Sapore di coccole: quando le parole fanno crescere bene
Le interviste all’autrice e all’illustratrice, dal blog di Rossella Caso
Dietro Sapore di coccole, testo al quale ho scelto di dedicare lo scorso numero del blog, oltre all’esperienza di una tra le nostre case editrici più importanti, la Carthusia, diretta da Patrizia Zerbi Monti, da sempre impegnata in progetti di significativa rilevanza socio-culturale – e nel fare bei libri per raccontarli – vi sono due grandi autrici: Emanuela Nava, scrittrice, e Desideria Guicciardini, illustratrice. Entrambe hanno accettato di rispondere alle mie domande, che riporto qui in esclusiva per i lettori del blog.
A colloquio con Emanuela Nava
Emanuela Nava è nata a Milano, dove vive e lavora. Oltre ad essere autrice di innumerevoli pubblicazioni rivolte ai bambini e ai ragazzi – ma capaci, in realtà, di raccontare molto anche agli adulti – ha lavorato per cinque anni nell’équipe del programma televisivo per ragazzi della RAI L’albero azzurro. Chi volesse sapere qualcosa in più su di lei può visitare il suo sito internet ufficiale: www.emanuelanava.it
Rossella Caso: Emanuela Nava, come è nata l’idea di questo libro?
Emanuela Nava: «Da una richiesta della Asl 1 di Milano all’Editore Carthusia: un libro rivolto alle mamme dei bambini dagli zero ai tre anni che parlasse di cibo ed emozioni che fanno crescere bene».
Rossella Caso: È possibile ipotizzare l’esistenza di un legame strettissimo tra letteratura e cibo? E se sì, qual è?
Emanuela Nava: «La dea romana Estia non chiedeva ai fedeli sacrifici al suo altare, ma solo ricchi banchetti in suo onore. In cambio proteggeva il focolare domestico. Basterebbe questo per comprendere come ciò che mangiamo, come lo mangiamo e con chi lo mangiamo parli di noi e delle persone che ci sono vicine. La letteratura indaga l’animo umano, anche quando, come Camilleri, fa sedere a tavola il commissario Montalbano. O Rabelais ci racconta i pasti allegri di Gargantua e Pantagruel».
Rossella Caso: Parole, musica, latte (e in seguito pappa) e abbracci: leggendo il libro ho avuto la percezione che si volesse raccontare al lettore che queste sono le componenti essenziali della relazione mamma-bambino. È corretto? Se sì, come ha fatto a tradurlo in scrittura?
Emanuela Nava: «Quando si cucina per sé e per gli altri, tra gli ingredienti, si può mescolare amore e tenerezza, ma anche rabbia o tristezza. Il cibo veicola pensieri e emozioni. Condividere latte e pappa con calma, gentilezza, abbracci e storie dà gioia. Il cibo deve essere buono per nutrire anche il cuore».
Rossella Caso: Che ruolo ha giocato in questo processo il suo essere donna e madre?
Emanuela Nava: «Credo che mi abbia fatto comprendere le cose che ho appena scritto».
Rossella Caso: In tempi in cui si può leggere sui giornali di casi “limite” di donne che costringono i propri figli, anche molto piccoli, a regimi alimentari squilibrati – vegetariani o addirittura vegani, o, viceversa, ipercalorici – che causano loro problemi di salute anche molto seri, quanto è importante parlare di questi temi? E che ruolo può avere la letteratura?
«La letteratura dovrebbe trasformare chi legge: permettergli di vedere il mondo con occhi nuovi. A porsi interrogativi, avere dubbi, essere elastici in ogni scelta».
A colloquio con Desideria Guicciardini
Desideria Guicciardini, illustratrice italiana tra le più importanti, è nata a Firenze nel 1954 e vive e lavora a Milano. Anche in questo caso, chiunque avesse voglia di scoprire qualcosa in più su di lei e sulla sua arte può navigare tra le pagine del suo sito internet ufficiale: desideriaguicciardini.eu
Rossella Caso: Desideria Guicciardini, come è nata l’idea di questo libro?
