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‘Una vita per la terra’ e ‘La scelta’, due film per riflettere e guardarsi dentro

Presentati al Festival del Cinema Indipendente

Che cosa hanno in comune ‘Una vita per la terra’ e ‘La scelta’, i due film proiettati ieri pomeriggio alla Sala Farina di Foggia nello spazio che il Festival del Cinema Indipendente dedicata al ‘Cinema di Capitanata’? Probabilmente il titolo del secondo cortometraggio. Perché quello della scelta è il filo conduttore che accomuna questi due lavori. La scelta alla base di ogni cosa: del lavoro, della vita, della morte, del cammino che ciascuno di noi è chiamato a compiere. Da una parte l’esperienza, la maturità, la consapevolezza, l’amore per la terra, la capacità di riuscire anche ad ascoltare le ‘voci dei frutti raccolti; dall’altra, invece, la giovinezza, la paura, la confusione, un futuro incerto, la vita che nasce o che muore.

Una vita per la terra - Il primo corto ad essere stato proiettato, dunque, è stato ‘Una vita per la terra’ di Mariagrazia D’Andrea, che ha scritto, diretto e montato il piccolo film. Forse, più documentario che film, visto che la pellicola racconta la giornata di lavoro nei campi di Nino Diliddo, un agricoltore di Cerignola che seguito dalla videocamera ha narrato di ricordi, fatiche, speranze. Il lavorare la terra come scelta di vita. Le difficoltà, i sacrifici, le differenze di guadagno tra ieri ed oggi. Ma la fatica ed il sudore vengono ampiamente ripagate dall’amore verso il suo lavoro, dalla passione con cui fa scivolare la terra fra le mani, con cui ‘parla’ a carciofi, pomodori, vigneti. Un film didattico, da far girare per le scuole. Anzi. Il presidente del Festival, Geppe Inserra, al termine della proiezione ha detto che vorrebbe inserire i sottotitoli al film per inviarlo all’Unione Europea per farla riflettere sulla situazione che vivono gli agricoltori italiani, del Sud Italia, della Puglia.

La scelta – Il secondo film, invece, ha avuto una genesi particolare. Perché è stato scritto dalla classe IV B dell’istituto Einaudi di Foggia nell’ambito del corso di tecniche cinematografiche curato da Antonio Zanni. E proprio Zanni, presidente dell’associazione Cinemazione, ha curato la regia del film e ha ricordato come è nata l’idea della storia, del film che affronta il tema dell’aborto. “Sono stati gli stessi alunni del corso a proporre questo tema. Ne hanno parlato, ne hanno discusso, si sono anche create delle fazioni di favorevoli e contrari. Poi, insieme, abbiamo scritto la sceneggiatura e credo che il film affronta con molto tatto, con rispetto, una questione importante come quella dell’aborto”. La trama: una giovane studentessa scopre di essere in stato interessante. Si rivolge a un consultorio prima di prendere una decisione se abortire o meno. Abbandonata dal suo partner, la ragazza è in preda alla disperazione. Costretta ad affrontare il problema da sola, angosciata dalla difficile situazione, la giovane decide di abortire. Poi all’improvviso, per le strade ed i luoghi che frequenta, le appaiono davanti agli occhi solo donne gravide, con la pancia in evidente stato interessante. E così, davanti allo specchio, con un cuscino nascosto sotto la maglia per vedere l’effetto di una mamma in attesa, riflette sul da farsi. Sul futuro: abortire o tenere il bambino. Ciascuno può sperare nella conclusione che più desidera.

 

 

di Redazione 


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