U monache e la pacchiana, i personaggi foggiani del Carnevale

"Azioni e tradizioni" di Pino Donatacci

I PERSONAGGI DEL CARNEVALE "PASSATO". In passato anche le maschere avevano un significato legato a quel ciclo temporale, così come il cibo nella tradizione ha sempre interessato, nella forma e nella sostanza, la festività a cui era dedicata. Oggi assistiamo, invece, ad un’ibridazione di significati che non “significano” più niente. Per esempio le maschere che vediamo sfilare nei giorni di Carnevale rappresentano perlopiù personaggi della televisione, cartoni animati o fumetti. Difficilmente si riprendono i vecchi travestimenti dei personaggi che hanno fatto la cultura di un popolo. Ogni paese aveva un personaggio carnevalesco che rappresentava la sua comunità. Oggi ci ricordiamo di Zi Peppe e Seponta a Manfredonia, Polmonata e Nocchitiello a Troia, la Pacchiana e il Pastore a Sannicandro Garganico, lu Carlucce a San Giovanni Rotondo, etc. Questi personaggi rivivevano solo durante il periodo di Carnevale e, per quanto diversi tra loro, avevano molti punti in comune attorno ai quali la comunità si stringeva e si riconosceva.

I SIGNIFICATI DEL CARNEVALE. L’inversione dei ruoli sociali si rendeva necessaria per affrontare con speranza i tempi difficili in cui viveva la popolazione contadina, affranta da molto lavoro e poco reddito. Nello scambio dei ruoli si leggeva tutta la devozione alla magia del popolo capace di esorcizzare, con alcuni comportamenti, le aspettative future. La visione ciclica del tempo, nell’uomo antico, iniziava dal mese di marzo, mese dedicato alla guerra. Solo in un secondo momento, con Numa Pompilio, si sono inseriti i mesi di gennaio e febbraio. Questo spiega il motivo per il quale si inaugura con il carnevale l’anno nuovo.

I PERSONAGGI FOGGIANI: IL MONACO E LA PACCHIANA. Ma le motivazioni riguardanti i festeggiamenti del Carnevale non sono le sole a doversi “risignificare”. Da più parti sentiamo dire che a Foggia non è mai esistita una tradizione carnevalesca né la comunità locale ha fatto molto per conservare e promuovere una maschera tipica. Sentiamo noi oggi la necessità di soffermarci sui personaggi che nel tempo hanno rappresentato le festività carnevalesche. Molti studiosi locali annoverano tra le maschere foggiane personaggi realmente esistiti, magari anche buffi e sui generis, ma che con il Carnevale nulla hanno in comune. Le maschere che rappresentano il Carnevale foggiano sono, secondo me, solo quei personaggi che in occasione delle festività carnevalesche, assumevano atteggiamenti consoni al periodo. Ad esempio il Monaco, una maschera che, con la faccia tinta di nerofumo, faceva razzie di ogni genere di vivande che trovava nelle misere case di Borgo Croci. Invero la maschera del Monaco la vestiva indistintamente il capogruppo di una banda di ragazzi che, facendo la questua e cantando la filastrocca “Carnevale, carnevalicchije, damme na fella de savezicchije, se nun me la vuje dà, che se pozza ‘nfracetà”, faceva razzie nelle case di parenti e conoscenti che nulla potevano di fronte alla prepotenza del Monaco. La maschera del Monaco, che ci riporta alla figura di Sant’Antonio abate con il quale si da inizio al Carnevale, rappresenta l’Inverno e lo deduciamo dalle sembianze oscure della faccia e del vestito, oltre che dal carattere avaro e prepotente tipico dell’inverno, contrapposto alla Primavera. Il personaggio che si contrappone al Monaco è la Pacchiana, celebrata anche in altri paesi, dal Gargano al Pre Appennino, e che rappresenta sempre la Primavera generosa e speranzosa.
i PERSONAGGI REALMENTE ESISTITI. Un altro esempio di maschera foggiana può essere Menille, personaggio realmente esistito, appartenente alla comunità dei caprari, che ogni anno in occasione del Carnevale si vestiva con il frack e la tuba e, bardato il suo asino, saliva sulle scale del municipio per tenere un discorso sconnesso ed irriverente nei confronti delle autorità, Sindaco in testa. Il personaggio di Menille ci riporta alle vecchie feste romane dei Saturnali durante le quali i servi potevano prendere in giro i propri padroni senza che questo potesse avere conseguenze.
U MASTE E U STAGNARILLE. Anche Matteje ‘u Maste può annoverarsi come un personaggio carnevalesco perché ogni anno a Carnevale si vestiva tutto di bianco, con un grande cappello a falde larghe e che finiva a cono sul quale erano appese delle campanelle. Questi aveva campanelle anche intorno alle caviglie ed aveva una grossa campana tra le gambe che lo costringeva a camminare in modo strano. Matteje ‘u Maste aveva in mano una gabbia con un gatto dentro che, secondo lui, “portava la fortuna”. Il vestito di Matteje ‘u Maste ci riporta in qualche modo al vestito di Pulcinella che è l’anima del Carnevale in tutta Italia. Chi meglio rappresenta il Carnevale foggiano è Ursine Stagnarille che si costruì una maschera ricca di sonagli ricavati dai tappi e dai coperchi della “cromatina”, il lucido per le scarpe. Ursino con suo figlio Accetille (sedano), perché alto e magro, intratteneva la gente imitando il gioco del domatore e dell’orso. Questa rappresentazione ci riporta ad antichi significati che vedevano nell’orso il totem del Carnevale poiché questo animale esce dal letargo proprio in questo periodo. A Jelsi (CB) in occasione del Carnevale si drammatizza la scena dell’uomo orso. Come possiamo notare esistono due tipi di maschere foggiane: il Monaco e la Pacchiana che non sono riferibili ad una persona specifica, ma sono patrimonio acquisito dalla comunità; e poi una serie di personaggi realmente esistiti che impersonano il Carnevale perché, nella loro semplicità e nella loro spontaneità, hanno colto il vero significato della festa, nulla a che vedere con i vari Zorro e Zichille.


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