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Anche Foggia contro “la buona scuola”: studenti e docenti in sciopero

Mobilitazione nazionale, sindacati uniti dopo 7 anni

Primavera calda ci si aspettava e primavera calda è: in concomitanza con le temperature estive entra nel vivo il contrasto tra il governo e il comparto scuola riguardo il Ddl della discordia, innovativo per il ministero della cultura e mortifero secondo gli insegnanti.

IL SELFIE-MOB. E si, perché come aperitivo allo sciopero generale del 5 maggio, è stato organizzato in varie piazze italiane un “selfie-mob” serale in cui, accendendo un lumino rosso e leggendo alcuni articoli della costituzione, sono stati celebrati i funerali della scuola pubblica.

LO SCIOPERO. Come non succedeva da anni corpo docente compatto e plebiscitaria l’adesione allo sciopero odierno con una percentuale che oscilla tra 80 e 90: scuole deserte, quindi, con studenti in alcuni casi fatti uscire ed in altri, invece, unitisi alla protesta. Come a Bari, una delle 7 città italiane in cui si sono svolti cortei e dove sono arrivati insegnanti e personale Ata da Basilicata, Calabria oltre alle varie città pugliesi.

LA MANIFESTAZIONE. Da Foggia diversi i pullman messi a disposizione dai maggiori sindacati che non manifestavano congiuntamente dall’ormai lontano 2008 e dalla riforma Gelmini: Gilda, Flc Cgil, Uil, Cisl, Snals, insieme a realtà autonome, hanno animato un corteo da 20 mila persone (stime degli organizzatori), cifra inedita per Bari e da sommare ai circa 4 mila studenti. A ritmo di fischietti, tamburelli e slogan in difesa della scuola pubblica, il serpentone di manifestanti ha raggiunto, in tarda mattinata, il palco su cui, oltre a rappresentanti delle varie sigle sindacali, è salita anche la giovanissima Miriam, di ”Unione degli Studenti”, che ha fatto capire come gli alunni non si sentano estranei alla protesta, proponendo anzi il boicottaggio delle prove Invalsi.

MOTIVAZIONI. Ma che avrà mai di così inaccettabile per gli operatori della scuola la riforma Renzi? Alla domanda prova a rispondere Rino Di Meglio, coordinatore nazionale di Gilda e protagonista dell’ultimo intervento sul palco pugliese: “Contestiamo innanzitutto l’enorme potere che si vuol dare ai presidi, sia in sede di chiamata degli insegnanti sia sul lato didattico, e questo vìola l’articolo 33 della costituzione, riguardo il libero insegnamento. Così come lo vìola la mancata discussione con sindacati e interlocutori politici. E poi non sono accettabili ricatti sulle assunzioni: è necessario un piano pluriennale senza continuare a mettere i precari contro come sta succedendo”.

BRACCIO DI FERRO. Prova di forza del comparto scuola, deciso a vivere questo 5 maggio come l’inizio di una serie di proteste che potrebbe portare anche a mettere in discussione gli scrutini di fine anno. A questo punto le posizioni di Renzi e Giannini si ammorbidiranno o si andrà incontro ad un pericoloso braccio di ferro? E quanto i docenti sono disposti ad andare avanti? Ai contemporanei l’ardua sentenza.

Andrea La Porta

di Redazione 


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