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A fuoco le capanne del Ghetto di Rignano

Oltre 50 strutture incenerite dalle fiamme. 250 migranti senzacasa. Sul posto anche il prefetto Latella

Oltre 40 capanne bruciate, sbriciolate, incenerite dalla furia delle fiamme. E più di 250 migranti rimasti senza un tetto sulla testa, anche se precario, realizzato con materiale di fortuna. Quella di ieri è stata una delle notti più difficili e spaventose che si siano registrate nel cosiddetto Ghetto di Rignano, il villaggio di cartone a pochi chilometri da Foggia che ogni estate ospita oltre 700 stagionali immigrati impegnati nella raccolta dei campi. Anche se non ci sono stati feriti, morti, ustionati. Forse le fiamme di una candela accesa in una delle capanne costruite con materiale altamente infiammabile, all’origine dell’incendio. Fiamme che si sono propagate sulle strutture vicine, scatenando fuoco e distruzione. Al momento, comunque, è esclusa l’ipotesi di incendio doloso, anche se sul posto sono prontamente intervenuti i vigili del fuoco ed i carabinieri. E soprattutto, i volontari del campo di servizio ‘Io C Sto’, che guidati dal missionario scalabriniano, padre Arcangelo Maira, stanno svolgendo attività di animazione, orientamento ed informazione per gli adulti ed i minori che risiedono al Ghetto di Rignano.

NEL ROGO PERSI DOCUMENTI E CONTATTI - Quella che si è presentata agli occhi di volontari e soccorritori è stata una scena sconfortante. “I migranti sono profondamente scossi e rattristati da quello che è accaduto – spiega padre Arcangelo – perché nel corso dell’incendio, oltre alle loro ‘case’ distrutte, sono andati persi anche documenti, cellulari, vestiti, oggetti, numeri di telefono, indirizzi. Insomma, hanno perso tutto”. Per questo, dei 250 migranti rimasti senza un tetto sulla testa – quasi tutti provenienti dalle zone francofone dell’Africa – resto il problema del dove andare a vivere. “Molti di loro hanno già preso la decisione di andarsene in un altro posto; altri, invece, resteranno. Anche perché è stato attivato un Comitato tecnico che cercherà di dare delle risposte più incisive in termini di accoglienza”. Nel Comitato disposto dal neo-prefetto Luisa Latella, fanno parte sia la Croce Rossa Italiana sia la Protezione Civile. Inoltre, padre Arcangelo ha già sollecitato l’intervento delle Caritas diocesane di Foggia e di San Severo per recuperare indumenti da offrire ai più bisognosi che hanno perso tutto nel rogo del campo. E gli stessi volontari di ‘Io C Sto’, infine, stanno provvedendo all’allestimento di una cucina da campo per migliorare le condizioni di vita di quanti decideranno di restare lì al Ghetto.

IL PREFETTO LATELLA AL GHETTO - L’incendio, però, ha attirato l’attenzione delle istituzioni locali sulla presenza di questo villaggio di cartone creato dal nulla dai migranti che contribuiscono ad arricchire l’economia della Capitanata. Per la prima volta in cinque anni, infatti, un uomo del Governo, nello specifico il prefetto, Luisa Latella, si è recata sul posto accompagnata dallo stesso padre Arcangelo. “E’ rimasta molto colpita da quanto ha visto, e ha dato disposizione affinché la Prefettura faccia la sua parte per aiutare i migranti”. In pratica, per chi ha perso i documenti a causa dell’incendio, dopo i rilievi dei dati a cura dei volontari del campo ‘Io C Sto’, la Prefettura di Foggia provvederà a contattare le varie Prefetture d’Italia che hanno rilasciato i documenti ai migranti per restituire loro almeno la carta che attesta la loro presenza regolare in Italia. E lunedì 13 agosto, si svolgerà anche un incontro del Comitato Tecnico per capire come affrontare questa situazione. E’ un piccolo passo, ma importante, visto che proprio questo incendio testimonia – se ce ne fosse ancora bisogna - la fragilità sociale e strutturale in cui sono costretti a vivere i migranti stagionali. Anche se per la legge dovrebbero essere i datori di lavoro a garantire l’alloggio. Forse maggiori controlli da parte delle forze dell’ordine contribuirebbero a prevenire situazioni simili e a migliorare il livello abitativo per quanti sono occupati nella raccolta dei campi. E ad arricchire la nostra economia.

di Redazione 


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