Desideria Guicciardini: «Non ho partecipato alla nascita del progetto, nato dalla collaborazione tra la Casa Editrice Carthusia e la ASL Milano 1. Sono intervenuta solo quando mi è stato inviato il testo di Emanuela Nava. Solo dopo averlo letto mi sono confrontata con la redazione. Abbiamo parlato ampiamente di come far arrivare il concetto del rapporto tra cibo e affettività, del legame affettivo tra mamma e bambino come punto fondamentale del buon rapporto col cibo».
Rossella Caso: È possibile ipotizzare l’esistenza di un legame strettissimo tra letteratura e cibo? E se sì, qual è?
Desideria Guicciardini: «La letteratura come cibo per la crescita equilibrata del bambino. Certo. Ci si nutre non solo di pappa ma anche di immagini e storie. Le storie si ingeriscono, si digeriscono, dalle storie si traggono proteine e vitamine per diventare grandi, non solo fisicamente. Penso che ai bambini si debbano proporre in giusta dose. Con troppe sollecitazioni si rischia l’indigestione».
Rossella Caso: Leggendo il libro ho avuto la percezione che Emanuela Nava volesse raccontare al lettore che le componenti essenziali della relazione mamma-bambino sono parole, musica, latte (e in seguito pappa) e abbracci. Può condividere questa impressione? Se sì, è la stessa che l’ha guidata mentre disegnava le illustrazioni?
Desideria Guicciardini: «Le primissime parole del testo di Emanuela Nava, quelle che mi hanno dato il là per iniziare a disegnare, sono: “Di cosa è fatto il nostro latte? Si chiesero sorridendo. Di parole sussurrate, di parole cantate”. Il latte dunque non è fatto di acqua, proteine, lattosio, grassi, sali minerali. È fatto di tenerezza. Ho trovato questa affermazione sorprendente, nella sua semplicità. È quel participio passato del verbo fare che mi ha illuminata. La cosa da sottolineare nel disegno era il dialogo, fatto di parole sussurrate e cantate, il rapporto affettivo, anche fisico, tra mamma e bambino, non il cibo in quanto tale. Da notare infatti che in nessun disegno la mamma nutre il figlio, non lo imbocca, non gli porge tazze e piatti ricolmi di cibarie. Lo abbraccia, in ogni pagina. Questa attenzione alla vicinanza fisica tra madre e figlio mi è stata suggerita dalla redazione di Carthusia. È stata per me una bella esperienza di collaborazione con l’editore».
Rossella Caso: Mi interesserebbe capire il procedimento che ha usato per tradurre le parole di Emanuela Nava in disegni.
Desideria Guicciardini: «Come ho detto l’attenzione doveva essere focalizzata sull’affetto tra madre e figlio, non sull’azione di porgere o ingerire cibo. Questo ha permesso di inserire mamma e bambino in uno scenario totalmente immaginario. Il testo assai poetico di Emanuela ha facilitato il compito. Nulla di realistico, dunque. Mi sono divertita a trasformare una scodella in una barca e un bavaglino nella sua vela, per esempio. E il latte diventa la via lattea, tra luna e stelle. Oltre alle coccole tra mamma e bimbo, ho cercato di raccontare anche il lato giocoso dello stare insieme, l’allegria del momento della pappa».
Rossella Caso: A suo avviso che ruolo può avere l’arte – perché tale è l’illustrazione – nel raccontare, soprattutto ai genitori, in un’epoca in cui il rapporto con il cibo è spesso squilibrato (e questo squilibrio, spesso, riguarda anche i più piccoli), l’importanza di una corretta alimentazione?
Desideria Guicciardini: «Per raccontare non bastano le illustrazioni. Ci vuole una buona storia. Se c’è una buona storia, quasi sicuramente ci saranno buone illustrazioni. Detto questo, ogni libro per bambini è rivolto anche ai genitori. Non solo perché sono loro ad acquistare, se non a scegliere, un libro. Ma anche perché ci si augura che saranno loro a leggerlo con i loro bambini. Il compito dell’illustrazione, secondo me, è quello di aiutare grandi e piccoli a scoprire insieme la storia, a ricordarla, a condividerla. Io penso che se genitori e figli sono abituati a leggere insieme, con affetto e senza fretta, altrettanto affettuosamente sapranno mangiare insieme, con allegria e senza ansia. E per ottenere ciò non è indispensabile che un libro parli obbligatoriamente di cibo».
