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Borgo Mezzanone, la CRI fa fuori 60 dipendenti

La denuncia della Cisl: “Disattesi tutti gli accordi”

Alla fine il braccio di ferro tra la Croce Rossa Italiana e gli ex-dipendenti del Consorzio Connecting People è finito con la sconfitta di questi ultimi. E forse di un’intera provincia. Perché per il segretario generale della Fisascat Cisl di Foggia, Leonardo Piacquaddio, non ci sono dubbi: “Ancora un duro colpo all’occupazione in provincia di Foggia, a causa della perdita di circa 60 posti di lavoro nella vertenza in corso con Croce Rossa Italiana per il Centro Accoglienza Stranieri (CARA) di Borgo Mezzanone”. Nell'incontro svoltosi in Prefettura il 25 luglio, dunque, la Croce Rossa, ente gestore del CARA, ha dichiarato di non voler più ricollocare i lavoratori lasciati fuori. Una querelle che va avanti da più di sette mesi. Una vertenza che ha coinvolto in decine di incontri la stessa CRI, le categorie sindacali di CGIL, CISL e UIL, l'Assessorato al Lavoro della Provincia, l'Assessorato al Welfare della Regione e la Prefettura.

DISATTESI TUTTI GLI ACCORDI - Dall’insediamento della CRI avvenuto lo scorso mese di febbraio, a seguito di un ricorso accolto dal Tar di Puglia, avverso alla precedente cooperativa che gestiva i servizi, i lavoratori sono stati lasciati fuori dal contesto occupazionale. Inutile è stata anche la sottoscrizione di un accordo che, a fine febbraio, ne stabiliva il reintegro. “La CRI ha disatteso tutti gli accordi – afferma Piacquaddio – con i quali avevamo ricercato soluzioni che soddisfacessero tutti i lavoratori fuorusciti, senza escludere i dipendenti già in forza alla stessa CRI, attraverso un livellamento verso il parametro contrattuale orario, pari al 75% rispetto al full-time, tale da far rientrare le due voci costi-profitti in una normale logica in cui vi fosse anche il ricavo aziendale, senza perdite. Anche altre proposte sono state avanzate – rileva il sindacalista - con un'ulteriore riduzione dell'orario rispetto al 70% concordato, ma il rifiuto secco della CRI ha cancellato ogni margine di trattativa”.

RIVEDERE I CODICI DI APPALTI - Poi il sindacato affonda il colpo: “Sia pure nel pieno rispetto delle leggi della Stato e dello statuto della CRI, una domanda balza alla mente di tutti – prosegue Piacquaddio - la Croce Rossa Italiana è un ente morale pubblico non economico? In questa vicenda, ha dimostrato il suo senso caritatevole? Purtroppo, registriamo un altro collasso occupazionale nella nostra provincia, dove non basta più essere professionalizzati per essere reimpiegati allo svolgimento di mansioni che da anni, con molta tenacia, tali lavoratori e lavoratrici hanno sempre svolto”. Di conseguenza, per il segretario Piacquaddio “la tenuta occupazionale diventa sempre più una chimera per pochi fortunati. Per tali motivazioni, come Fisascat lanciamo un grido d’allarme per non rendere la provincia di Foggia più povera di quanto già è, in uno scenario italiano ed europeo già di per sé complesso: alla luce delle ultime manovre di risparmio imposte dal Governo, non si può – conclude il sindacalista - non rivedere il codice degli appalti e le regole per l'affidamento diretto dei servizi, al fine di inserire norme più stringenti per la salvaguardia dei livelli occupazionali”. 

di Redazione 


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