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A via Napoli, dal '92, c'è un vuoto. Una targa su un cippo di pietra lo ricorderà sempre

La nuora di Panunzio: "Non andate via da Foggia"

Al centro della targa, c'è un vuoto. È via Napoli, dove alle 23.40 del 1992, l'imprenditore Giovanni Panunzio venne raggiunto da quattro colpi di arma da fuoco, cadendo in un attentato di stampo mafioso. A sinistra, sempre inciso sulla targa, c'è il Municipio, luogo nel quale proprio in quelle ore si decideva, non senza tensione, l'approvazione del nuovo piano regolatore cittadino, a dal quale proveniva lo stesso Panunzio. A destra del vuoto invece, una chiesa, e all'estremità poi, una gru edile, poco sotto una luna piena e appena tratteggiata: mezzo di lavoro caro al costruttore foggiano che, con il suo memoriale, portò all'arresto di ben quattordici persone. È il cippo scoperto questa mattina dalle autorità cittadine, per commemorare la memoria di Giovanni Panunzio, nella piazza a lui intitolata e alla presenza anche dei militari, dei familiari e dei rappresentanti di Libera e Confindustria.
 
LA FRASE DI FALCONE E LA LETTERA DI GIOVANNA PANUNZIO. “Una pietra grezza per ricordare un uomo spigoloso e semplice”, ha detto il sindaco Gianni Mongelli poco prima di svelare, insieme alla vedova di Giovanni Panunzio, la targa con incisa una frase di Giovanni Falcone: “Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola”. Ed è la sintesi di quanto sostenuto anche dalla nuora dell'imprenditore foggiano e ormai attivista di Libera, Giovanna Panunzio, intervenuta con una lettera scritta di proprio pugno nel corso della serata di ieri, letta al pubblico presente nella Sala Rosa di via Galliani, alla presenza del sindaco Gianni Mongelli, del prefetto Luisa Latella, del Questore Maria Rosaria Maiorino. Oltre alle autorità, erano presenti anche le personalità che si battono direttamente per la legalità cittadina, come il colonnello dei Carabinieri Antonio Basilicata e il dirigente della squadra mobile Alfredo Fabbrocini, senza contare i volontari di Libera, l'associazione che ha promosso la campagna “Foggia Reagisci”. Un momento toccante (come evidente dalle foto a corredo dell'articolo), a margine della presentazione del libro “L'onere della toga” di Lionello Mancini, incentrato sul lavoro dei magistrati italiani.
 
NON ANDATE VIA DA FOGGIA, INSIEME CE LA POSSIAMO FARE. “Michele, mio marito, prima del processo non ci disse nulla, fu solo in aula che denunciò tutte le minacce che aveva subito per tacere i nomi delle persone coinvolte nell'assassinio di Giovanni – queste le parole della nuora dell'imprenditore ucciso nel '92 – il clima, vent'anni fa, era diverso, ma oggi è cambiato: prima eravamo da soli a lottare contro la criminalità, adesso abbiamo dalla nostra anche un sindaco, un prefetto e un questore che ci sono davvero vicini”. Questo il contenuto della lettera di Giovanna Panunzio, letta non senza commozione insieme con tutte le donne della famiglia del costruttore caduto vittima della mafia, in un momento storico nel quale molti, compreso l'allora sindaco Salvatore Chirolli, si rifiutavano di pensare che a Foggia esistesse una malavita organizzata. “Adesso ce la possiamo fare, si può fare – ha aggiunto la moglie di Michele Panunzio, figlio del costruttore Giovanni – non sarà facile, ma insieme possiamo riuscire a vincere questa guerra. Per cui dico a tutti: non andate via da Foggia, restateci”.  
 
