Una poesia per tutte le madri

"Bux vs Books" di Antonio Bux

Quest'atmosfera d'esule interna si svolge tutta in un ambito domestico,  che è sostanzialmente da ritenersi "parziale", data la sua apertura all'interiorità del mondo esterno, di cui si fa carico come essendo una specie di madre generatrice, di sponda di partenza ma, allo stesso tempo, di terra ricevente. E gioca sulla nostalgia, apparentemente, questa poesia, ma anche sulla leggerezza di volersi presente, tentando un corollario tra i diversi tempi, tra le attese e le speranze, tra gli isterismi sopiti e gli sbalzi del sentimento. Come i temi trattati, le parole si fanno sibilline, ricorrenti (troviamo spesso cani, piedi, gatti, la madre, la neve, il cuore l'inverno, la casa) ma mai banali anzi, viceversa, come se ogni tassello del libro andasse componendo un suggerimento urbano, mite e dovizioso di particolari, teso a diradare la foschia interiore che ciascun essere sensibile prova, al di là di sé.  
 
Marilena e Lucia (in questo caso, l'altro, il  fuori di sé) giocano al rimpiattino con questa sensibilità, dando mostra di un catalogo in versi cadenzato e sottile, forte, solo apparentemente d'occasione, coscienziosamente votato al respiro universale e musicale, e alla leggiadria acuta e secca di certa poesia contemporanea, di cui questa poetessa è pregna di una sua propria singolarità rivelatrice. Difatti sono le immagini a venire esaltate in questo ritmo, alcune bellissime, che rivelano la potenza ma allo stesso tempo la fragilità di una donna dei nostri tempi, di una mater radice e presenza; ma anche di una assenza mentale suggellata dai fantasmi di altre vite, che tornano sempre a galla, ma che, la nostra, affronta con il disincanto di chi ha dato tutto pur sapendo che quel tutto non è mai abbastanza e che, proprio per questo, diviene la sola costante di questa intricata faccenda chiamata esistenza. 
 
Per questo, ogni madre dovrebbe leggere versi della Ingranata, così marcati e solidi: perché ogni madre conosce l'abbandono ma anche la forza del ritorno in superficie, pur rimanendo sospesi, sempre, nell'assoluta quotidianità dell'ineffabile. 
 
Riporto una dozzina di poesie dal libro.
 
Con tutta la poesia del mondo,
Quest'atmosfera d'esule interna si svolge tutta in un ambito domestico,  che è sostanzialmente da ritenersi "parziale", data la sua apertura all'interiorità del mondo esterno, di cui si fa carico come essendo una specie di madre generatrice, di sponda di partenza ma, allo stesso tempo, di terra ricevente. E gioca sulla nostalgia, apparentemente, questa poesia, ma anche sulla leggerezza di volersi presente, tentando un corollario tra i diversi tempi, tra le attese e le speranze, tra gli isterismi sopiti e gli sbalzi del sentimento. Come i temi trattati, le parole si fanno sibilline, ricorrenti (troviamo spesso cani, piedi, gatti, la madre, la neve, il cuore l'inverno, la casa) ma mai banali anzi, viceversa, come se ogni tassello del libro andasse componendo un suggerimento urbano, mite e dovizioso di particolari, teso a diradare la foschia interiore che ciascun essere sensibile prova, al di là di sé.
Marilena e Lucia (in questo caso, l'altro, il  fuori di sé) giocano al rimpiattino con questa sensibilità, dando mostra di un catalogo in versi cadenzato e sottile, forte, solo apparentemente d'occasione, coscienziosamente votato al respiro universale e musicale, e alla leggiadria acuta e secca di certa poesia contemporanea, di cui questa poetessa è pregna di una sua propria singolarità rivelatrice. Difatti sono le immagini a venire esaltate in questo ritmo, alcune bellissime, che rivelano la potenza ma allo stesso tempo la fragilità di una donna dei nostri tempi, di una mater radice e presenza; ma anche di una assenza mentale suggellata dai fantasmi di altre vite, che tornano sempre a galla, ma che, la nostra, affronta con il disincanto di chi ha dato tutto pur sapendo che quel tutto non è mai abbastanza e che, proprio per questo, diviene la sola costante di questa intricata faccenda chiamata esistenza. 
Per questo, ogni madre dovrebbe leggere versi della Ingranata, così marcati e solidi: perché ogni madre conosce l'abbandono ma anche la forza del ritorno in superficie, pur rimanendo sospesi, sempre, nell'assoluta quotidianità dell'ineffabile. 
Riporto alcune poesie dal libro.
Con tutta la poesia del mondo.
I gatti di gennaio 
 
