Sant’Antonio si innamorò del porco

"Azioni e tradizioni" di Pino Donatacci

LE ORIGINI. Per capire questo bisogna approfondire l’agiografia del Santo che lo mostra come un giovane orfano che vendette tutti i suoi avere per vivere in povertà e di carità. Si mortificava nel corpo e nello spirito infliggendosi lunghe penitenze da cui derivano le più note leggende sul suo conto. Divenuto famoso per la sua ascesi, Sant’Antonio fondò l’ordine degli Antoniani e fece costruire uno dei maggiori ospedali del Medioevo che curavano l’erpes zoster o comunemente detta fuoco di Sant’Antonio. Proprio per curare l’ergotismo o l’erpes zoster i monaci usavano grasso di maiale e per sfamare i malati dell’Ospedale, dovettero integrare nella dieta anche il maiale. Integrare il maiale nella dieta cristiana non è stata cosa facile. Per allevare i maiali, gli Antoniani dovettero fare ufficiale richiesta al Papa.
Se, infatti, il maiale è un animale immondo, come riferiscono i bestiari cristiani e come è riportato nel Levitico e nel Deuteronomio, e il suo cibo è bandito ancora oggi dai mussulmani e dagli ebrei, la sua diffusione ed il suo allevamento ha trovato forti resistenze da parte della comunità, tanto che i Padri della Chiesa per sincretizzare questa usanza, hanno favorito la divulgazione di leggende intorno al Santo anacoreta. Non è un caso, infatti, che il Santo si festeggia il 17 gennaio e che in quel giorno inizia ufficialmente il Carnevale, che vede nel maiale il suo simbolo di abbondanza. Possiamo forse supporre che fu proprio grazie a Sant’Antonio abate che il Carnevale, unica festa pagana rimasta, non sia stata fagocitata dal calendario liturgico Cristiano.
IL CULTO DEL MAIALE. La Chiesa ha fatto di tutto per impedire il culto del maiale ma nonostante tutto non vi è riuscita. Il culto per il maiale nei nostri paesi viene da molto lontano. Il maiale era sacro a Cerere, dea della terra e delle messi, ed in suo onore era sacrificato. Molte cittadine hanno come totem proprio il maiale. Troia, in provincia di Foggia, ne è un esempio. Anche i paesi nordici vedevano in Lug, il signore della luce della tradizione celtica, il protettore dei cinghiali, perché il dio era raffigurato con un cinghiale in braccio, poi sostituito dal maiale.  Solo con l’avvento del Cristianesimo il maiale ha assunto una connotazione negativa, quella connotazione che ancora oggi si ritrova nei luoghi comuni quando si ritiene il maiale sinonimo di persona immonda. Il detto popolare “Sant’Antunije se ‘nnammuraije d’ù purche”, che può tradursi con la frase latina “ de gustibus no disputandum est” o con quella italiana “l’amore è cieco”, la dice lunga sul pregiudizio che seguiva il maiale in età cristiana. Ma questa affermazione può leggersi anche come una resa di fronte al culto del maiale, infatti prende atto dell’amore che lega il Santo all’animale immondo che da questo momento in poi legittima il culto.
Osservando l’agiografia di Sant’Antonio Abate possiamo notare che in un primo momento il maiale era connotato negativamente, tanto che era assimilato al diavolo. La leggenda di Sant’Antonio Abate vuole che il Santo per sfuggire alle tentazioni, si rifugiò nel deserto dove fu percosso e tentato dal diavolo che si impersonò in un maiale. Solo in un secondo momento, quando la Chiesa stessa capì che poteva servirsi del maiale per soddisfare le esigenze alimentari dei monaci che affollavano i monasteri in età Medioevale, il suino acquistò una connotazione positiva ed il maiale divenne la personificazione del Santo. Una leggenda vuole che il Santo, guarì un maialino che per riconoscenza lo seguì per tutta la vita. Il maiale diventò un privilegio dei Fratelli Ospedalieri di Sant’Antonio fondato nel XVII secolo che per nutrire i malati, lo allevarono, previo il permesso dato dal Papa.
SANT'ANTONIO. Ma queste leggende, da sole, non giustificano la grande attenzione che le popolazioni di tutta Europa dedicano al Santo. A Sant’Antuono, infatti, sono dedicate vari tipi di manifestazioni religioso-folclorike. Solo nel territorio di Capitanata se ne contano diverse: quella di Alberona e Roseto Valfortore, in cui si arrostisce la carne intorno al fuoco; a San Severo, dove sfilano in processione insieme alla statua del Santo, anche gli animali con i vari carretti o tenuti al guinzaglio dai padroni; a Serra Capriola dove il 17 gennaio un uomo travestito da monaco, munito di forcina, inizia una questua di porta in porta per procurarsi salsiccia e carne fresca di maiale; a Biccari dove si accendono i falò in suo onore e a Rocchetta Sant’Antonio in cui al Santo è dedicata una festa di due giorni perché festa patronale e in cui l’amministrazione comunale, nella persona del Sindaco, invita ad un buffèt l’intera popolazione, oltre a premiare le fiamme che si levano più alte durante le sfide dei falò. Anche Foggia ha festeggiato in passato il 17 gennaio, fino a quando non fu abbattuta, nel 1936 la chiesa di Sant’Antonio Abate (XVII secolo) che era situata all’incrocio tra viale Vittorio Emanuele III e corso Garibaldi, dove oggi sorge il Credito Italiano. In circostanza della festa di Sant’Antuono si portavano gli animali a benedire in chiesa, usanza che oggi si è trasferita nel giorno di San Francesco.
LA FESTA. L’importanza di questa data, che è dedicata al Santo va ricercata nella cosmogonia che il Santo rappresenta. La festa di Sant’Antuono si pone tra la fine dei festeggiamenti natalizi e l’inizio di quelli carnevaleschi. Già la sua iconografia ce lo ricorda. Il Santo è raffigurato come un monaco grassoccio, canuto e dalla barba bianca, simile ad un Babbo Natale. Ai suoi piedi c’è l’immancabile maialino che rappresenta il Carnevale. Ma l’iconografia del Santo prevede altri due elementi simbolici: la campanella e il fuoco. La campana è l’elemento di collegamento tra la terra ed il cielo. La campana non è altro che un vaso capovolto e questo elemento ricollega di nuovo la ritualità del maiale alla Madre Terra, a Cecere a cui era sacrificato. L’alleanza con Sant’Antuono spezza l’equazione maiale /diavolo e lo fa rientrare nella sua dimensione domestica e cornucopica. Il fuoco è l’elemento di purificazione importante nei tempi antichi per purificare gli animali ma anche per fertilizzare i campi. Sant’Antuono, protettore dell’erpes zoster, per mezzo del grasso di maiale riesce a lenire i bruciori del fuoco e diventa automaticamente dominatore di questo elemento.


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