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  • Pubblicata il: 05/06/2021 10:50:55

Pippo Cavaliere scrive alla città: “Non siamo tutti uguali, agli inquinatori di pozzi dico che…”

Ma a casa di Leonardo Iaccarino non doveva proprio andarci

“Non siamo affatto ‘tutti uguali’. Non accetto che oggi si faccia passare, recitato come un mantra, l’idea del 'così fan tutti”, perché sostenere questo significa offendere l’intelligenza e la logica minimale. Ed i cittadini, in questo momento di smarrimento e di bancarotta morale, hanno bisogno di verità. Questo vale non solo per chi ritiene di trovare attenuanti nella logica del “tutti uguali”, ma anche per chi pensa di poter lucrare posizioni e vantaggi da questa drammatica vicenda. Il serpente cambia pelle, ma resta sempre serpente”.

LA LETTERA. Pippo Cavaliere, ex consigliere comunale e candidato sindaco alle ultime elezioni, prende ‘carta e penna’ e scrive ai cittadini, provando a sottrarsi al fuoco di fila che lo ha raggiunto negli ultimi giorni. Stralci di intercettazioni pubblicate da alcune testate giornalistiche lo chiamano in causa per due motivi: le parole di spregio verso i comunisti: “è la peggiore specie che esista… grida compra atteggiamenti o… cose del genere… e poi voglio vedere loro che fanno… per proteggerli… i santarelli” ma, soprattutto, il non aver denunciato subito le parole riferitegli da Leonardo Iaccarino che si autoaccusava di episodi di corruzione.

LA MANCATA DENUNCIA. “Quando si riveste un ruolo pubblico, si ha il dovere morale di spiegare le proprie ragioni e rendere conto di ciò che si è fatto ed anche di ciò che non si è fatto” esordisce Cavaliere. “L’ex presidente del consiglio comunale mi parlò apertamente di una tangente da lui percepita e della quale avrebbero beneficiato non meglio precisati consiglieri comunali. La ‘confidenza’, pur nella sua genericità, mi lasciò sbigottito per l’impudenza, non per un modus operandi che sospettavo. Pensai subito di denunciare, naturalmente nelle sedi competenti, quanto appreso quel giorno” spiega l’ingegnere foggiano “ma fui dissuaso da esperti legali in quanto, anche a voler dare per scontata la veridicità dei fatti, difficilmente Iaccarino avrebbe confermato dinanzi a terzi ciò che ebbe a raccontarmi, non fosse altro perché si trattava di ammettere di aver commesso gravi reati. Ciò avrebbe potuto espormi, nella migliore delle ipotesi, ad una denuncia per calunnia, reato che prevede pene pesantissime”.

LE DIMISSIONI. Pippo Cavaliere riferì quanto gli fu detto da Iaccarino lo scorso 1° maggio, quando fu interrogato in Procura: “Ascoltato recentemente nelle sedi competenti” ricorda “non ho avuto alcuna remora a raccontare quanto ebbi ad apprendere”. L’ex consigliere comunale rivendica, invece, l’azione messa in campo che, a suo parere, ha indotto Franco Landella alle dimissioni: “Dopo quella ‘confidenza’ compresi che la situazione era giunta al punto di non ritorno, e che si dovevano moltiplicare gli sforzi per pervenire allo scioglimento del consiglio comunale. Esito che si poteva ottenere solo convincendo alcuni consiglieri di maggioranza a unirsi alle dimissioni. E non è stato certo un caso che le dimissioni del sindaco siano pervenute poche ore prima del terzo tentativo di recarsi dal notaio per la raccolta delle firme, a dimostrazione dell'efficacia dell'azione portata avanti dall’intera opposizione”.

