Academy PRM, l’eredità del giornalismo investigativo di Roberto Morrione
Si è conclusa a Foggia la seconda edizione dell’Academy Premio Roberto Morrione, una scuola di
formazione per il giornalismo investigativo, promossa dall’Associazione Amici di Roberto Morrione e
in collaborazione con la Consulta provinciale per la Legalità, Regione Puglia, Provincia di Foggia,
Comune di Foggia, Fondazione dei Monti Uniti, Fondazione antiusura Buon Samaritano, Associazione
Per il Meglio della Puglia, Libera Foggia, Puglia Culture e Università di Foggia.
Lezioni e studio, laboratori e attività di gruppo, oltre alla visione delle inchieste realizzate e momenti di
confronto per 25 giovani under 30 provenienti da tutta Italia. Ad affiancare e supportare i partecipanti
docenti di comprovata professionalità, giornaliste e giornalisti investigativi:
Laura Silvia Battaglia, giornalista e documentarista freelance. Francesco Cavalli, documentarista e
segretario generale dell’associazione Amici di Roberto Morrione. Stefano Lamorgese di Report Rai 3.
Rosy Battaglia, giornalista d’inchiesta e documentarista. Giulia Bosetti, giornalista d’inchiesta Rai.
Annalisa Camilli, giornalista di Internazionale. Anna Berti Suman, ricercatrice senior e docente presso
il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Luiss di Roma. Gabriele Cruciata, giornalista
d’inchiesta. Madi Ferrucci e Roberto Persia della redazione di Report Rai 3. Flavia Grossi, architetta e
già finalista del Premio Morrione. Cristiana Mastronicola di Report Rai 3. Selena Frasson e Luigi
Scarano di Backstair, pool di inchiesta di Fanpage.it.
A supporto dei corsi anche tre eventi aperti al pubblico: Una Tavola rotonda “Mare Nostrum – conflitti,
Paesi e politica nel Mediterraneo” con la presenza di esponenti dell’Amministrazione locale e regionale,
la mostra delle foto di Andy Rocchelli “Il valore della testimonianza” e la proiezione del documentario
“Il sangue mai lavato” di Luciano Toriello sul delitto di Francesco Marcone.
Gli aspiranti giornalisti hanno potuto incontrare anche gli studenti di tre scuole superiori: “V. Lanza”,
“G. Marconi” e “B. Pascal”.
L'INFORMAZIONE LIBERA. Una sorta di maratona impegnata e impegnativa per tracciare cammini comunicativi di giovani menti
verso l’informazione libera e coraggiosa, appassionata e amante della verità lì dove si vuole tenere
nascosta.
Una classe che in tre giorni ha stretto relazioni con uno scambio di esperienze e punti di vista. Così
come dichiara Alessandra Tarquini, responsabile della comunicazione del Premio: «Credo che la
proposta formativa di questo anno fosse ancora più vasta. Per me è la seconda volta a Foggia
e devo dire che ho conosciuto delle realtà, delle persone e delle associazioni che con grande
generosità e grande passione si dedicano all’Academy ma con un pensiero rivolto alla città, al
suo impatto e alle generazioni più giovani. Oltre al percorso dei partecipanti anche incontri
nelle scuole con ex finalisti e docenti che hanno raccontato la loro esperienza di giornalismo
investigativo iniziando dalle inchieste partite dal Premio Morrione». Si sottolinea dunque lo
spirito che anima il percorso e l’importanza, per il giornalismo in generale ma ancor più per
quello investigativo, di parlare di democrazia, diritti e giustizia.
Tarquini conclude fissando tre punti chiave: «In primis ci deve essere consapevolezza, poi
comprendere che attraverso il giornalismo ci occupiamo dei territori, delle comunità, di storie e
di vite e in ultimo il desiderio di capire, per i più giovani, se questo potrebbe essere davvero il
loro percorso futuro».
