Foggia, "una città che fa schifo, se potete andate via"
In tanti sarete stati attratti da questo titolo perché in tanti la pensano davvero così. E il qualunquismo dilaga: “Come faccio a crescere i miei figli in questa città?” “Questa città è diventata uno schifo” “Se potete andatevene da questa città”. Queste sono solo alcune delle frasi più brillanti e intelligenti che siamo stati capaci di scrivere profeticamente sui tanto amati social in queste ore. Ma “questacittà” a cui tanto diamo addosso, chi è? Qualcuno la conosce? Non sarà mica per caso composta anche da chi scrive e pensa queste cose? No eh…”noi siamo quelli buoni, che possiamo fare da soli? Ma si tanto finché si ammazzano tra di loro…poi quel negozio lo conosco, è di un mafiosone”. Smettiamola di deresponsabilizzarci. E’ anche colpa nostra.
La bomba al negozio Inglese, l’omicidio De Stefano, i due “avvertimenti” all'imprenditore Greco. Potrebbero essere gli episodi di cronaca svoltisi nell’arco di alcuni mesi, nella visione più ottimistica in un anno e, invece, sono solo gli ultimi colpi messi a segno dalla criminalità foggiana nel giro delle ultime ore. E per decenza e anche vergogna non osiamo andare più indietro nel tempo.
Dichiarazioni di Sindaco e Prefetto, carabinieri di quartiere, associazioni antiusura che nascono-si sciolgono-bisticciano-e-resuscitano, aperitivi della legalità, passeggiate della legalità, spettacoli della legalità, legalità della legalità. Sono le sole risposte che siamo stati capaci di mettere in atto. Tutto molto bello, tutto troppo inutile.
In questi mesi stiamo facendo, giustamente, delle dure battaglie per l'aeroporto, l'alta velocità e l'università ma, senza mettere in contrapposizione le cose, occorre considerare che ormai il primo ostacolo allo sviluppo di qualunque attività in questo territorio, che sia un negozio di caramelle o una nuova azienda spaziale, è la criminalità. Che agisce indisturbata, spaventa e in alcuni settori comanda. Fa schifo, anche solo dirlo, ma è così. In una tale situazione, quale imprenditore si sognerebbe di investire in una città dove ogni giorno scoppia una bomba o si spara a qualcuno?
E’ questa la realtà che vogliamo lasciare ai nostri figli? Siamo davvero così egoisti? Quale diamine è la soglia che ci farà scattare, dire “basta!” e invertire la rotta? Perché è palese, chiaro, cristallino ai limiti dell’ovvio: se c’è una criminalità, c’è chi la asseconda. E non sono solo i ‘potenti’, non è solo la politica, non è solo l’imprenditoria e non è quello che vi sta accanto mentre state leggendo questo ‘inutile’ articolo. ‘Gli uomini malvagi non hanno bisogno che di una cosa per raggiungere i loro scopi, cioè che gli uomini buoni guardino e non facciano nulla’ recitava John Stuart Mill più di un secolo fa in un discorso inaugurale ai giovani dell’università di St. Andrews.
Bisogna dire basta e smetterla di incolpare sempre qualcun altro.
La lotta alla criminalità si fa tutti i giorni, anche e soprattutto nelle nostre piccole cose, è una questione di educazione culturale che parte proprio da noi e da quei giovani a cui pretendiamo di insegnare qualcosa. Allora cominciamo a capire che votare il politico che ci ha promesso qualcosa, scavalcare la vecchietta in posta alla fila, entrare in due con un biglietto perché si conosce chi sta all’ingresso, gettare i rifiuti dalle auto, passare con il rosso, lavorare in nero, ottenere il posto fisso nella grande azienda cittadina a fronte di una tangente (e non nascondiamoci dietro al ‘lo faccio a fin di bene’), il buttare l’immondizia dal balcone per non fare due passi, non ci rende belli e fighi agli occhi di nostro figlio ma gli si insegna solo che per ottenere il tuo bene devi ‘fottere’ qualcun altro e che il tuo profitto è l’unica cosa che conta. E mai cazzata fu più stupida e ignorante. Il bene comune non è un gioco a somma zero. Se cominciassimo a capire che non siamo solo individui ma anche una società, se cominciassimo a capire che lo star bene di tutti è anche un vantaggio per me e che le città sono di chi le ama, forse sentiremo casa nostra non solo le quattro mura in cui viviamo ma anche la nostra città. E nelle nostre case certe cose non le permettiamo.
Insieme a tutto ciò è vero anche che la criminalità deve tornare al centro del dibattito politico, ma per lavorare assieme e non certo per alimentare polemiche sterili e divisioni. Polemizzare su un ministro che salta un appuntamento, o su un prefetto che non scende di casa, o addirittura creare due associazioni anti-racket in contrapposizione tra loro di sicuro non porterà a un beneamato…nulla. Abbiamo bisogno di più poliziotti e magistrati, a cui vengano anche messi a disposizione tutti gli strumenti per poter lavorare al meglio.
Occorre moltiplicare le iniziative sulla cultura della legalità e non i ‘red carpet’ post bombe. Bisogna lavorare nelle scuole, nelle famiglie, nei centri di aggregazione, bisogna lavorare con i giovani, bisogna lavorare insieme e dobbiamo dire ‘basta!’ dentro noi stessi e smetterla di dare la colpa a qualcun altro. ‘Insieme’ è possibile cambiare le cose, da soli si può solo annegare in questo schifo.
‘Gli uomini malvagi non hanno bisogno che di una cosa per raggiungere i loro scopi, cioè che gli uomini buoni guardino e non facciano nulla’ . E noi cittadini, per ora, stiamo comodamente seduti a guardare video e foto di serrande infrante e corpi sull’asfalto in televisione o su internet, mezzi che creano un distacco dalla realtà e quindi per noi le bombe di Foggia sono lontane tanto quelle di Parigi. Non è affar nostro, vero?
Ricordo a chi ha scritto l'articolo che davvero noi siamo davvero quelli buoni...........noi non andiamo in giro a piazzare bombe contro le serrande dei negozi! Abbiamo tutto il diritto di lamentarci, purtroppo senza poter fare nulla. Questo basta per essere migliori di questi "soggetti" indefinibili!
È' bellissimo poter ogni tanto leggere qualcuno che scrive ciò che pensa... In maniera avulsa dalla diplomazia e dagli interessi di bottega. Grazie signor Tufo
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