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Addio Gino Lisa... d'altronde "in Regione abbiamo 10mila cose da fare"

E Di Gioia tace. Come gli altri consiglieri foggiani...

Il sindaco Mongelli si è detto “sconcertato”. Franco Landella ha chiesto un consiglio comunale monotematico. Associazioni e imprenditori hanno fatto la corsa all’indignazione. Parole implacabili quanto prevedibili. Nel coro di reazioni sull’affare Gino Lisa (saltato, per ora), però, c’è un silenzio che fa più rumore di tante voci: è quello di Leonardo Di Gioia, l’assessore regionale (foggiano) al Bilancio.
 
IL "TESORETTO" E IL FOGGIANESIMO. Eppure, nel passato più recente, l’esponente di Scelta civica si era affannato ad assicurare che il “tesoretto” per lo scalo foggiano era blindato. E in più aveva provato l’operazione simpatia per il governo regionale, promuovendo una conferenza stampa di presentazione di provvedimenti per il nostro territorio, con l’obiettivo di far dimenticare il concetto di “foggianesimo vendoliano” sostituendolo con un romantico “We love Foggia”
I CONSIGLIERI FOGGIANI. Di Gioia non parla. E non lo fanno neppure gli altri consiglieri regionali made in Foggia, da Lonigro alla Nuzziello a De Leonardis, che in passato si è speso per lo scalo foggiano ma al momento è in altre faccende affaccendato (il suo nome rientra - anche se attraverso il suo legale ribadisce di non essere neppure indagato - nella recente inchiesta sugli appalti truccati all'Asl di Brindisi) .
IL FUNERALE E IL MIRACOLO. C’è chi non parla e chi si esprime male. Come l’assessore regionale ai Trasporti, Gianni Giannini che alla Gazzetta del Mezzogiorno affida un pensiero molto profondo: “Non facciamo il funerale prima che ci sia il morto”. Il cadavere, caro assessore, purtroppo c’è già. Da tanto. Al limite si tratta di resuscitarlo. E poi, al cronista che lo incalza - il virgolettato è sul quotidiano di ieri - liquida la questione Gino Lisa, tra ritardi ed errori nei protocolli (imputabili anche al suo predecessore, Guglielmo Minervini), con una scusa improbabile e inaccettabile: “In Regione abbiamo diecimila cose da fare”.
Resuscitare i morti sarebbe un miracolo. Chiedere rispetto per un territorio non è né foggianesimo né vittimismo: è un diritto.

di Redazione 


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