Piglio da cantautore navigato, a circondare la sua chitarra acustica e una pila di libri più in là degli strumenti. Quelli della band di Gianni Pellegini, che annovera tra i suoi musicisti Chiarastella Fatigato al flauto e alla voce, Nicola Iammarino al basso, Cesare Rizzi alla chitarra, alla fisarmonica e tastiera Cristina D'Onofrio e alle percussioni Alfredo Ricciardi. Agli spettatori presenti sabato scorso all'Orient Express (dove Pellegrini ha presentato il suo nuovo album, "Ferlizze", in prossima uscita) è parso di ascoltare un racconto ininterrotto, sopraggiunto da lontano, e di sentirlo recitato da un aedo greco.
"FERLIZZE". Eppure le canzoni d'autore di Gianni Pellegrini raccontano, in forma poetica, una storia popolare, quella foggiana, rivista attraverso la lente di chi cerca di riscoprirla e amarla. Come quando i protagonisti delle sue canzoni sono i terrazzani, nei brani tratti da "Ferlizze", e il dialetto restituisce vita a quell'etnìa foggiana senza più voce. O come in “Cento giornate foggiane”, dove s'intrecciano le vicende di tante vite accomunate dalla guerra e dal ricordo atterrito delle bombe: “Era la guerra soltanto via radio. Nessuno se l'aspettava che spuntasse da dietro quel sole la bomba che il cielo sporcava. Cari foggiani, tenete duro, sono pieno di cordoglio, continuerete per poco lo giuro, ve l'assicura Pietro Badoglio”.
LA MISTIFICAZIONE DEL DRAMMA. E' il racconto della mistificazione della tragedia avvenuta a Foggia, città ignara del dramma imminente, convinta che la guerra fosse solo via radio, quando la bomba americana rase al suolo la città. “Non sono rossi non sono neri, sono civili con pochi pensieri, questi morti nessuno li brama perché li uccise la bomba americana”.
E poi, in tema di mistificazione e di inganni perpetrati da pagine e pagine di libri di storia, i versi cantati da Eugenio Bennato in “Brigante se more”, lo sguardo che si posa sulla cultura dei contadini visti solo e sempre in termini negativi, una cultura rivalutata e riscritta dal cantautore Pellegrini attraverso le pagine di alcuni scrittori. Per riscrivere luoghi comuni, false credenze e ogni vecchio e nuovo qualunquismo che minacci dal Nord come dallo stesso Sud un suo riscatto.