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‘Lastaria’, incatenati alla Regione Puglia

Il comitato in difesa dell’Ospedale di Lucera ha iniziato la protesta a Bari

Incatenati e in sciopero della fame. La sfida alla Regione Puglia, ed in modo particolare al presidente Nichi Vendola, è lanciata. I 14 marciatori del Comitato in difesa dell’Ospedale ‘Lastaria’ di Lucera, che lunedì pomeriggio con partenza da Foggia hanno iniziato il loro viaggio verso Bari, sono arrivati a mezzogiorno nel capoluogo pugliese. Ed hanno mantenuto fede alla promessa fatta l’altro giorno, mettendo in atto un’azione eclatante per richiamare l’attenzione del Governatore e delle Istituzioni regionali. Obiettivo: dire “no” alla chiusura del ‘Lastaria’. Ma soprattutto, “chiedere alla Regione Puglia di rivedere la delibera n.1110/2012 con la quale mira a trasformare il presidio ospedaliero del centro svevo in un plesso dell'ospedale ‘Masselli Mascia’ di San Severo – ricorda per telefono da Bari Luca Paglione, tra i coordinatori del Comitato – e a ridurre i posti letto in dotazione al ‘Francesco Lastaria’, portandoli dagli attuali 127 a soli settantuno”.

 

PROTESTA AD OLTRANZA - Dopo aver sfilato per le strade del centro di Bari per svolgere attività di sensibilizzazione  e di informazione sul motivo del loro pellegrinaggio, scortato dai vigili urbani, il Comitato si è recato in via Capruzzi, presso la sede della Regione Puglia. “Appena siamo arrivati – racconta Paglione – ci siamo incatenati al cancello della sede ed abbiamo dato inizio ad uno sciopero della fame. La nostra forma di protesta andrà avanti ad oltranza, fino a quando non saremo ricevuti ed ascoltati dal presidente Vendola”. Al fianco dei marciatori, anche il sindaco di Lucera, Pasquale Dotoli, che in più di un’occasione non ha mancato di ribadire che la decisione adottata dalla Regione Puglia è di natura “squisitamente politica, che non tiene conto degli effettivi interessi del territorio”.

LE RAGIONI DELLA LOTTA - Secondo la delibera della Regione Puglia, dunque, l’Ospedale ‘Lastaria’ passerà dagli attuali 127 a settantuno posti letto, e dovrà a chiudere i reparti di ostetricia, ginecologia, cardiologia e l’Unità Terapia Intensiva Coronarica (UTIC). Mentre il reparto di chirurgia sarà ridotto a solo quattro posti. Di qui, una serie di iniziative da parte del Comitato per tutelare il “diritto alla salute del nostro territorio”. La protesta, probabilmente, non si fermerà qui. Anche perché il gruppo dei manifestanti è deciso ad andare avanti. E ad aspettare pazientemente l’arrivo di Nichi Vendola. Il presidente è avvisato.

 

di Redazione 


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