QUESTA NON E' LA CITTA' DEL 1992, NON PIU'. Un responsabilità enorme quella che ricade sul sindaco Mongelli e su tutte le autorità presenti, direttamente ricevuta dalla famiglia Panunzio, chiamata a rappresentare la Foggia che reagisce, appunto, quella della legalità e del riscatto: una fiducia incondizionata e pubblica, accorata, la quale investe la città tutta, spronandola a riappropriarsi di se stessa. Un invito che fa il paio con quello di Tano Grasso, intervenuto questa mattina in occasione della commemorazione: “La Foggia che è qui non è quella del ’92, quando accanto alla famiglia non c’erano uomini delle istituzioni e della politica – ha detto il presidente onorario delle Federazione delle Associazioni antiracket e antiusura – Oggi si è costruito l'interesse per la legalità e la città deve comprendere che la tragica vicenda di Giovanni Panunzio è costitutiva del suo essere comunità”. “A noi continua a mancare come 21 anni fa – ha invece affermato commosso Michele  Panunzio – Ha combattuto per la legalità e per questo è stato condannato a morte”.
Al centro della targa, c'è un vuoto. È via Napoli, dove alle 23.40 del 1992, l'imprenditore Giovanni Panunzio venne raggiunto da quattro colpi di arma da fuoco, cadendo in un attentato di stampo mafioso. A sinistra, sempre inciso sulla targa, c'è il Municipio, luogo nel quale proprio in quelle ore si decideva, non senza tensione, l'approvazione del nuovo piano regolatore cittadino, a dal quale proveniva lo stesso Panunzio. A destra del vuoto invece, una chiesa, e all'estremità poi, una gru edile, poco sotto una luna piena e appena tratteggiata: mezzo di lavoro caro al costruttore foggiano che, con il suo memoriale, portò all'arresto di ben quattordici persone. È il cippo scoperto questa mattina dalle autorità cittadine, per commemorare la memoria di Giovanni Panunzio, nella piazza a lui intitolata (area Parcheggio Zuretti) e alla presenza anche dei militari, dei familiari e dei rappresentanti di Libera e Confindustria.
LA FRASE DI FALCONE E LA LETTERA DI GIOVANNA PANUNZIO. “Una pietra grezza per ricordare un uomo spigoloso e semplice”, ha detto il sindaco Gianni Mongelli poco prima di svelare, insieme alla vedova di Giovanni Panunzio, la targa con incisa una frase di Giovanni Falcone: “Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola”. Ed è la sintesi di quanto sostenuto anche dalla nuora dell'imprenditore foggiano e ormai attivista di Libera, Giovanna Panunzio, intervenuta con una lettera scritta di proprio pugno nel corso della serata di ieri, letta al pubblico presente nella Sala Rosa di via Galliani, alla presenza del sindaco Gianni Mongelli, del prefetto Luisa Latella, del Questore Maria Rosaria Maiorino. Oltre alle autorità, erano presenti anche le personalità che si battono direttamente per la legalità cittadina, come il colonnello dei Carabinieri Antonio Basilicata e il dirigente della squadra mobile Alfredo Fabbrocini, senza contare i volontari di Libera, l'associazione che ha promosso la campagna “Foggia Reagisci”. Un momento toccante (come evidente dalle foto a corredo dell'articolo), a margine della presentazione del libro “L'onere della toga” di Lionello Mancini, incentrato sul lavoro dei magistrati italiani.
NON ANDATE VIA DA FOGGIA, INSIEME CE LA POSSIAMO FARE. “Michele, mio marito, prima del processo non ci disse nulla, fu solo in aula che denunciò tutte le minacce che aveva subito per tacere i nomi delle persone coinvolte nell'assassinio di Giovanni – queste le parole della nuora dell'imprenditore ucciso nel '92 – il clima, vent'anni fa, era diverso, ma oggi è cambiato: prima eravamo da soli a lottare contro la criminalità, adesso abbiamo dalla nostra anche un sindaco, un prefetto e un questore che ci sono davvero vicini”. Questo il contenuto della lettera di Giovanna Panunzio, letta non senza commozione insieme con tutte le donne della famiglia del costruttore caduto vittima della mafia, in un momento storico nel quale molti, compreso l'allora sindaco Salvatore Chirolli, si rifiutavano di pensare che a Foggia esistesse una malavita organizzata. “Adesso ce la possiamo fare, si può fare – ha aggiunto la moglie di Michele Panunzio, figlio del costruttore Giovanni – non sarà facile, ma insieme possiamo riuscire a vincere questa guerra. Per cui dico a tutti: non andate via da Foggia, restateci”.  
QUESTA NON E' LA CITTA' DEL 1992, NON PIU'. Un responsabilità enorme quella che ricade sul sindaco Mongelli e su tutte le autorità presenti, direttamente ricevuta dalla famiglia Panunzio, chiamata a rappresentare la Foggia che reagisce, appunto, quella della legalità e del riscatto: una fiducia incondizionata e pubblica, accorata, la quale investe la città tutta, spronandola a riappropriarsi di se stessa. Un invito che fa il paio con quello di Tano Grasso, intervenuto questa mattina in occasione della commemorazione: “La Foggia che è qui non è quella del ’92, quando accanto alla famiglia non c’erano uomini delle istituzioni e della politica – ha detto il presidente onorario delle Federazione delle Associazioni antiracket e antiusura – Oggi si è costruito l'interesse per la legalità e la città deve comprendere che la tragica vicenda di Giovanni Panunzio è costitutiva del suo essere comunità”. “A noi continua a mancare come 21 anni fa – ha invece affermato commosso Michele  Panunzio – Ha combattuto per la legalità e per questo è stato condannato a morte”.

di Redazione 


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