Alzheimer, dall'Unifg una strategia che potrebbe ridurre l'infiammazione cerebrale e prevenire la malattia
Uno studio coordinato dal Prof. Gaetano Serviddio, Direttore del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università di Foggia, è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista Redox Biology, journal ufficiale della Society for Free Radical Research International (SFRI) con il titolo “Metabolic reprogramming in inflammatory microglia indicates a potential way of targeting inflammation in Alzheimer's disease”.
https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S2213231723002471 .
IL PROGETTO. Lo studio ha impiegato tecniche innovative per lo studio della bioenergetica cellulare, combinate all’uso di modelli animali e analisi bioinformatiche. Il progetto, che vede primo autore il dott. Moris Sangineto Ricercatore di Medicina Interna del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche, ha dimostrato che le cellule di microglia nelle prime fasi dell’Alzheimer presentano una significativa riprogrammazione metabolica che guida la loro attività pro-infiammatoria. In particolare, in seguito all’esposizione al beta-amiloide e a prodotti batterici derivanti dall’intestino, le cellule di microglia cambiano il loro metabolismo energetico cellulare, aumentando il consumo di glucosio e l’attività mitocondriale con conseguente stress ossidativo.
La buona notizia è che dallo studio risulterebbe possibile bloccare questa riprogrammazione metabolica riducendo quasi del tutto i livelli di infiammazione cerebrale.
IL MORBO. La malattia di Alzheimer, la più comune forma di demenza senile, è caratterizzata dalla degenerazione del tessuto nervoso con accumulo di una proteina anomala detta beta-amiloide e sviluppo di intrecci neurofibrillari, comportando un costante e progressivo declino delle funzioni cognitive. Oggi sappiamo che un ruolo importante nella patogenesi della malattia di Alzheimer è svolto dalla microglia, cellule molto simili a macrofagi che svolgono molte funzioni, tra cui quella di difesa.
Sembrerebbe infatti, che nelle prime fasi dell’Alzheimer, una eccessiva attivazione infiammatoria di queste cellule indurrebbe maggior danno neuronale e ulteriore produzione di beta-amiloide, innescando una reazione a catena.
IL PROF SERVIDDIO. “Lo studio apre scenari significativi nella comprensione dei meccanismi di progressione dell'Alzheimer. Occorre continuare ad investire in tecnologia di ricerca e supportare l'arrivo di nuovi ricercatori di formazione internazionale. - ha dichiarato il prof. Gaetano Serviddio - In tal senso il Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche ha avviato un programma di riorganizzazione per dar vita al Laboratorio Unico di Dipartimento che permetta ai ricercatori di competere e vincere progetti di ricerca europei.”
MALATI AI AUMENTO. Nel mondo, secondo i dati dell’organizzazione mondiale della Sanità, sono oltre 55 milioni le persone che convivono con l’Alzheimer, una delle principali cause di disabilità e non autosufficienza tra le persone anziane. Fra tutte le malattie che possono causare la demenza nell’anziano, l’Alzheimer è quella più comune (70% dei casi).
Ad oggi la prevalenza della malattia di Alzheimer nella popolazione è in aumento e l’Istituto Superiore di Sanità stima in Italia circa 500 mila ammalati. Tuttavia, le opzioni terapeutiche sono quasi inesistenti e la ricerca è ancora lontana dal fornire farmaci realmente efficaci in grado di prevenire o di attenuare la patologia.
La scoperta di meccanismi alternativi è dunque necessaria per supportare lo sviluppo di nuovi farmaci, e la Scuola di Geriatria di Foggia è oggi impegnata in questa battaglia.
RILANCIARE UNA RICERCA DI QUALITA'. “Il supporto programmatico e finanziario dell’Università e dei Dipartimenti è necessario ad alimentare l’entusiasmo di noi giovani ricercatori, che abbiamo a lungo faticato per maturare esperienze, spesso all’estero. Da parte nostra però, è d’obbligo l’impegno a rilanciare una ricerca di qualità, una ricerca in grado di ridare un giorno nuove speranze ai malati. Con questo lavoro diamo un nostro contributo, ma la strada è ancora lunga.- ha dichiarato il dott. Moris Sangineto.
IL GRANT SIMI. Il progetto di ricerca del dott. Sangineto è stato selezionato per l’assegnazione di uno dei grant SIMI riservati a giovani ricercatori deliberato dal Comitato Nazionale della Società Italiana di Medicina Interna, tra le più antiche e prestigiose Società scientifiche italiane. Il premio del valore di 50.000 euro sarà assegnato Domenica 22 ottobre 2023 in occasione del Congresso nazionale della società (SIMI) in programma a Rimini.
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