IL TEATRO CATECHESI. Don Filippo Tardio, uno dei principali attori insieme a Giuseppe Rinaldi, fa uso della materia teatrale per evangelizzare e catechizzare il suo auditorio, così il palco diventa pulpito dal quale conferire messaggi e condotta sociale. Si ha l’impressione di trovarsi difronte ad un nuovo uso del teatro inteso come azione sociale. Dopo le esperienze del “Teatro dell’oppresso” che si rifà alla pedagogia di Paulo Freire, quello di Filippo Tardio può rientrare di diritto in un altro filone teatrale che può denominarsi “Teatro di catechesi” in cui il regista affronta tematiche attuali come l’allentamento delle dinamiche familiari, attraverso la materia teatrale consentendo così ai suoi attori e al pubblico di riflettere, impersonificandosi. Questo suo approccio giustifica la durata dei tre atti dello spettacolo confezionato intorno ad una famiglia che fa fatica a staccarsi dalla sicurezza di alcuni atteggiamenti dettati dalla tradizione e messi in discussione dai figli più giovani. Il Natale, festa della famiglia per antonomasia, dovrà giocoforza risignificarsi purchè lo si faccia alla luce dei dettami cristiani che restano avulsi dal tempo e dalle mode.
UN PASSATO NON NOSTALGICO. Il testo non scade mai in una arringa contro il nuovo che avanza, non giustifica tou court il passato scadendo in un melismo nostalgico. Anzi, riesce a guardare con lente critica sia le tradizioni che le innovazioni. Ago della bilancia è la madre che come ogni donna è chiamata a mediare tra le due generazioni a confronto: quella del nonno e del marito con quella dei figli.
UN PRESEPE MODERNO. Uscendo di sala si ha netta la sensazione di essersi trovati difronte alla rappresentazione di un Presepe vivente moderno che si ricompatta intorno alla speranza di una nuova luce divina. Lo spettacolo si ripete nei giorni 28 e 29 dicembre presso la Parrocchia di San Giuseppe Artigiano a Foggia.
Giuseppe Donatacci