A colloquio con Emanuela Nava
Emanuela Nava è nata a Milano, dove vive e lavora. Oltre ad essere autrice di innumerevoli pubblicazioni rivolte ai bambini e ai ragazzi – ma capaci, in realtà, di raccontare molto anche agli adulti – ha lavorato per cinque anni nell’équipe del programma televisivo per ragazzi della RAI L’albero azzurro. Chi volesse sapere qualcosa in più su di lei può visitare il suo sito internet ufficiale: www.emanuelanava.it
Rossella Caso: Emanuela Nava, come è nata l’idea di questo libro?
Emanuela Nava: «Da una richiesta della Asl 1 di Milano all’Editore Carthusia: un libro rivolto alle mamme dei bambini dagli zero ai tre anni che parlasse di cibo ed emozioni che fanno crescere bene».
Rossella Caso: È possibile ipotizzare l’esistenza di un legame strettissimo tra letteratura e cibo? E se sì, qual è?
Emanuela Nava: «La dea romana Estia non chiedeva ai fedeli sacrifici al suo altare, ma solo ricchi banchetti in suo onore. In cambio proteggeva il focolare domestico. Basterebbe questo per comprendere come ciò che mangiamo, come lo mangiamo e con chi lo mangiamo parli di noi e delle persone che ci sono vicine. La letteratura indaga l’animo umano, anche quando, come Camilleri, fa sedere a tavola il commissario Montalbano. O Rabelais ci racconta i pasti allegri di Gargantua e Pantagruel».
Rossella Caso: Parole, musica, latte (e in seguito pappa) e abbracci: leggendo il libro ho avuto la percezione che si volesse raccontare al lettore che queste sono le componenti essenziali della relazione mamma-bambino. È corretto? Se sì, come ha fatto a tradurlo in scrittura?
Emanuela Nava: «Quando si cucina per sé e per gli altri, tra gli ingredienti, si può mescolare amore e tenerezza, ma anche rabbia o tristezza. Il cibo veicola pensieri e emozioni. Condividere latte e pappa con calma, gentilezza, abbracci e storie dà gioia. Il cibo deve essere buono per nutrire anche il cuore».
Rossella Caso: Che ruolo ha giocato in questo processo il suo essere donna e madre?
Emanuela Nava: «Credo che mi abbia fatto comprendere le cose che ho appena scritto».
Rossella Caso: In tempi in cui si può leggere sui giornali di casi “limite” di donne che costringono i propri figli, anche molto piccoli, a regimi alimentari squilibrati – vegetariani o addirittura vegani, o, viceversa, ipercalorici – che causano loro problemi di salute anche molto seri, quanto è importante parlare di questi temi? E che ruolo può avere la letteratura?
«La letteratura dovrebbe trasformare chi legge: permettergli di vedere il mondo con occhi nuovi. A porsi interrogativi, avere dubbi, essere elastici in ogni scelta».
A colloquio con Desideria Guicciardini
Desideria Guicciardini, illustratrice italiana tra le più importanti, è nata a Firenze nel 1954 e vive e lavora a Milano. Anche in questo caso, chiunque avesse voglia di scoprire qualcosa in più su di lei e sulla sua arte può navigare tra le pagine del suo sito internet ufficiale: desideriaguicciardini.eu
Rossella Caso: Desideria Guicciardini, come è nata l’idea di questo libro?
Desideria Guicciardini: «Non ho partecipato alla nascita del progetto, nato dalla collaborazione tra la Casa Editrice Carthusia e la ASL Milano 1. Sono intervenuta solo quando mi è stato inviato il testo di Emanuela Nava. Solo dopo averlo letto mi sono confrontata con la redazione. Abbiamo parlato ampiamente di come far arrivare il concetto del rapporto tra cibo e affettività, del legame affettivo tra mamma e bambino come punto fondamentale del buon rapporto col cibo».
