A passeggio fra le tradizioni delle feste patronali: gli emigranti, il ritorno, le loro radici
Il racconto di Salvatore Aiezza
Care amiche e amici, lettrici e lettori di Foggia Città Aperta, dopo le meritate e, spero per tutti noi, salutari e
rilassanti vacanze, vorrei salutare tutti con un nuovo racconto. Uno scritto dedicato ad alcuni aspetti ed
eventi che, nella stagione estiva, in particolare nel mese di agosto, sono molto vissuti e importanti nel nostro territorio, in particolare nei Paesi, splendidi, del nostro Subappennino,
del Gargano e dei cinque Reali siti. Sono quelle tradizioni che si ripetono negli anni e
restituiscono, in questo periodo, al nostro territorio, vitalità e gioie. Vi lascio dunque alla
lettura e ai ricordi di una estate appena trascorsa.
“A PASSEGGIO” FRA LE TRADIZIONI. "... Grazie di tutto, ci vediamo l’estate prossima, se Dio
vuole. Mi raccomando statevi bene e riguardatevi, ci sentiamo per telefono...”.
Con queste parole, sul fare della fine di agosto, ma già subito dopo la festività del Ferragosto,
gli emigranti tornati durante l’estate nei nostri splendidi paesi, salutano i loro cari: per far
ritorno nelle città del Nord Italia i più fortunati, nei Paesi più lontani del Nord Europa, del
Canada, Stati Uniti e Australia, i tanti che hanno dovuto abbandonare nel corso del secolo
passato queste terre per cercare lavoro e fortuna altrove. Molti, i capostipite, sono mancati
nel corso degli anni trascorsi lontano dal luogo natio, ma i loro figli e nipoti continuano a
trascorrere parte dell’anno, soprattutto la stagione estiva, in questi paeselli dove il tempo
sembra essersi fermato; segno, questo, di un attaccamento alla famiglia, alla cultura e alle
tradizioni, mai venuto meno e tramandato negli anni.
IL RITROVO. Continuano a “scendere” dalle nostre parti, gli emigranti, e a ritrovarsi nelle
case dei loro padri o nonni; a ritrovare gli amici di un tempo o a portare ai loro cari che non ci
sono più un fiore e una preghiera... E partono, dopo le feste, i racconti, i ricordi, le giornate
trascorse con amici e parenti tra conviviali pranzi, lunghe passeggiate, riposo nell’assoluta
tranquillità e amenità dei queste terre. Partono e si salutano, tutti, con gli occhi lucidi. Anche i
bambini, che avevano sentito solo parlare dei luoghi ove erano vissuti i loro nonni e ne erano
rimasti affascinati dopo averli visti, sono malinconici e sono sempre gli ultimi a gridare dal
finestrino: “Nonno ciao, ci vediamo il prossimo anno, mi raccomando telefonami!”. E partono,
dopo aver riempito sino all’impossibile l’automobile e le valigie delle sole cose che li terranno
ancora materialmente uniti, per un po’ di tempo, a questi luoghi: i prodotti delle loro terre,
del lavoro dei loro cari e dei loro paesani. Via, allora, con vini, formaggi, olio, mozzarelle,
pizza, carne ed ogni ben di Dio, prodotti che a volte vengono ordinati con mesi di anticipo per
dar modo di accontentare tutti. Sul finire di agosto, dunque, questi nostri paesi tornano ad
essere i piccoli presepi abitati dagli anziani e dai giovani che ancora restano e ai quali sono
affidate le speranze di rinascita. I negozi i bar e le piazze tornano a svuotarsi, ciascuno torna
alle occupazioni di sempre già cominciando a contare i giorni che mancano... alla prossima
estate e alla prossima festa del Santo Patrono.
IL MOMENTO PIU' BELLO. Nei paesi della nostra provincia, infatti, l’estate è il momento più
bello e importante per due eventi che essenzialmente legano, come un filo trasparente, tutti i
piccoli centri che lo popolano: il ritorno degli emigrati e la festività patronale. L’una e l’altra
cosa sono da sempre il connubio che lega tante persone alla loro terra natia. La festa
patronale è il momento atteso da tutti; il giorno in cui tutti coloro che ne hanno la possibilità
tornano al paese; il giorno in cui tutti, dai più piccoli ai più anziani, mettono il vestito e le
scarpe nuove acquistate e tenute gelosamente conservate; il giorno in cui tutta la famiglia,
dopo aver partecipato alla Santa Messa e proprio come quella patriarcale di una volta, riunita
intorno al pater familias, celebra, intorno al tavolo agghindato per l’occasione dalle mani
esperte e dalla bravura che solo le donne di queste terre sanno esprimere, il rito da sempre
simbolo di unione: quello di un luculliano pranzo. Poi tutti alla processione, anche questo un
rito che si perpetua di anno in anno e la cui origine si perde nella notte dei tempi.
