è saldato tra il padre e la figlia, pronta ad abbandonare la casa per prendere marito, può essere interpretato come una chiusura del cerchio tra madre, figlia e padre. Più precisamente possiamo chiederci: se la dea Nana è la madre e l’infante il figlio, dove si trova il padre? Il padre, lo desumiamo dal mito, è morto, non è presente e questo giustifica il fatto che la ninna nanna è una prerogativa tutta femminile. Il mito non ha previsto la ninna nanna, il cullare, per l’uomo, che quindi, deve occuparsi di altri aspetti legati alla famiglia.
UN RITO DI PASSAGGIO. Se ogni rito è composto da un canto, da una danza e da una sostanza inebriante, la fase del sonno dell’infante le comprende tutte se per canto consideriamo la nenia, per danza il dondolio e per sostanza inebriante “a papagnelle” ovvero l’infuso di semi di papavero che le nostre nonne o bisnonne ci facevano bere per addormentarci. Già Socrate non si capacitava del fatto che per far addormentare un bambino si dovessero fare cose contrarie alla natura della quietudine del sonno come cantare e muovere il bambino, talvolta anche in modo ossessivo, individuando in questa contraddizione, un sollievo non già nell’infante quanto nella mamma. In fondo la ninna nanna rappresenta un rito di passaggio che porta il bambino da una condizione di veglia ad una di sonno e in una società arcaica questo microciclo veglia-sonno equivaleva al macrociclo vita-morte. Se analizziamo le ninna nanne tradizionali ci rendiamo conto che la musicalità ed il ritmo sono del tutto simili ai lamenti funebri, affidati anche questi, alle voci femminili. Inoltre anche nei testi troviamo riferimenti ed addirittura auguri di morte per il bambino.

I "PERSONAGGI" DELLE NINNA NANNA. Le icone che spiccano più di altre nelle ninna nanne tradizionali sono: il lupo che si mangia la pecorella; la gallina che muore sull’uovo; Sant’Anna e San Nicola. L’immagine del lupo, che indica la notte e per associazione il sonno, è una chiara rappresentazione simbolica che è cantata come invocazione al sonno che tarda ad arrivare. La pecorella, invece, rappresenta il neonato nell’atto di prendere sonno e rappresenta il giorno che si approssima a venire. Inoltre il lupo diventa importante all’interno della ninna nanna in quanto incapace di farsi addomesticare. La mamma, nella ninna nanna, evoca la paura atavica dell’addomesticamento del suo figliuolo che non vuole cedere al sonno. Imporre il ritmo del sonno al piccolo è il primo insegnamento, la prima forma di educazione che la mamma rivolge al figlio. Il lupo, che per sua natura non è addomesticabile, assurge ad animale negativo. Un’altra figura ricorrente nelle ninna nanne è quella della gallina che muore sull’uovo. Questa immagine fa riferimento alla diade madre-figlio. La gallina è la femmina del gallo, simbolo solare per eccellenza perché è il primo animale a cantare quando spunta il sole. Per questo motivo la gallina assume una connotazione negativa, o meglio opposta rispetto al gallo e quindi diviene simbolo lunare, terreno, notturno e di morte. L’uovo è solitamente associato alla primavera, stagione di rinascita per eccellenza, perché è in questo periodo, che, dopo le migrazioni, è deposto dagli uccelli. Interpretando il simbolo della gallina che, nella ninna nanna, muore sull’uovo, possiamo concludere che l’auspicio della mamma è quello del risveglio del figlio, per esorcizzare la paura atavica del sonno eterno. Se, come abbiamo visto innanzi, vale la similitudine sonno = morte, la mamma, nel canto della ninna nanna, non fa altro che auspicare, attraverso la morte mitica della gallina, simbolo lunare, il risveglio del figlio dopo il sonno.


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