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"Apriamo spazi di libertà": Jacob a Sant'Eligio

Da stamattina uno striscione e un presidio per quello che doveva essere un centro d'accoglienza

Dopo Piazza Mercato, Palazzo Trifiletti e il teatro Mediterraneo, Jacob torna a chiedere “spazi di libertà”. E lo fa a Sant’Eligio, dove da qualche minuto campeggia un eloquente striscione.
LA VICENDA. “Sant’Eligio. Un milione di euro assegnati nell’ottobre del 2011 – esordisce la nota dello Jacob - dalla Regione all’Ipab Addolorata del “commissario straordinario” Alfonso De Pellegrino. Per farne un centro di accoglienza per senzatetto. Presentato con enfasi: “Un luogo di segregazione diventa centro di accoglienza nel cuore della città”, “Foggia capitale dei diritti”. Dal sindaco a Vendola, ognuno ha detto la sua. Poi, come sempre accade, il nulla. Ad un anno dai proclami, son venute giù le tegole dal tetto. E la struttura, nonostante l’ingente finanziamento – che “dovrebbe bastare”, ha messo le mani avanti qualcuno – è lì, monumento all’abbandono. Il rudere che conosciamo da che abbiamo memoria. Troppo vecchio per farci qualcosa, dicono gli “esperti” del Comune. E gonfiano le spese, bussano a denari. “Non c’è alcun pericolo”, ha garantito il De Pellegrino agli abitanti del quartiere. Ma il pericolo c’è. E non riguarda solo i cavi elettrici scoperti e i finestroni pericolanti”.
POCO INTERESSE. “Il pericolo – prosegue la nota - è il solito: l’inerzia dinanzi ad una classe politica disarmante persino per gli insulti. Il pericolo è la rassegnazione, il nostro nemico giurato. Indignarsi e fremere dinanzi allo scempio di strutture lasciate morire per il vantaggio di qualche speculatore, e poco alla volta farci l’abitudine. Smettere finanche di far caso a tutti quei pezzi di storia, a tutte quelle opportunità, che vengono sciupate per colpa di chi dimostra il minimo interesse alla comunità che sostiene di rappresentare”.
DIMENTICATI DALLA POLITICA. “Noi siamo qui per proseguire un discorso – concludono dallo Jacob -  e Apriamo spazi di libertà non è solo uno slogan. È una precisa linea di condotta: riappropriarci dei pezzi dimenticati di questa città. Dimenticati dalla politica, dall’imprenditoria, affogati nell’indifferenza. Perché siamo stanchi di attendere risposte che non arrivano. Perché siamo stufi di aspettare che qualcuno, al posto nostro, ci prospetti un futuro che non è in grado di offrirci. Questa città ha bisogno di spazi e di cura. Cura che siamo disposti a dare. Spazi che siamo pronti a prenderci. Chi è interessato, si faccia avanti! Le città sono di chi le ama”.

di Redazione 


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