Pestarono i titolari de "La Botte": a 2 mesi di distanza arrestati gli autori
Sono giovani e incensurati. Al termine delle indagini il provvedimento è stato disposto dal Gip
Sono stati arrestati i responsabili dell'aggressione ai proprietari del ristorante "La Botte" di Foggia, avvenuta lo scorso luglio e che fece scalpore (portando anche ad una cena di solidarietà molto partecipata dalla cittadinanza, LEGGI) per le modalità e i futili motivi attraverso cui si sviluppò.
I carabinieri della Compagnia di Foggia hanno dunque tratto in arresto, in esecuzione di misura cautelare degli arresti domiciliari emessa dal Gip su proposta della Procura della Repubblica di Foggia, Alessandro Di Dio, 21 anni, e Samuel Simone Contini, 23 anni, entrambi foggiani e incensurati, gravemente indiziati del reato di lesioni personali aggravate. ù
LE INDAGINI. L’aggressione esplose alle prime luci dell'alba di domenica 19 luglio, dopo che il proprietario del "La Botte" aveva redarguito i due giovani mentre orinavano in strada, nelle vicinanze del ristorante, situato in via Liceo, nel centro storico del capoluogo e a pochi passi da piazza Mercato. Dopo aver visionato i filmati delle telecamere presenti in zona e sentiti i testimoni presenti sulla scena della lite, i carabinieri restrinsero il cerchio delle indagini e denunciarono in stato di libertà Di Dio e Contini.
LA DINAMICA DEL PESTAGGIO. I due aggredirono con violenti calci e pugni al corpo ed al volto la proprietaria del ristorante, nonché il fratello ed il figlio della donna, che, intenti a chiudere il ristorante, li avevano invitati a non urinare sulle pareti esterne del locale.
In quella circostanza corsero in aiuto delle vittime anche i proprietari degli esercizi adiacenti ma i due giovani riuscirono a fuggire mentre i titolari del ristorante venivano trasportati al pronto soccorso degli ospedali Riuniti di Foggia per le cure mediche.
IL PROVVEDIMENTO RESTRITTIVO. Le indicazioni raccolte nell’immediatezza dei fatti dai Carabinieri, unite agli accertamenti svolti nelle giornate successive, hanno consentito di far luce sulla vicenda, permettendo all’Autorità giudiziaria, valutati i gravi indizi di colpevolezza, di emettere i provvedimenti restrittivi.
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