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"Euridice e Liteltoni", sul palco del Teatro del Fuoco: tra arte e solidarietà trionfa l'amore

Lo spettacolo degli Allegri Ostinati, andato in scena lo scorso weekend, a favore del progetto Bubaque Agro School

Quando arte e solidarietà vanno a braccetto è l'amore che trionfa.

IL PROGETTO "BUBAQUE AGRO SCHOOL". In questo caso, sul palco del Teatro del Fuoco di Foggia, dove qualche giorno fa è andato in scena il caleidoscopico spettacolo portato in scena dalla compagnia degli Allegri Ostinati, il cui ricavato è stato devoluto a favore del progetto Bubaque Agro School che le associazioni Il Vangelo della Vita Onlus, Solidaunia e GibOnlus promuoveranno nell'arcipelago delle isole Bijagos in territorio di Guinea Bissau, dove l'intento è quello di realizzare un istituto agrario e degli orti didattici per la formazione dei ragazzi africani che hanno terminato le scuole primarie. Un atto d'amore, appunto, attraverso la cultura dell'agricoltura e dell'alimentazione sane e sostenibili contro la dispersione scolastica, la disoccupazione e la malnutrizione, tra i più gravi problemi che attanagliano i Paesi del Terzo Mondo.

IL SENSO DELLO SPETTACOLO. "Semplici desideri di chi sta qui, senza altre attese, senza appuntamenti importanti, senza urgenze da sbrigare. Desideri di chi in città non ci va, che non saprebbe neanche come muoversi in quell'intrico di corse affannate che si attraversano ignorandosi. Il tempo, ecco ciò che qui abbiamo: tempo per guardare, tempo per immaginare. E roba vecchia da raccogliere: ingombri che non in città hanno più posto".
Si cela nelle parole a fine spettacolo di ReinadeCopas, stravagante cartomante interpretata da Michela Quirito, esplosione di espressività, il senso dell'affascinante "Euridice e Liteltoni", andato in scena lo scorso weekend al Teatro del Fuoco.
La pièce è a firma dell'esperto Lello Manna, raffinato drammaturgo di Capitanata, che con una regia sapiente rappresenta nel più coinvolgente dei modi un mondo fantastico, una dimensione dilatata negli "avidi" anni sessanta, la vitalità senza tempo della campagna contro la frenesia e il cinismo della città.
"Euridice e Liteltoni" è il colore vivissimo e al contempo la traccia evanescente dell'ultimo romanticismo, il retaggio di uno stile apparentemente antico, così puro da non esistere. E' una poetica di vita che si protegge dall'avvento del famelico "Boom economico", costituito dal valore dei soldi e non da quello sentimentale.

"EURIDICE E LITELTONI", LA TRAMA. Lo spettacolo degli Allegri Ostinati è dinamicissimo e divertente (movimenti, battute e straripanti filastrocche ripetute a getto che Lewis Carroll avrebbe apprezzato): ruota tutto intorno ad un armadio, l'armadio degli amorosi sensi, dove l'amato o l'amata appare da chissà dove al semplice richiamo del desiderio di chi sa sognare davvero.
Se ne accorgerà, suo malgrado, il compunto Orfeo (interpretato dallo stesso Manna inappuntabile sul palco), un agente di commercio, acquirente di oggetti d'antiquariato da reintrodurre sul mercato. Dapprima deluso dalle misere fattezze del mobile in vendita di Truppa (un bravissimo Enzo Cripezzi, abilissimo nel cambio di registro), ne verrà affascinato, trovandone la ricchezza nelle "profondità del suo interno": gli parrà di scorgere le sembianze dell'ideale di donna, dell'ideale d'amore, del mondo romantico che l'armadio rappresenta, Euridice appunto, il cui bagliore angelico, di una natura dantesca, brillerà negli occhi dell'innamorato.

IL MITO RIMODERNATO. E' il mito greco, rimodernato, a parlare ora: quando Orfeo, infatti, mostrerà la volontà di comprare l'armadio e portarlo via con sé in città, nel riaprire le sue ante, troverà nient'altro che uno cumulo di stracci senza corpo né anima. E' il verdetto finale: Euridice non ha potuto seguire Orfeo, è così pura da non esistere per l'uomo che non sa sognarla, che non sa immaginarla, che pretende di guardarla senza davvero vederla, che si fida più degli occhi che del cuore.

I GIOCHI DELL'AMORE. Orfeo, d'altronde, è pur sempre uomo di città, pragmatico e materialista, non conosce i grandi giochi dell'amore, quelli che, per esempio, conosce il "cuore matto" di Liteltoni, ragazza di campagna (interpretata da una briosa e dinamica Cinzia di Gioia) innamorata del suo strampalato Truppa. O quelli dell'ammaliante ReinadeCopas, alla cui presenza il colonnello Turcasso (Michele Cristinziano, notevole la sua presenza scenica), personaggio duro e militaresco, si trasforma in un tenerone.

IL GROTTESCO E LA COMMEDIA DELL'ARTE. Tutto questo in un flipper di contrappunti tra la macchietta e la favola classica, dove le tecniche del grottesco e della commedia dell'arte la fanno da padrone, facendo girare la testa al pubblico e tanto basta, anche a costo di perdere il filo. Superflua, così, l'introduzione didascalica che il regista ha voluto inserire, recitandola lui stesso, nell'incipit dello spettacolo. 
La piéce, infatti, regge da sola, basta a se stessa grazie alla bravura degli attori e alla sapienza dell'impianto scenico, acquista significato anche attraverso la libera interpretazione che un pubblico colto, o semplicemente curioso, voglia attribuirgli.
E proprio per questo gli spettatori hanno lasciato la sala interrogandosi con passione, dialogando animatamente e con occhi trasognati, su ciò che avevano appena visto.

LA TOURNEE. "Euridice e Liteltoni", in tournée dallo scorso maggio, dopo essere stato rappresentato al Circolo Daunia e al Teatro del Fuoco di Foggia, sulla loggia del Palazzo Ducale di Pietra Montecorvino e alla Galleria Manfredi di Lucera continuerà a girare per i palchi di Capitanata anche nei prossimi mesi. Si consiglia vivamente di non perderlo.

di Fabrizio Sereno


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