Bomba da Leonardo, arrestato il gestore del bar Polo Nord: "Mi fa perdere clienti, devo costringerlo a chiudere"
Basilicata: "Non pensiamo subito al racket"
È indiziato dei reati di danneggiamento aggravato, porto e detenzione illegale di materiale esplodente e minaccia, Mario Mucciarone, 49 anni, arrestato dai carabinieri di Foggia perché ritenuto il presunto mandante dell’attentato dinamitardo ai danni del ristorante ‘Leonardo in centro’, in via Garibaldi a Foggia. Per l'attentato era già stato arrestato Mohamed Halloufi, ritenuto esecutore materiale.
L’IDENTIFICAZIONE. Mucciarone è il gestore del bar Polo Nord, situato anch’esso in via Garibaldi e dalle indagini è emerso come l’uomo si fosse lamentato, in più occasioni, per il calo del profitto e della clientela, causato a suo giudizio dall’apertura del ristorante ‘Leonardo in centro’. Così, approfittando dello stato di bisogno di Halloufi, senza lavoro e padre di una bambina di appena venti giorni (conosciuto perchè frequentatore del bar), avrebbe realizzato il suo 'disegno criminale': minacciandolo di morte, avrebbe costretto Halloufi a compiere l’attentato con lo scopo di togliersi un concorrente scomodo per il proprio locale.
LA PERSONALITA’ CRIMINALE. Alcuni accertamenti dei carabinieri hanno fatto emergere la personalità criminale di Mucciarone, che ha dichiarato più volte la volontà di proseguire le azioni criminali nei confronti del ristorante ‘Leonardo in centro’, con lo scopo finale di far chiudere l’attività. Anche la potenza dell’esplosivo fornito a Halloufi ha dimostrato la pericolosità del proposito di Mucciarone, per l’elevata potenzialità distruttiva dello stesso che ha comportato ingenti danni al locale e alle strutture limitrofe, con effetti tali - hanno spiegato i militari - da esporre a pericolo l’incolumità delle persone.
LE MINACCE. Mucciarone si è presentato qualche giorno prima dell’attentato presso l’abitazione di Halloufi, prelevandolo con la sua auto e, dopo averlo minacciato di morte, gli ha intimato di compiere l’attentato altrimenti non avrebbe più rivisto la sua famiglia. Halloufi ha desistito per qualche giorno, ma le continue minacce dell’uomo lo hanno costretto a compiere il gesto.
L’ATTENTATO. Mucciarone ha procurato l’esplosivo, detenendolo nella sua auto, lasciandolo poi la notte precedente all’esplosione, presso la propria attività. L’uomo ha mostrato ad Halloufi l’ordigno, i guanti in lattice, per non lasciare impronte, e una giacca per travisarsi. Lo ha poi istruito sull’accensione spiegandogli dove posizionarlo con esattezza per provocare maggiori danni. Prima di collocare l’esplosivo, Halloufi si è ubriacato e ha girovagato per la città durante la notte ed è per questo che ha posizionato l’ordigno di mattina presto. Mucciarone, poi, venuto a conoscenza dell'arresto di Halloufi e temendo che lo stesso potesse coinvolgerlo, si è proposto di farsi carico del suo sostentamento sia legale che economico. Sono pertanto in corso le indagini per identificare eventuali altri complici, ta cui il fornitore del materiale esplodente.
NON BISOGNA PENSARE SUBITO AL RACKET. “Dagli ultimi avvenimenti più cruenti che si sono verificati negli ultimi tre mesi – ha dichiarato Antonio Basilicata, comandante provinciale - è emerso che non c’è alla base una motivazione che porta al racket delle estorsioni. Questo deve essere una lezione per tutti noi perché dobbiamo capire che non bisogna pensare subito al racket quando accadono questi episodi: è vero, non si può escludere questa ipotesi ma non deve essere l’unica. Siamo fieri del lavoro svolto perché in pochissimo tempo abbiamo arrestato il mandante e l’esecutore dell’attentato”, ha concluso Basilicata.
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