Stampa questa pagina

Autonomia Differenziata, una Legge di Iniziativa Popolare per evitare “la distruzione del 40% del territorio nazionale”

Cresce il dissenso contro la riforma Calderoli

Una Legge di Iniziativa Popolare volta a correggere e contrastare, quando non proprio a togliere di fondamento normativo, l’idea di Autonomia Differenziata perseguita dal ministro per gli Affari Regionali e per le Autonomie Roberto Calderoli. Idea che, dopo l’autorizzazione a procedere ricevuta dal Presidente della Repubblica, divenuta disegno di legge, rischia realmente di concretizzarsi. E di concretizzarsi a tutto svantaggio del sud Italia.

LA BATTAGLIA. È la battaglia politica e costituzionale portata avanti da alcuni autorevoli studiosi unitamente a diverse altre realtà che intravedono ben più di un pericolo in una delle riforme in atto del governo Meloni. Su tutti, il docente Massimo Villoni, costituzionalista e presidente del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale, fautore in primis della suddetta Legge di Iniziativa Popolare per la quale è in corso da diversi mesi la raccolta di firme dei cittadini. Lo scorso 3 aprile, pertanto, Villoni è intervenuto via web al convegno dal titolo “Autonomia Differenziata e Conoscenza” che ha avuto luogo nel Salone della Camera Territoriale del Lavoro di Foggia, organizzato da FLC-CGIL, Rete Culturale Meridionalista "Carta di Venosa"-Presidio di Foggia, ANPI e "Proteo Fare Sapere". Uno dei tanti incontri, in verità, che si stanno susseguendo in varie parti d’Italia.

PREMIALITA’ A PERDENZA. Qual è il problema? Il problema è il Sud. O meglio, è a Sud: l’Autonomia, infatti, così com’è al vaglio, stando a Villoni e soci – presente all’incontro foggiano anche il presidente di Svimez (Associazione per lo Sviluppo del Mezzogiorno), Adriano Giannola – rischia di mettere una pietra tombale su qualsiasi tentativo – sognato o meno – di accorciare il divario economico e sociale esistente tra le due parti d’Italia storicamente discrepanti. Motivo? La spesa storica. Ossia quella base di partenza che, giocando sulla virtuosità o meno, andrebbe a conferire risorse economiche in modo premiale a questa o a quella regione, in parole povere dando più soldi a chi già ne ha e meno soldi a chi ne ha storicamente pochi. Anziché limitare l’ineguaglianza, dunque, la riforma del leghista la favorirebbe, perché le singole regioni non partirebbero dallo stesso punto: è come se, in una corsa a ostacoli, alcuni partecipanti si presentino ai nastri di partenza dieci metri dietro agli avversari…

EGOISMO TERRITORIALE. E se per Giannola “è in moto un meccanismo di distruzione del 40% del territorio nazionale, tanto che – come ha detto – ci si chiede a cosa servirà mai il presidenzialismo se lo Stato va verso una perdita di sovranità”, per Villoni, in realtà, sta già prevalendo un generale sentimento di egoismo territoriale che presto sarà la regola. “Zaia e Sala – ha insistito nel merito il docente – lo stanno già dimostrando, chiedendo risorse in più laddove non si dovessero spendere altrove, e così anche Schifani che, di recente, ha detto che il gas della Sicilia le altre regioni dovranno pagarlo a caro prezzo”.

SANITA’ E SCUOLA. In ballo, secondo questa riforma – che per Giannola e Villoni ha il suo punto di lancio nella riforma del Titolo V della Costituzione del 2001 e che, ciclicamente, la Lega ha provato a inserire nei vari governi – ci sono comparti fondamentali da sempre di potestà statale come la sanità, la finanza pubblica, il lavoro, la previdenza, le professioni, l’energia, le grandi reti di trasporto e navigazione, porti e aeroporti. A questi poi, si aggiunge il settore scuola, come ha sottolineato al convegno del 3 aprile il segretario locale di CGIL FLC Angelo Basta: “che significa – come ha dichiarato – organico scolastico regionale, concorsi regionali, stipendi differenti su base territoriale, programmi scolastici autonomi, risorse e quant’altro, senza contare le università”.

IL “SISTEMA” CALDEROLI. L’ultimo dei problemi sollevati da Villoni e soci – ultimo ma per importanza tutt’altro che trascurabile – sarebbe il seguente: l’autonomia voluta da Calderoli, da un punto di vista normativo-procedurale, metterebbe fuori gioco tanto lo Stato quanto le realtà locali, disponendo quali unici interlocutori della partita unicamente sé stesso e i vertici regionali. Un meccanismo che, una volta stabilite le regole del gioco, sarebbe molto difficile da correggere. “L’Autonomia, quindi – ha spiegato il costituzionalista – seguirebbe questa trattativa ‘uno a uno’ in cui si radica una potenziale irreversibilità: qualunque ulteriore modifica bisognerà farla con lo stesso procedimento e per cambiarla ci vorrà una nuova intesa. Basta che una regione dica no e quell’autonomia concessa non si potrà più cambiare”.

di Redazione 


 COMMENTI
  •  reload