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  • Pubblicata il: 14/06/2021 21:17:32

Angelo e Napoleone Cera rinviati a giudizio, a processo per induzione indebita

L'ex parlamentare: "Sono contento di essere il 'grezzone' di San Marco in Lamis"

Sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di tentata induzione indebita Angelo e Napoleone Cera, padre e figlio rispettivamente ex deputato della Repubblica ed ex consigliere regionale.

IL RINVIO A GIUDIZIO. La decisione è stata presa dal gip del tribunale di Foggia, Antonio Sicuranza. I due noti esponenti politici andranno a processo con l’accusa prevista dall’art. 319 quater del codice penale, ovvero l’induzione indebita. Sono due gli episodi addebitati ai Cera. Avrebbero esercitato pressioni nei confronti di amministratori e dirigenti del Consorzio per la Bonifica della Capitanata per l’assunzione di A.Z. paventando nei loro confronti la presentazione di un emendamento alla legge di stabilità regionale che, in pratica, sopprimeva i consorzi di bonifica e avrebbero, inoltre, indotto indebitamente Vito Piazzolla, direttore generale dell’Asl, a interrompere il processo di internalizzazione del Centro Unico Prenotazioni di Sanitaservice per consentire la proroga dell’appalto alla Gpi Group di Trento, all’interno della quale ha lavorato anche la moglie di Napoleone Cera e che, in alcune intercettazioni viene definita “la nostra società”.

LE LORO DICHIARAZIONI. Sono stati gli stessi Angelo e Napoleone Cera a dare notizia del rinvio a giudizio. Papà Angelo sul suo profilo facebook si è lasciato andare a un lungo sfogo: “Ho passato 100 giorni a casa nel rispettoso silenzio e ho dovuto subirmi anche i commenti di chi prima di iniziare un riesame se la rideva chiamandomi “grezzone” e che dovevo vergognarmi di aver dato il nome di Napoleone a mio figlio. Ma ora basta! Non sono abituato a tacere, chi mi conosce sa che sul mio conto non si è mai detta una parola fuori posto. Sono Angelo Cera e sono contento di essere il “grezzone” di San Marco in Lamis, arcigno, pronto a difendermi nelle aule dei Tribunali e continuare a stare al fianco chi è più debole, sopratutto in un territorio sempre dimenticato e considerato preda dei potentati di turno. Anche il figlio Napoleone ha voluto dire la sua in vista del processo: “Sono stato accusato di aver fatto una politica con una “salumeria” come segreteria politica. Ebbene non per aver preso soldi, non per aver truffato, rubato o truccato concorsi, il peccato è stato quello di avere avuto una segreteria sempre piena di gente che voleva essere solo ascoltata e qualche volta incoraggiata. Oggi subisco questo rinvio a giudizio, seppur con un quadro mutato e con meno capi d’accusa iniziali, sapendo di aver sempre agito nell’interesse del mio territorio e dei miei concittadini senza mai aver tratto vantaggio personale di nessun tipo. Vado a processo, quindi, a testa alta, perché la mia politica, che è poi anche quella della mia famiglia, è fatta di sorrisi, strette di mani e di abbracci. Vado avanti, estraneo ai fatti addebitatemi e pienamente fiducioso nel lavoro della magistratura.” ALTRI INDAGATI. Intanto andranno a processo anche Vito Piazzolla, colpevole secondo gli inquirenti di aver assecondato le richieste dei Cera e la consigliera comunale di Manfredonia, Rosalia Bisceglia, quest’ultima accusata di voto di scambio.

di Michele Gramazio