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“Più centri diurni e strutture di accoglienza”. I commercianti pro-integrazione

Bocciata la proposta delle ronde contro i migranti

“Per favorire l’accoglienza dei migranti e dei senza fissa dimora servono Centri Diurni, dormitori ed una rete di servizi sociali che deve partire dalle istituzioni, e non solo dalla buona volontà delle parrocchie e dei volontari”. Quello che si è avviato sul viale della stazione è un momento di discussione e di riflessone sul sistema di accoglienza per quanti vivono in condizione di disagio. Migranti ed italiani che siano. E ai commercianti che questa mattina, alla presenza del vescovo Francesco Pio Tamburrino, hanno esplicato la necessità di dare vita a delle ronde di quartiere per garantire la sicurezza delle strade, hanno risposto altri commercianti. Altri volontari. Gente che quotidianamente non chiude le porte a chi si trova in condizione di emarginazione e di povertà. Per questo, l’idea delle ronde viene guardata con sospetto da diversi negozianti della zona che al servizio di vigilanza fai da te, preferiscono la via del dialogo e, soprattutto dell’accoglienza.

LE PROPOSTE DEI COMMERCIANTI PRO-INTEGRAZIONE Ed allora, conoscendo bene il clima di disagio e di preoccupazione che si respira nei pressi della stazione ferroviaria, un gruppo di negozianti presente all’incontro con il vescovo presso la chiesa della Madonna della Croce, ha ribadito con forza la necessità di avviare azioni tesi alla socializzazione al reinserimento dei cittadini immigrati e dei clochard, con il coinvolgimento diretto del Comune di Foggia, che non può restare alla finestra a guardare quello che succede. Per questo, i commercianti avversi alla proposta delle ronde di quartiere, hanno rilanciato l’urgenza di dotare “la città di strutture adeguate ad accogliere i più bisognosi. Come i Centri Diurni, in cui poter trascorrere parte della giornata in attività laboratoriali e di socializzazione in modo da contrastare l’abuso di alcol; così come è necessaria – dicono i commercianti pro-integrazione - la presenza di dormitori comunali in cui garantire l’accoglienza di chi è senza una casa e allo stesso tempo la possibilità di potersi lavare, di potersi reinserire”. Per loro, dunque, abituati a sostenere anche attraverso l’azione del volontariato l’idea di un’integrazione possibile, la proposta dei ‘colleghi’ non è andata a genio. Di conseguenza, al tariffario per raccogliere soldi da destinare all’ingaggio di una società di vigilanza per monitorare il territorio, loro preferiscono la via del dialogo, della condivisione, dell’accoglienza. Soluzione condivisa dallo stesso vescovo Tamburrino e da quanti in questi anni, nella chiesa di Madonna della Croce, si mobilitano in favore delle persone più fragili.

di Redazione 


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