Trasparenza a costo zero
"Punto Fermo" di Daniela Marcone
Come spesso accade in città, alcune notizie passano sotto silenzio, oppure lo scetticismo arriva a sminuirne la portata. Ecco che entro in campo io, cittadina fiduciosa. In qualità di referente di Libera a Foggia ed affiancata dallo staff nazionale che si occupa della campagna suddetta, vigileremo e sosterremo l’amministrazione comunale per l’applicazione della delibera poiché ci sentiamo coinvolti in questa sorta di patto. Ritengo però necessario che anche il cittadino consulti sul sito del Comune di Foggia i vari passaggi che attueranno la delibera e, in seguito, i bilanci, i bandi e quant’altro sarà pubblicato al fine di rendere l’attività amministrativa più trasparente possibile. L’adozione della delibera ascrive la nostra città ad un buon numero di Comuni italiani che hanno aderito. Finalmente siamo stati inseriti in una graduatoria caratterizzata dal segno più!Per una città dove scoppiano bombe ed in cui le operazioni di polizia ci svelano realtà sempre più gravi circa lo stato di salute “criminale” della nostra Foggia, iniziare il 2015 in questo modo è una buona notizia.
Detto questo, mi viene da raccontarvi, in modo apparentemente slegato da quanto precede, che il 31 marzo del 2015 saranno trascorsi vent’anni dalla morte di Francesco Marcone. E saranno trascorsi vent’anni della mia attività in Libera. Se ci penso mi vengono le vertigini, poi faccio un bel respiro e via. Mi chiedo, già da qualche giorno, come lo vorrei questo anno che segna un punto di arrivo. Non ho usato a caso il nome e cognome di papà. La storia è iniziata così e forse è questo il modo giusto per riprendere un percorso. Raccontando. Non tutto, bensì ciò che è importante far riemergere dal passato. Mio padre tornerà ad essere, solo per un po’, Francesco Marcone, direttore del locale Ufficio del Registro, 57 anni, ucciso nel portone della sua casa con due colpi di pistola. Una calibro 38. Due colpi precisi: lui, la vittima, non doveva vivere un attimo di più.Queste frasi, ci fanno entrare in una situazione di grande gravità e mi aiuteranno a ridare all’omicidio Marcone la sua giusta dimensione. Dopo vent’anni tutto sembra appiattito ed in alcuni commenti a mezzo stampa sembra quasi che mio padre sia andato da solo incontro alle pallottole.Il caso Marcone è una storia di rifiuto ai tentativi di corruzione da parte di un uomo che, in grande solitudine, ha segnalato, 15 giorni prima di morire, falsi mediatori che circolavano nell’ufficio che dirigeva.
Non sappiamo chi lo ha ucciso ma sappiamo cosa ha fatto, conosciamo il suo lavoro ed il modo in cui lo svolgeva. Ho imparato una cosa in questi vent’anni: la risposta incompleta e limitata da parte della giustizia formale non può impedirci di prendere posizione, di guardare con occhi ben aperti verità che parlano a gran voce. Gli assassini di Peppino Impastato volevano convincere gli abitanti di Cinisi che Peppino si era suicidato: chi poteva crederci? Non certo la sua famiglia ed i suoi amici. Dopo più di vent’anni è giunta la verità su quella morte che poi, alla fine, ha confermato i sospetti forti che la famiglia di Peppino aveva sempre avuto. Questa vicenda, come tante altre, mi ha insegnato che alla verità giudiziaria non si deve mai rinunciare ma, nel frattempo, restare fermi è impossibile, controproducente. Quest’anno voglio coinvolgere la mia città in questa rilettura degli ultimi vent’anni, sono convinta che possa esserci utile, a partire da me stessa.
Non sappiamo chi lo ha ucciso ma sappiamo cosa ha fatto, conosciamo il suo lavoro ed il modo in cui lo svolgeva. Ho imparato una cosa in questi vent’anni: la risposta incompleta e limitata da parte della giustizia formale non può impedirci di prendere posizione, di guardare con occhi ben aperti verità che parlano a gran voce. Gli assassini di Peppino Impastato volevano convincere gli abitanti di Cinisi che Peppino si era suicidato: chi poteva crederci? Non certo la sua famiglia ed i suoi amici. Dopo più di vent’anni è giunta la verità su quella morte che poi, alla fine, ha confermato i sospetti forti che la famiglia di Peppino aveva sempre avuto. Questa vicenda, come tante altre, mi ha insegnato che alla verità giudiziaria non si deve mai rinunciare ma, nel frattempo, restare fermi è impossibile, controproducente. Quest’anno voglio coinvolgere la mia città in questa rilettura degli ultimi vent’anni, sono convinta che possa esserci utile, a partire da me stessa.
Se ricorderemo insieme quei tempi, senza inutili dietrologie, scopriremo quanto sia importante l’adozione e la corretta applicazione della delibera “trasparenza a costo zero” che garantisce tutti. Garantisce chi amministra la cosa pubblica, perché essendo la sua attività trasparente e pubblicizzata nel giusto modo, non sarà oggetto di pressioni che, qualora fossero effettuate, cadrebbero nel vuoto. A livello nazionale ed europeo si sta lavorando alacremente per rendere chi denuncia i tentativi di corruzione sempre più cautelato. Le misure anticorruzione garantiscono, ovviamente, la collettività, in moltissimi modi evidenti e non. Pensiamo ai fondi occulti che si perdono nei rivoli dei sistemi impregnati di corruzione e quindi di mafiosità. Liberarsene vuol dire liberare l’economia che potrà correre su binari sempre più diretti alla meta. La città dell’omicidio di Francesco Marcone era una città silente e pavida. Oggi abbiamo la possibilità concreta di essere altro.