L'EREDITA'.Mara Filippi con il marito Roberto Morrione ha condiviso l’amore nella vita ma anche per l’impegno
civile e per un’informazione libera. Alla sua morte nel 2011 è seguito l’incarico di portavoce
dell’associazione e del premio a lui dedicati ed è membro della giuria. Qual è l’eredità che Roberto Morrione lascia e si cerca di trasmettere agli aspiranti giornalisti? Credere, credere nelle persone in particolare nei giovani, credere nel loro impegno, la serietà di
prendere questa professione nella maniera più seria possibile perché è una professione importantissima.
Inoltre far capire loro in un mondo sempre più complesso che fare rete è fondamentale. Si riesce? Noi cerchiamo di farlo, anche con questa Academy cerchiamo di farli interagire fra di loro e ci capita
che lo facciano ma che interagiscano anche con chi partecipa al premio, con i tutor, interazione anche
tra le varie edizioni — la sottolineatura all’interazione spiega come sia fondamentale il lavoro di
gruppo, il supporto e la collaborazione tra le varie figure professionali del settore — scopriamo anche
che si sono creati gruppi di supporto di ex finalisti che aiutano i nuovi candidati al Premio. Come prosegue il lavoro dopo l’Academy? Questi giovani, Academy o Premio, ci rimangono “appiccicati” perché trovano una sponda, un porto
dove chiedere consigli, avere contatti e conoscere altri colleghi e fare squadra. E acquisendo negli anni
molta maturità professionale e competenze riusciamo a “riutilizzarli” come tutor a loro volta. Le va di dirmi due parole sulla città? La città mi porta inevitabilmente al paragone con Torino, città organizzatissima che offre tantissimo
ai giovani ma che approccia certe problematiche in modo molto diverso. Qui facciamo più fatica a
portare i docenti perché comunque non è collegata come Torino ma troviamo entusiasmo e la voglia di
recepire. Troviamo davvero una partecipazione che in tanti anni che siamo a Torino difficilmente
sentiamo se non in piccole realtà — il racconto si sposta sulla necessità di trattare i problemi lì dove
sono più evidenti e presenti — pensando ai temi cari a Roberto, gli stessi che proponiamo per le
inchieste, ci diciamo quanto sia facile parlare di mafia a Milano, al nord, questi sono temi che dobbiamo
affrontare prima di tutto al sud e siamo felici di essere qui a Foggia. La narrazione che si fa di questa città corrisponde a quello che avete visto e vissuto? Si pensa sempre al sud disorganizzato ma in verità l’organizzazione che noi abbiamo trovato, la rete
che si è creata tra la Consulta, Regione, provincia, amministrazione e altre organizzazioni e
associazioni, non l’abbiamo trovata altrove.
Se siamo qui nel giro di pochi mesi è proprio perché la comunità foggiana ha voluto creare tutto questo
e lo ha fatto mirabilmente.
I CONSIGLI. Stefano Lamorgese, che ricopre anche il ruolo di vice presidente dell’associazione Amici di Roberto
Morrione, anche se in pieno vortice lavorativo, con estrema professionalità si presta alle poche
domande che gli rivolgo. Cosa consiglierebbe ai giovani giornalisti? Di pensarci bene prima di intraprendere la professione. È una categoria molto affollata, un po’
confusa, in crisi di identità e comunque se proprio vogliono farlo che studino moltissimo. Cosa è cambiato da quando lei ha cominciato? La retorica del cronista che “consuma le scarpe” camminando per la città, può ancora essere vera
perché essere vicino agli eventi è indispensabile, però è cambiato molto l’approccio alla realtà, è sempre
più mediato dalla tecnologia e dalla attività digitale, non si può fare questa professione senza
l’acquisizione di specifiche abilità nel campo e nella comunicazione digitale. Qual è, dopo questa esperienza foggiana, il suo pensiero su questa città? Foggia non merita la cattiva fama che ha — ci dice — perché anche con tutti i suoi limiti, è una città
molto accogliente, in alcuni aspetti molto piacevole e mi sembra che l’attuale amministrazione ce la stia
mettendo tutta per mantenerla in uno stato decoroso.