L'EVENTO CLOU. La processione è l’evento centrale della festa patronale. Tutto il paese ne
è coinvolto. Le donne, giovani e anziane, gli uomini, tutti quelli che possono, seguono
ordinatamente la statua che rappresenta il Santo Patrono, subito dopo le Autorità civili e
militari e i bambini che hanno fatto la comunione nel corso dell’anno, vestiti nei loro abiti
bianchi. Le strade pulite e sgomberate dalle auto si riempiono di gente e la banda che
precede la processione annuncia festosa il suo passaggio tra la gioia dei più piccoli. Sui
balconi vengono esposte, in omaggio alla Santa o al Santo, le coperte “di raso”, quelle buone,
del corredo proprio o destinato alle figlie che, dopo questa breve apparizione, scomparirà
nuovamente, ben riposto dentro qualche cassapanca. Una cosa che mi è rimasta impressa
nella memoria dei giorni della festa patronale, trascorsi nel paese paterno (in provincia di
Caserta) o, in quelli del nostro Subappennino: Pietramontecorvino ed Accadia, e che mi fa
tornare alla mente ricordi bellissimi e indelebili, è lo sparo dei mortaretti che di buon mattino
ci davano la sveglia annunciandoci l’arrivo del giorno di festa. Quei “botti” avevano un effetto
vitalizzante: ci facevano sobbalzare dal letto, aprire le persiane e correre a prepararci perché
non volevamo perdere nemmeno un attimo della festa. E le giostre? Per noi ragazzi erano, e
lo sono ancora oggi per i ragazzi delle nuove generazioni, l’attesa di un anno che si
concretizzava; un po’ meno per i nostri genitori che... dovevano sborsare qualche soldino in
più! Ma c’erano sempre nonni e zii pronti ad intervenire in caso di bisogno!
LO STRUSCIO. Poi la sera lo “struscio”, infinito, per il corso del paese, sotto le luminarie dalle
forme più varie, con la cassa armonica, il grande palco illuminato dove si esibiva l’orchestra e
il cantante che chiudeva la festa, che facevano sembrare giorno ed erano, o così ci
sembravano, ogni anno più belle. Lo “struscio” in realtà diventava a volte una vera fatica
perché, ancora oggi, bisogna camminare tra una moltitudine di persone che riempiono le
strade centrali e i locali del posto, i cui gestori aspettano questi giorni come una manna dal
cielo per guadagnare un po’ di più. Così come non si contano le “fermate” per salutare questo
o quel conoscente, parente alla lontana, amico, ecc., tutte persone che vediamo solo in
questa occasione, una volta l’anno. Poi, tutti insieme ad ascoltare “il concertino”, come si
diceva una volta, o lo spettacolo con l’ultimo cantante di grido nella piazza principale del
paese o, più spesso, in quella dove si trova la chiesa “matrice”. In ultimo il rito che ci tiene
svegli sino a notte inoltrata, quello dello sparo dei fuochi d’artificio. Vederli ci riempie
sempre di emozioni e ci fa tornare bambini. Ma questo rito segna, purtroppo per tanti,
l’arrivo del giorno della partenza; sono molti, infatti, i forestieri che già dopo lo spettacolo
pirotecnico terminano di fare i bagagli, li caricano sull’auto, pronti per partire, di buon
mattino, per far ritorno alle rispettive case. Ed il giorno successivo alla festa, infatti, il paese
sembra un po’ più triste ed è più vuoto. La partenza degli emigranti lascia certamente un
senso di malinconia. Tutto questo accade, cari amici, nelle nostre calde estati, per le vie dei
nostri splendidi borghi.
IL VIAGGIO IDEALE. Se volessimo fare un itinerario per un viaggio ideale e perché no, anche
reale, tra i nostri paesi dei Monti Dauni, potremmo tracciarlo seguendo le feste patronali che
le amministrazioni locali e le Pro Loco, con grande lena, organizzano di anno in anno in onore
del Santo Patrono, la cui venerazione nei nostri luoghi è ancora molto sentita. Si inizia già da
maggio sino a settembre inoltrato. La maggior parte delle feste patronali si tiene tuttavia
durante il mese di agosto, proprio per dar modo ai tanti emigranti di rientrare nei loro paesi e
anche per allietare turisti e forestieri che “ripopolano” i borghi durante l’estate. Non di sole
feste patronali, però, vivono i nostri antichi borghi. Ci sono anche feste “particolari” dedicate
al borgo antico, a una tradizione locale, alla vendemmia e tante altre. Oggi, quasi tutti gli
amministratori locali cercano di “prolungare” la stagione estiva o anticiparne l’avvio,
mettendo in calendario quante più manifestazioni possibili in modo da rendere attraente,
piacevole e sereno il soggiorno di turisti ed emigranti che tornano ai loro paesi. (Salvatore Agostino Aiezza)
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