Nelle scuole foggiane si studia una nuova materia: tradizioni popolari
"Azioni e tradizioni" di Pino Donatacci
SUPPORTO ALLE ALTRE MATERIE. Mettendo da parte il vernacolo quale materia di studio, che io ritengo prematuro per dei ragazzi in formazione impegnati ad apprendere le regole della grammatica italiana, considero che lo studio delle tradizioni possa essere da supporto alle materie scientifiche come lo studio della geografia, della cosmologia, ma anche a materie letterarie come la storia o l’etimologia. Sebbene l’integrazione con queste materie richiede una progettualità didattica molto laboriosa, il punto forte delle materie demologiche è quello di gettare il seme della curiosità negli alunni.
LA CURIOSITA'. “Siate curiosi” è il monito con cui mi piace salutare i giovani dopo aver ascoltato le mie lezioni. Tutto ciò che riguarda le tradizioni è ricco di significati che si esprimono attraverso simboli. Dalla decodifica di questi simboli si riesce ad interpretare un rito o, nella migliore delle ipotesi, la filosofia di vita che spingeva i nostri avi a regolare la loro esistenza. Il problema serio è che non siamo più avvezzi a porci domande, presi come siamo dalle vicissitudini e dagli impegni che riempiono le nostre giornate. La forma mentis del ragazzo è un po’ più predisposta alla curiosità. Il bambino in età prescolare attraversa la fase dei perché che noi adulti abbiamo il dovere formativo di assecondare per stimolare varie forme di intelligenza. Col passare del tempo, nei ragazzi subentra “il timore di chiedere” che impedisce loro di fare e di farsi domande. Le tradizioni popolari, proprio per via del fatto che utilizzano un linguaggio simbolico, richiedono continuamente un sforzo interpretativo che parte sempre da una domanda ed approda da una ricerca.
SCUOLA DI INTERCULTURA. Un’emergenza con la quale la scuola si trova a dover combattere in questo periodo è il tema dell’intercultura. Attraverso il confronto dei riti nelle varie comunità è facile poter comprendere che le paure, i dubbi e le incertezze degli uomini primitivi erano esorcizzate in maniera diversa ma tutte esperivano un identico significato. Il confronto culturale è stimolato se la diversità è vista dagli alunni come risorsa, valorizzando contemporaneamente quelle persone che sono culturalmente più distanti dal gruppo classe. È il caso dei ragazzi rom o degli italiani di seconda generazione che affollano le aule dei nostri Istituti scolastici.
AMORE PER IL PROPRIO TERRITORIO. La conoscenza della storia locale, inoltre, favorisce un forte senso di appartenenza che si traduce in cura e conservazione del patrimonio artistico e paesaggistico. Possiamo dire che studiare storia locale equivale ad una lezione di educazione civica. Il ragazzo che apprende il valore di un monumento, difficilmente tratterà quest’ultimo in modo scellerato, anzi contribuirà alla sua conservazione diventandone paladino. Questi sono i meta insegnamenti che passano attraverso i laboratori di storia locale e tradizioni popolari, laboratori che fanno comprendere da subito agli alunni la molteplicità dei modi di comunicare che l’uomo ha sviluppato nei secoli.