LE RIFLESSIONI. Rosy Battaglia, giornalista d’inchiesta e documentarista, è per il primo anno all’Academy come
docente e tutor. E anche lei si concede per alcuni minuti e alcune riflessioni. Qual è il patrimonio che Roberto Morrione che ha potuto carpire e respirare tra questi giovani
dell’Academy? Si è respirata l’eredità di Roberto. Io sono entrata un po’ a gamba tesa nella scuola ma ha fatto
piacere che gli allievi abbiano recepito quello che è il senso “giornalismo civico d’inchiesta”, il fatto del
rispetto delle comunità, cercare di fare un giornalismo utile alle persone e che non sia lontano dai loro
bisogni. È quello che ho respirato ed è stato molto bello. Come ha trovato i giovani aspiranti, motivati, entusiasti? Oppure sono assaliti da altri sentimenti? Riflettevo proprio stamattina che mi piacerebbe che qualcuno degli allievi venga a collaborare con
me perché ho visto menti non solo intelligenti ma preparate, desiderose di apprendere e motivate. In un
contesto in cui il giornalismo investigativo francamente va verso l’annientamento in questo momento in
Italia — sottolinea anche il bisogno di coraggio e consapevolezze anche in questo contesto — il mondo
editoriale italiano è molto complesso e anche pericoloso perché si manda il giovane giornalista allo
sbaraglio ed è una cosa insopportabile. Al contempo ho visto tanti bei progetti, motivazione e
preparazione e corre l’obbligo per me fare i complimenti all’Associazione e a Roberto per ciò che ha
lasciato in eredità, penso che sarebbe stato orgoglioso di questi risultati. In ultimo chiedo anche a lei una riflessione sulla città. Il titolo della testata è “Foggia Città Aperta”, mai titolo più bello. Devo dire che pur conoscendo i
retroscena di questa città, le difficoltà di legalità che conosco anche per una vicinanza agli amici di
“Libera”, ho avuto una bella impressione. L’università, il centro, ho visto una bella città e
un’accoglienza non indifferente. Questo mi sembra un ottimo punto di partenza perché “dove c’è
bellezza c’è speranza”. Ripeto: Foggia è una bella città abitata da belle persone.
L'INIZIATIVA. E in quello che sembra essere più un tour de force per questo sforzo intenso e prolungato di tutti i
protagonisti tra allievi e insegnanti, incontro Francesco Cavalli, segretario dell’associazione Amici di
Roberto Morrione, che amabilmente mi dedica qualche minuto. Da un paio di anni a Foggia si svolge la PRM Academy, un’iniziativa nata 14 anni fa, che seleziona
progetti d’inchiesta e li realizza. Come è nata? Lo scopo del premio è quello di aiutare giovani giornalisti Under trenta in un percorso di formazione
con un tutoraggio e un supporto tecnico, legale e giornalistico oltre che economico, sulla scia di questa
intenzione formativa, nasce la scuola residenziale. Nasce a Foggia perché dall’incontro con la Consulta
per la legalità, l’Associazione Per il Meglio della Puglia, è nata un’intesa e una volontà condivisa di
portare in questo territorio l’esperienza del Premio e la scuola di permanenza.