L’INVETTIVA. Da qui parte l’invettiva indirizzata ai ‘poveri untorelli’: “La mia storia di impegno per la collettività e di denunce del malaffare, di ogni genere e sorta, non nasce oggi ma viene da lontano, dentro e fuori il consiglio comunale. Come nel giugno del 2019, nella lettera aperta ai cittadini di commento alle elezioni, quando denunciai la compravendita dei voti e soprattutto la presenza di “presìdi” organizzati da oltrepassare per raggiungere alcuni seggi elettorali, presìdi animati da personaggi ambigui ed inquietanti. Di quelle circostanze in tanti ne erano e ne sono a conoscenza, ma nessuno ha ritenuto di farne parola. Io l’ho detto e l’ho scritto. Non mi sono mai tirato indietro, neanche quando subii una violenta quanto vile aggressione, per una denuncia di usura, che mi costrinse lunghi giorni in ospedale. E nemmeno quando mi venivano recapitate minacce di morte sull'uscio di casa. Chi oggi inquina i pozzi, deformando i fatti e piegandoli a logiche personali, non fa bene alla comunità in un momento così delicato! Dov’era quando, da consigliere comunale ho denunciato la presenza dei più noti esponenti della criminalità negli alloggi popolari, presenza confermata nell’operazione giudiziaria "decima azione bis"? O quando chiesi pubblicamente come si può combattere la quarta mafia se poi i criminali li ospitiamo a casa nostra? Mi chiedo ancora dov’era quando scrivevo degli intrecci perversi ed inquietanti tra alcuni consiglieri comunali ed esponenti della criminalità, avvenuti all’ombra della meritoria e lodevole azione portata avanti dalla “squadra stato”? Chi avvelena oggi i pozzi sa (o dovrebbe sapere) che, a conclusione di queste gravi denunce sono stato convocato persino dalla Commissione Nazionale Antimafia per un’audizione, secretata, che si è tenuta il giorno 10 marzo 2021”.

“NON SIAMO TUTTI UGUALI”. Pippo Cavaliere, dunque, non ci sta e marca la distanza da quanto emerso nelle ultime indagini: “Atti, condotte, ruoli e distinzioni sono chiarissimi: non erano, non eravamo, non siamo affatto ‘tutti uguali’. Chi oggi inquina i pozzi, deformando i fatti e piegandoli a logiche personali, non fa bene alla comunità in un momento così delicato! Questa, nella sua banale semplicità, è la verità dei fatti, con la quale ogni giudizio retrospettivo è destinato a confrontarsi. Ma non posso accettare, come politico e come uomo, la deformante operazione di equiparazione di fatti e persone la cui storia è stata ben diversa. Non accetto che oggi si faccia passare, recitato come un mantra, l’idea del ‘così fan tutti’, perché sostenere questo significa offendere l’intelligenza e la logica minimale. Ed i cittadini, in questo momento di smarrimento e di bancarotta morale, hanno bisogno di verità. Questo vale non solo per chi ritiene di trovare attenuanti nella logica del “tutti uguali”, ma anche per chi pensa di poter lucrare posizioni e vantaggi da questa drammatica vicenda. Il serpente cambia pelle, ma resta sempre serpente”.

IL VERO ERRORE. Giuste considerazioni anche se lasciano irrisolte la vera questione. È condivisibile il fatto che non si potevano denunciare in procura accuse generiche e facilmente ritrattabili. È plausibile che il registro utilizzato nella conversazione si sia ‘adeguato’ agli interlocutori. Ma il vero errore compiuto da Cavaliere è un altro. Quel 5 gennaio 2021, con i cittadini inviperiti dopo gli spari dal balcone di Iaccarino, in casa dell’ex presidente del consiglio comunale non doveva proprio esserci. Perché essere indicato come possibile mediatore per convincere Leonardo Iaccarino a dimettersi non può dirsi un vanto. Si dice – è vero - che la politica è l’arte del compromesso, non può essere però la capacità di mischiare le proprie idee e le proprie posizioni fino a renderle indistinguibili. Perché se “il serpente resta sempre serpente” bisogna tenersene lontani per non farsi avvelenare.

di Michele Gramazio