Si appoggia sulle spalle la stanchezza di gennaio,
 
le carcasse dei gatti non avranno esequie
 
scoloriranno - e l'ultimo a passare
 
non se ne accorgerà di averle calpestate.
 
 
Hanno tagliato il bosco, quello prima del mare
 
Anna, dovremo cambiare le poesie
 
e posizione delle sedie. Ma sai, importa poco, 
 
ho un figlio che sa piangere di gioia.
 
 
 
 
Poeti e cani 
 
I gatti aspettano, senza guardare l'ora
 
hanno espressioni senza punti di domanda
 
speranze brevi, quando nessuno arriva 
 
svoltano l'angolo con sussiego 
 
 
invece io ho speranze da cane, una coda immaginaria
 
punto il naso all'imbocco della strada
 
e lascio sempre fuori un piede, l'altro scrive
 
credendosi poeta.
 
 
 
 
La Gina 
 
 
C'era l'ora del tè con la Gina 
 
che mi sembrava vecchia - adesso è morta -
 
usava una bustina per tre giorni
 
come fanno quelli che hanno avuto fame
 
 
sedeva in cucina con mia madre
 
e raccontava, ho imparato così
 
la mia predilezione per le storie vere 
 
 
Stanotte Gina mi ha telefonato
 
voleva sapere se sto bene 
 
dimmelo tu Gina se io sto bene 
I gatti di gennaio 

Si appoggia sulle spalle la stanchezza di gennaio,
le carcasse dei gatti non avranno esequie
scoloriranno - e l'ultimo a passare
non se ne accorgerà di averle calpestate.

Hanno tagliato il bosco, quello prima del mare
Anna, dovremo cambiare le poesie
e posizione delle sedie. Ma sai, importa poco, 
ho un figlio che sa piangere di gioia.
 
Poeti e cani 

I gatti aspettano, senza guardare l'ora
hanno espressioni senza punti di domanda
speranze brevi, quando nessuno arriva 
svoltano l'angolo con sussiego 

invece io ho speranze da cane, una coda immaginaria
punto il naso all'imbocco della strada
e lascio sempre fuori un piede, l'altro scrive
credendosi poeta.


La Gina 

C'era l'ora del tè con la Gina 
che mi sembrava vecchia - adesso è morta -
usava una bustina per tre giorni
come fanno quelli che hanno avuto fame

sedeva in cucina con mia madre
e raccontava, ho imparato così
la mia predilezione per le storie vere 

Stanotte Gina mi ha telefonato
voleva sapere se sto bene 
dimmelo tu Gina se io sto bene 
 
 
Bruciatemi se muoio
 
Sono arrivata tardi e ancora arranco 
i miei fratelli sono già lontani
l'errore è stato di ripartizione. 
Ho sempre avuto dubbi su mia madre
 
diceva troppo spesso che ero bella
ma aveva lenti doppie e poi mi amava. 
Da quando se n'è andata non mi guardo
non serve, tanto so che faccia fare.
 
I denti del giudizio li ho lasciati 
dentro una scatolina di cartone
con un foglio che spiega chi non sono
 
bruciatemi se muoio, col vestito
quello nero che mi fa tanto snella
ultimo vezzo di femmina ostinata.


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