Poi c’è anche un’altra ragione ed è legata proprio a Roberto — spiega — Quando va in pensione, su
sollecitazione di Don Luigi Ciotti, diventa direttore e fondatore di “Libera Informazione”. Uno dei suoi
ultimi pensieri prima di morire lo rivolse a questa città: «Non dimenticatevi di Foggia perché lì esiste
una delle mafie delle quali di meno si parla e dove è importante esserci per dare forza a questa società
civile che ha bisogno di essere supportata». Questi elementi sono stati la spinta propulsiva per questo
progetto divenuto realtà. Come si conclude questa seconda edizione? Con successo, tutte e due edizioni lo sono state. Per successo intendo il fatto che abbiamo coinvolto
complessivamente, tra l’anno scorso e quest’anno, quasi cinquanta giovani che non hanno solo acquisito
degli strumenti per fare giornalismo d’inchiesta ma hanno portato il loro contributo in percorsi di
scambio. Anche a lei chiedo che idea si è fatto di questa città? Per quello che ho potuto vivere in una settimana posso dire che io ho incontrato un dinamismo e una
sensibilità che mi hanno coinvolto anche se permangono alcune problematiche — Si lascia andare ad
alcune riflessioni parlando dell’omicidio di Francesco Marcone come una ferita profonda, forse la più
profonda, che affligge questa “meravigliosa terra di Capitanata” — il quadro di quella che è la
situazione della criminalità organizzata in questo territorio, è una piaga pluridecennale: non si spiega
come a trent’anni di distanza questa ferita resta aperta, un omicidio senza nessun colpevole, una delle
tante ferite aperte — Ricorda l’amministrazione sciolta per infiltrazioni mafiose ma in contrapposizione
l’impegno di una società civile dinamica, attiva e volenterosa e di un mondo universitario molto bello e
accogliente. Nelle sue parole moti di speranza e gratitudine anche verso la nuova amministrazione che
si scorge volenterosa. Che idea ha di questa città dunque dopo le sue parole? È una narrazione esagerata in negativo? Forse qui si! Nella comunicazione e nell’informazione pugliese e foggiana stessa, è una mia
percezione ma mi sentirei di dire che se c’è una prevalenza dell’esagerazione e della rappresentazione
di questo territorio sull’aspetto negativo, quello della criminalità rispetto a quelle che sono invece le
storie positive, fuori da Foggia rispetto quello che è uno spaccato nazionale, c’è più un’assenza.
Un territorio che viene poco raccontato e forse meriterebbe di essere raccontato i più per le sue bellezze
e il suo impegno. A conclusione posso dire che non c’è una grande informazione di quello che avviene
in questo territorio al di fuori di questo territorio. Rispetto a questo è forse anche questa un’opportunità,
quella di portare a conoscenza di esperienze positive, di eccellenze che pur ci sono in questa terra anche
sul panorama nazionale, aiuterebbe a non delineare un quadro dove Foggia uguale criminalità.
IL RICORDO. E per concludere nel migliore dei modi come non scrivere dell’uomo che ha “provocato” tutto questo?
Come non ricordare un grande giornalista del servizio pubblico Rai, fondatore e direttore di
RaiNews24, uno dei pilastri del giornalismo d’inchiesta? Roberto Morrione oltre all’uomo dalla
immensa statura morale, è colui che ha realizzato inchieste investigative che hanno lasciato il segno e
fatto la storia. Ha avuto un’innata fiducia nell’essere umano e invitava sempre tutti al confronto più che
allo scontro.
Si è impegnato nell’associazione Libera di Don Luigi Ciotti, dove ha realizzato la Fondazione Libera
Informazione, la sua ultima creatura. Il suo impegno investigativo lo vedeva nei posti dove il problema
era più presente. Credeva nei giovani, l’Academy è la testimonianza di questa fiducia e la sua eredità,
un passaggio del testimone per una staffetta continua verso la lotta alla criminalità e al malaffare
attraverso la denuncia del giornalismo d’inchiesta.
Chiudo la mia serie di chiacchierate con un orgoglio in più, quello che mi fa essere fiera di questa
appartenenza. Si percepisce dalle parole di tutte le persone incontrate e intervistate che anche la
narrazione deve, dovrebbe, cambiare. Che non si costruisce sulla lamentela, seppur giustificata. Quindi
meno detrattori e più costruttori, insieme a tutte le parti coinvolte della società civile di questa città. Cinzia Rizzetti (foto Alessandro Rocca/Premio Morrione)
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