Qui Rignano, avviso ai naviganti: il ghetto c'è ancora

I migranti sono rimasti per tutto l'inverno

FREDDO INVERNO. Le baracche sono ancora lì. Una volta d'inverno venivano smontate per ricomparire a luglio. Ora è ancora inverno e le baracche e le centinaia di persone che vi sopravvivono sono ancora lì. Freddo. Puzza di carne stesa a prendere il fresco all'esterno dei ristoranti della bidonville. Sentiamo quattro ragazzi. Volevano venire a Foggia, allo sportello degli avvocati di strada. Tre erano disposti a dare a un taxi quanto ci vuole per tornare al Ghetto. Uno no. Quei soldi non ce l'aveva e cercava un posto letto per la notte, per non dormire in strada, che dopo le sei non c'è più un autobus che colleghi Foggia e quella landa sperduta, dopo i cumuli di spazzatura e il ponticello.

"PICCOLE" QUESTIONI.
Ecco M., ha un permesso per motivi umanitari di un anno, ma qui non ci vuole stare più, cerca qualcuno che lo aiuti per il rinnovo. J. un avvocato ce l'avrebbe pure, ma sta a Catania e non gli risponde più al telefono. Squilla e non risponde. Chiama in studio e si fa negare. E intanto lui aspetta notizie del suo ricorso contro il diniego della Commissione territoriale per il riconoscimento dello status di rifugiato. Oggi chi cerca storie particolari di sfruttamento e caporalato rimarrà deluso. Solo piccole ingiustizie di burocrati e professionisti lautamente retribuiti. Piccole e fastidiose, martellanti, questioni che non ti fanno dormire, ti negano la libertà e ti costringono qui al Ghetto, dove i rom vendono materassi usati, il bar-ristorante del signor N. è ancora chiuso e l'unico passatempo è il bordello, che invece non chiude mai. Qui, dove le Istituzioni hanno dimenticato che vivono centinaia di persone. Ne fanno convegni, ne parlano sui social, ma qui ai piedi di Rignano, in terra di San Severo, non si vedono da un pezzo. Qui, dove i migranti non sono né un problema né una risorsa. Nè bene né male. Nè eroi né martiri, né criminali. Solo persone strette nel freddo, tra le lamiere e il compensato. E la polvere che si alza e ti entra in gola fino a non poterne più.
 
Claudio de Martino


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