Si chiama deposito cauzionale ed è l'ultimo “balzello” che i consumatori sono chiamati a versare al gestore idrico. È entrato in vigore lo scorso 1° giugno e l'importo è inserito nella bolletta dell'acqua, recapitata in questi giorni a migliaia di utenti. Un addebito che se in Capitanata , per lo meno per ora, non è stato contestato, in altre parti d'Italia ha già messo sul piede di guerra i Comitati in difesa dell'acqua pubblica.
LA NOVITA' DELL'AUTORITA' IDRICA. Tutto nasce da una delibera dell'Autorità per l'Energia, il gas e il Sistema Idrico dello scorso anno (la n. 86 del 28 febbraio 2013 modificata dalla n. 643 del 27 dicembre 2013). Il provvedimento ha modificato le modalità di calcolo del deposito cauzionale, elevandone l'importo. La decisione, ufficialmente, è stata presa per far fronte alle ingenti perdite su crediti derivanti dagli utenti morosi. La nuova cauzione è calcolata sulla base del consumo dell'anno precedente ed è pari al corrispettivo di tre mesi (in pratica il 25%): un importo che per una famiglia con un consumo medio di 150 mc può raggiungere i 50 euro.
ACQUEDOTTO PUGLIESE E I VECCHI CLIENTI. Si tratta, è bene precisarlo, di un importo che è solo anticipato dai clienti a titolo di garanzia di mancati versamenti sui consumi e che sarà restituito (almeno così è previsto) al termine della fornitura, con tanto di interessi sulle somme depositate. Ma i dubbi sulla legittimità di un tale addebito restano tutti. In primo luogo per l'applicazione retroattiva, anche ai clienti allacciati già da anni. Una pratica cui si è adeguata anche Acquedotto Pugliese con l'avvertenza che le “vecchie” cauzioni saranno restituite a conguaglio. Eppure la delibera n. 86 parla chiaro: art. 3 “Il gestore può richiedere all'utente finale, all'atto della stipulazione del contratto di somministrazione, il versamento di un deposito cauzionale”. Come conciliare questa previsione con l'applicazione del deposito a chi il contratto di fornitura lo ha stipulato nella notte dei tempi?
CIFRA ESORBITANTE. A far storcere il naso, inoltre, è anche l'entità della cauzione. Una percentuale pari al 25%, esorbitante se confrontata con le cifre richieste dai gestori di altri servizi. L'Enel, per esempio, applica una cauzione di 5,16 euro per Kw impegnato (per una normale utenza da 3 kw una cifra di poco superiore ai 15 euro). Ancora meno è richiesto nel campo della telefonia. I dubbi allora sono leciti: non potrebbe trattarsi di un'operazione studiata per far fare cassa ai gestori, alle prese con la necessità di investire grossi importi per il rinnovamento delle infrastrutture?
LE PROTESTE IN TUTTA ITALIA. Da qui la protesta. In tutta Italia le azioni si moltiplicano. Il più attivo è il Comitato Acqua Pubblica di Arezzo che già nello scorso luglio aveva invitato i cittadini a non pagare la cauzione. Nella protesta sono stati coinvolti Cgil e Federconsumatori che sono riusciti ad ottenere un primo risultato: la sospensione del pagamento sino al 2015. Ma la battaglia prosegue: “Si ripristino le condizioni contrattuali precedenti e attiviamo un tavolo di lavoro altrimenti ci vedremo dai giudici”
LA CAUZIONE PERDUTA AD ENNA. Anche in Sicilia fanno sul serio. L'Assoconsumatori di Enna è categorica: “il deposito cauzionale è illegittimo. Risulta inapplicabile la norma regolamentare, dovuta soltanto nei casi di nuovo contratto”. E puntano il dito anche contro il cambio di gestore avvenuto nel 2006: “Che fine ha fatto la cauzione versata da cittadini a quello precedente? La ha intascata il nuovo?”
LA PROTESTA SI ESTENDE. Sono solo alcuni degli esempi di una protesta che si sta estendendo in tutta Italia, da ultimo a Latina e Salerno. E in Capitanata? In tanti hanno già pagato quasi senza accorgersene: non si può dire, infatti, che nonostante gli inviti dell'Autorità alla completa trasparenza in fattura, vi sia stato il massimo della chiarezza. Per ora, invece, non si conoscono prese di posizioni ufficiali da parte di Comitati e associazioni di consumatori, solo le segnalazioni di alcuni attenti cittadini. Ma la querelle continua e vi sono tutte le premesse perchè possa trasformarsi in una serie di contenziosi legali tra gestori e rappresentanti degli utenti.