Agriturismi in Puglia, nuove linee guida: "Settore in crescita, 500mila presenze all'anno, fatturato da 20 milioni"
“Lo sblocco dell’iter per l’iscrizione delle aziende agrituristiche nell’albo regionale darà un nuovo impulso positivo a un settore in grande crescita”. E’ con queste parole che Raffaele Carrabba, presidente regionale di CIA Agricoltori Italiani, esprime la propria soddisfazione per l’approvazione, da parte della Regione Puglia, delle Linee Guida per l’iscrizione nell’elenco regionale degli operatori agrituristici che completa la riorganizzazione del settore.
LA RICHIESTA. “La nostra organizzazione - ricorda Carrabba - aveva chiesto si arrivasse a questa determinazione in diverse occasioni, già da due anni fa, quando a Foggia si celebrò la giornata nazionale dell’agriturismo. Bene ha fatto la Regione a intervenire analizzando le esigenze di un comparto articolato, in continua evoluzione, che integra agricoltura, turismo, servizi, cultura e nuovi modelli di socialità”.
LE CUCINE. “Ora serve compiere i passaggi successivi - aggiunge Giulio Sparascio, presidente nazionale di Turismo Verde-Cia -. Gli operatori degli agriturismi pugliesi auspicano che, in tempi brevi, possano essere approvate anche le linee guida per l’utilizzo delle cucine come laboratori di trasformazione dei prodotti e l’uso dell’acqua dei pozzi: si tratta, in entrambi i casi, di regole già recepite dalla legge nazionale che aspettano di essere attivate attraverso specifiche linee guida a livello regionale”.
GLI AGRITURISMI IN ITALIA E IN PUGLIA. Sono oltre 21.000 le aziende agrituristiche in Italia, con un incremento costante. In Puglia, invece, gli agriturismi autorizzati sono circa 700 a fronte di oltre 1700 operatori iscritti nell’apposito albo. Nella nostra regione, dal 2015, le strutture agrituristiche hanno totalizzato una media di quasi 500mila presenze all’anno, per un fatturato annuale che nel 2018 potrebbe toccare i 20milioni di euro. L'azienda agrituristica preserva suolo e paesaggio dall'avanzata di cemento, incuria e degrado che ha già "bruciato" 2 milioni di ettari di terreno agricolo negli ultimi vent'anni. Inoltre, contrasta il dissesto idrogeologico che nel nostro Paese riguarda 6.633 comuni e il 9,8% della superficie nazionale e, soprattutto, conserva la biodiversità. L'Italia infatti ha più di 5.000 prodotti agroalimentari tradizionali tra le pieghe del Paese, uno su quattro a rischio estinzione. "È il nostro turismo dei valori – spiega Giulio Sparascio - nel quale cerchiamo di mettere in armonia la conservazione dell'ambiente, delle tradizioni e della cultura contadina con la crescita economica e l'identità locale, fattori che costituiscono il principio attivo dello sviluppo agrituristico nel tempo".
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