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"Convocare un consiglio comunale per riassorbire i lavoratori del verde pubblico"

La richiesta di Longo e i consiglieri del centrodestra

“Chiediamo la convocazione urgente del consiglio comunale,entro e non oltre i venti giorni stabiliti dalla legge,dallo Statuto e dal Regolamento dell’assise, per ripristinare il sacrosanto indirizzo, già espresso, dell’intero consiglio comunale, a favore della piena occupazione dei lavoratori delle cooperative del verde pubblico cittadino, licenziati a seguito dell’incredibile fallimento dell’ Amica spa”. È questa la richiesta ufficiale dei consiglieri Longo, Agostinacchio, Ventura, Verile, Santaniello, De Rosa, Landella, Ursitti e D’Emilio, indirizzata al sindaco Gianni Mongelli e al presidente del Consiglio comunale, Raffaele Piemontese.
"DITTE AVVOLTOIE". La lettera parte da un aspetto politico. “I lavoratori delle cooperative – scrivono i consiglieri - furono licenziati in tronco, a seguito delle vicende che determinarono il fallimento dell’azienda Amica: fallimento avvenuto a causa delle gestioni improduttive e clientelari dei vari Presidenti dell’ex municipalizzata tutti targati Partito Democratico. Nel corso di varie riunioni – prosegue la nota - si stabilì, nel rispetto delle modalità previste dalla legge, la tutela del posto di lavoro, a tutti i lavoratori licenziati, anche se con sostanziale riorganizzazione del servizio e nei limiti delle risorse finanziarie : risorse che comunque dovevano essenzialmente coprire i costi del lavoro e non trasformarsi in utili per ditte “avvoltoie”.
LA "GESTIONE MONGELLI". “Puntualmente – incalzano i consiglieri - come ormai in uso nella gestione “Mongelli”, l’indirizzo legittimo del consiglio comunale  fu disatteso e calpestato da una immorale e singolare prassi amministrativa dove una gara per il servizio di cura del verde cittadino fu affidato ad una ditta vicina ad un consigliere comunale del Partito Democratico ed un’altra, più consistente, ad un soggetto facente parte della costellazione delle cosiddette cooperative rosse, notoriamente vicine al Partito Democratico.
LE CONSEGUENZE. "Il risultato di tale prassi clientelare e poco trasparente - concludono i consiglieri - si riduce nei seguenti avvilenti punti: -solo una sessantina di unità lavorative saranno assunte e con salari da fame (scarsi 400 euro mensili e senza assegni familiari); - altri centoventi rimarranno definitivamente senza lavoro; - circa il 60 per cento,dell’importo a base d’asta, sarà l’utile per le ditte aggiudicatarie :ditte che, rumors indicano essere molto vicine al Partito Democratico. Tutti i lavoratori sia assunti che licenziati saranno ridotti in povertà ed ai minimi livelli di sussistenza".

di Redazione 


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