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Antisemitismo, quando i tre foggiani firmarono il 'Manifesto della Razza'

Un articolo di Maurizio De Tullio ricorda l'accaduto

Chi ha imbrattato le mura di via Giuseppe Rosati a Foggia con scritte antisemite non è il solo. “27/1 ma quale memoria… inventatevi un’altra storia”. Un messaggio firmato con la S di Storia raffigurante il simbolo del dollaro e una svastica nazista. Una firma che non lascia solo l’autore, ma che lo accomuna alla mano dei suoi precursori foggiani negli anni bui dell’Italia. Quelli in cui il Paese scivolava sempre di più verso la deriva fascista. Quella stessa deriva che nel luglio del 1938 spinse Benito Mussoli a pubblicare il ‘Manifesto della Razza’. Il documento da cui presero corpo le leggi razziali italiane, che contribuirono alla deportazione e alla morte di migliaia di ebrei nei campi di concentramento.

IL RICORDO DI DE TULLIO Proprio di recente, dunque, il giornalista Maurizio De Tullio, sul sito Lettere Meridiane, ha ricordato in un articolo ‘I foggiani di Mussolini che sottoscrissero il Manifesto della Razza’. Per questo, chi ha macchiato le mura di via Rosati con pensieri ed immagini antisemiti, non è da solo. E forse non lo sarà mai. Perché è stato preceduto da altri, da foggiani, che misero in calce al Manifesto la loro firma convinta sul delirio razziale evocato da Mussolini ed il fascismo. E bene ha fatto De Tullio a ricordare quella storia, quei nomi, “tre illustri personalità della cultura dell’epoca, originari di Foggia, che firmarono il ‘Manifesto della Razza’ (1938) insieme al barese Nicola Pende, erroneamente considerato unico pugliese a sottoscrivere quell’infame testo”.

I TRE FOGGIANI Nel suo articolo De Tullio rammenta i “tre foggiani che quel ‘Manifesto’ lo condivisero e lo firmarono: Mario Massa, Domenico Paolella e Vittorio-Tedesco Zammarano”. E traccia un breve profilo dei tre che, probabilmente, ispirano in qualche modo il pensiero antiebraico e razziale ancora presente nella nostra città. “Mario Massa (Foggia, 1897 - Genova, 1967) fu un discreto giornalista, sceneggiatore e scrittore. E’ l’unico pugliese ad aver vinto, nel 1935, il prestigioso ‘Premio Letterario Viareggio’, autore soprattutto di testi teatrali e cinematografici. Domenico Paolella (Foggia, 1915 – Roma, 2002) – scrive De Tullio - fu critico cinematografico, giornalista, scrittore, documentarista, sceneggiatore e regista tra i più versatili e interessanti del cinema italiano. Risulta aver diretto oltre 60 film, molti dei quali con i maggiori attori italiani dagli anni Cinquanta e Settanta (diresse un eccezionale Totò in ‘Destinazione Piovarolo’ e ‘Il coraggio’)”. E ancora: “Il terzo dei tre foggiani, Vittorio Tedesco-Zammarano (Parigi, 1890 - Roma, 1959), in realtà nacque in Francia, anche se da genitori foggiani. Tedesco era il cognome del padre, morto prematuramente. La madre, in seguito, sposò Adolfo Zammarano. Fu un celebre esploratore, zoologo, antropologo, cartografo, documentarista, regista e scrittore e, non a caso, è da molti considerato il più grande scrittore italiano di ‘caccia grossa’ “. Insomma, forse è da qui, dalla storia, dalle tracce ancora vive, che bisogna partire per provare a capire cosa alimenta e perché tanto odio e tanta insulsaggine.

 

 

di Redazione 


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