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Barba e capelli? Sì, ma alla "Ghiacciaia"

Un taglio di capelli all'aria aperta, in pieno centro. Momenti di simpatico folclore foggiano

“Barba e capelli dotto’ ?” Una volta si diceva così. Dal barbiere. In quelli che un tempo si chiamavano saloni, abbreviazione del più ridondante e antico “salone di bellezza”. Di questi tempi, almeno per una volta, la proverbiale domanda del barbiere è andata in scena en plein air, in uno dei vicoli più frequentati e noti della città di Foggia.
FIGARO IN GHIACCIAIA. Un taglio di capelli vero e proprio, forse senza barba e di sicuro senza dotto’, ma con tanto di asciugamano attorno al collo del cliente e lavorando con un paio di forbici professionale, da barbiere insomma. Quale, allora, la novità? Semplice, che tutto questo è avvenuto nei pressi della "Ghiacciaia", rivenditore di bibite frequentatissimo dai foggiani e situato in pieno centro cittadino, in una traversa di Corso Cairoli. Non è uno scherzo e la foto, inviata da un simpatico utente di Foggia Città Aperta, lo testimonia senza lasciare adito a dubbi. Il taglio all’aria aperta è avvenuto sotto gli occhi divertiti dei passanti, lo scorso venerdì sera, mentre i giovani e i meno giovani habitué della Ghiacciaia si incontravano per la consueta birretta. Questa, per giunta, sembrerebbe essere stata anche l’unica forma di transazione economica intercorsa tra i due protagonisti di questo simpatico quadretto. A fare da specchio invece, ci hanno pensato alcune ragazze presenti durante il taglio di capelli, approvando o meno le sforbiciate del Figaro foggiano.
UN TOCCO DI FOLCLORE. Foggia come Pechino dunque, fedele alla tradizione orientale che propone lungo le vie cinesi barbieri “last minute”, armati di forbici e sgabello e pronti a fare il proprio mestiere al volo, a prezzi più che ragionevoli – e poco importa se l’artista della chioma non si chiami Francoise o Alonso, ma più semplicemente Gianfranco o Mariolino. In barba a qualsiasi forma di fatturazione, sfuggendo alla longa manus di Monti e delle sue propaggini in divisa e in borghese, Foggia dà prova del suo intramontabile folclore, proponendo una scenetta da Totò e Peppino vagamente neorealista o, quanto meno, a metà strada tra il teatro comico popolare e quello dell’assurdo. Un momento simpatico, in fin dei conti, purché resti isolato: sorta di soluzione popolare alla noia estiva di chi è rimasto in città e, per una volta, ha dovuto inventarselo al momento il proprio piccolo spettacolino.

di Redazione 


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