Rossella Caso: È possibile ipotizzare l’esistenza di un legame strettissimo tra letteratura e cibo? E se sì, qual è?
Desideria Guicciardini: «La letteratura come cibo per la crescita equilibrata del bambino. Certo. Ci si nutre non solo di pappa ma anche di immagini e storie. Le storie si ingeriscono, si digeriscono, dalle storie si traggono proteine e vitamine per diventare grandi, non solo fisicamente. Penso che ai bambini si debbano proporre in giusta dose. Con troppe sollecitazioni si rischia l’indigestione».
Rossella Caso: Leggendo il libro ho avuto la percezione che Emanuela Nava volesse raccontare al lettore che le componenti essenziali della relazione mamma-bambino sono parole, musica, latte (e in seguito pappa) e abbracci. Può condividere questa impressione? Se sì, è la stessa che l’ha guidata mentre disegnava le illustrazioni?
Desideria Guicciardini: «Le primissime parole del testo di Emanuela Nava, quelle che mi hanno dato il là per iniziare a disegnare, sono: “Di cosa è fatto il nostro latte? Si chiesero sorridendo. Di parole sussurrate, di parole cantate”. Il latte dunque non è fatto di acqua, proteine, lattosio, grassi, sali minerali. È fatto di tenerezza. Ho trovato questa affermazione sorprendente, nella sua semplicità. È quel participio passato del verbo fare che mi ha illuminata. La cosa da sottolineare nel disegno era il dialogo, fatto di parole sussurrate e cantate, il rapporto affettivo, anche fisico, tra mamma e bambino, non il cibo in quanto tale. Da notare infatti che in nessun disegno la mamma nutre il figlio, non lo imbocca, non gli porge tazze e piatti ricolmi di cibarie. Lo abbraccia, in ogni pagina. Questa attenzione alla vicinanza fisica tra madre e figlio mi è stata suggerita dalla redazione di Carthusia. È stata per me una bella esperienza di collaborazione con l’editore».
Rossella Caso: Mi interesserebbe capire il procedimento che ha usato per tradurre le parole di Emanuela Nava in disegni.
Desideria Guicciardini: «Come ho detto l’attenzione doveva essere focalizzata sull’affetto tra madre e figlio, non sull’azione di porgere o ingerire cibo. Questo ha permesso di inserire mamma e bambino in uno scenario totalmente immaginario. Il testo assai poetico di Emanuela ha facilitato il compito. Nulla di realistico, dunque. Mi sono divertita a trasformare una scodella in una barca e un bavaglino nella sua vela, per esempio. E il latte diventa la via lattea, tra luna e stelle. Oltre alle coccole tra mamma e bimbo, ho cercato di raccontare anche il lato giocoso dello stare insieme, l’allegria del momento della pappa».
Rossella Caso: A suo avviso che ruolo può avere l’arte – perché tale è l’illustrazione – nel raccontare, soprattutto ai genitori, in un’epoca in cui il rapporto con il cibo è spesso squilibrato (e questo squilibrio, spesso, riguarda anche i più piccoli), l’importanza di una corretta alimentazione?
Desideria Guicciardini: «Per raccontare non bastano le illustrazioni. Ci vuole una buona storia. Se c’è una buona storia, quasi sicuramente ci saranno buone illustrazioni. Detto questo, ogni libro per bambini è rivolto anche ai genitori. Non solo perché sono loro ad acquistare, se non a scegliere, un libro. Ma anche perché ci si augura che saranno loro a leggerlo con i loro bambini. Il compito dell’illustrazione, secondo me, è quello di aiutare grandi e piccoli a scoprire insieme la storia, a ricordarla, a condividerla. Io penso che se genitori e figli sono abituati a leggere insieme, con affetto e senza fretta, altrettanto affettuosamente sapranno mangiare insieme, con allegria e senza ansia. E per ottenere ciò non è indispensabile che un libro parli obbligatoriamente di cibo».